Due presidi, uno della Uilcom in piazza Montecitorio in occasione dell’informativa del Presidente del Consiglio Enrico Letta, un altro della Slc Cgil il 4 ottobre davanti alla sede di Telecom Italia a Milano in coincidenza col cda dell’azienda: i sindacati esprimono così la loro preoccupazione per le ricadute occupazionali della vicenda Telecom Italia. Secondo le organizzazioni dei lavoratori, infatti, l’ingresso di Telefonica nel nucleo di comando di Telecom non farebbe che aumentare le problematiche della società italiana, mettendone a rischio il futuro. In particolare dopo le incertezze create dalla crisi di governo e dalle dimissioni che il presidente esecutivo Franco Bernabè presenterà al consiglio di amministrazione giovedì prossimo.
Senza un esecutivo forte “la situazione diventa drammatica”, afferma Michele Azzola, segretario nazionale della Slc Cgil, che chiede “un aumento di capitale a cui potrebbe partecipare la Cassa Depositi e Prestiti. Senza aumento di capitale è a rischio la sopravvivenza di Telecom Italia, visto che la stessa Telefonica ha problemi finanziari enormi”.
Per Giorgio Serao della segreteria nazionale Fistel Cisl “adesso il problema di Telecom è tutto politico, bisogna capire come il Governo voglia intervenire nel futuro di un’azienda strategica come Telecom Italia”. Sulla stessa scia Salvo Ugliarolo, segretario nazionale della Uilcom Uil; “la crisi di Governo desta preoccupazione in un momento così delicato per il futuro di Telecom Italia. Anche l’eventuale sostituzione di Bernabè peggiora la situazione aumentando l’incertezza”.
La Uilcom non è d’accordo con l’ipotesi di scorporo della rete. Secondo Ugliarolo, invece occorre “mantenere l’azienda unita e garantire tutti i lavoratori, compresi quelli dei call center”.