“Siamo preoccupati, perché il piano industriale 2012-2014 di Telecom Italia è molto ambizioso in termini di riduzione del debito e di taglio dei costi”. Così Michele Azzola, neo segretario nazionale Slc-Cgil responsabile del settore Tlc, commenta al Corriere delle Comunicazioni l’esito dell’incontro fra azienda e sindacati sul piano industriale 2012-2014, che prevede investimenti industriali superiori ai 15 miliardi e un indebitamento in costante calo (27,5 miliardi a fine 2012 e 25 miliardi al termine del 2013). “Il fatto positivo è che l’amministratore delegato Marco Patuano ha confermato la volontà dell’azienda di non toccare il perimetro aziendale, anche se non sappiamo come l’azienda intende raggiungere i suoi obiettivi, che prevedono il taglio di 600 milioni di euro all’anno di costi, cui se ne potrebbero aggiungere ulteriori 400 in caso di eventuale calo del fatturato”. Una preoccupazione, quella della Cgil, condivisa anche da Cisl e Uil.
I vertici aziendali, fanno sapere i sindacati, hanno tracciato i confini del perimetro delle attività “core”, che quindi saranno svolte all’interno del gruppo, identificandole nella rete, nelle attività di customer, nell’IT e nelle aree di staff.
Allo scopo di ridurre il debito di 5,4 miliardi di euro entro il 2014, “Telecom si propone di sviluppare aree di business complementari a quelle gestite, concentrandosi nell’ambito cloud, pur confermando gli investimenti per qualificare la rete attraverso un modello caratterizzato dall’offerta al cliente della velocità di banda necessaria – aggiungono i sindacati – Per questo è previsto il cablaggio tramite fibre ottiche sino alla cabina più prossima utilizzando il rame per il collegamento degli ultimi 400 metri. Tale proposta rappresenta, a giudizio dell’azienda, l’unica opportunità per ridurre significativamente il ‘digital divide’ a costi sopportabili e che genereranno remunerazioni accettabili per il mercato. Impercorribile, a giudizio dell’ad Patuano, seguire, in modo indiscriminato, il modello proposato da Metroweb, che prevede la fibra sino all’interno delle case in trenta città italiane”.
Il sindacato in sede di replica ha evidenziato che l’obiettivo di riduzione del debito è particolarmente ambizioso rischiando di “stressare eccessivamente l’azienda. Il pericolo è quello di ridurre gli investimenti, producendo un calo della qualità offerta al cliente che si tradurrebbe in minore fatturato in una spirale negativa. L’alternativa al taglio degli investimenti è rappresentata da un’eccessiva attenzione ai costi, per questo il sindacato ha chiesto di conoscere la distribuzione dei tagli previsti, individuando puntualmente i capitoli di spesa”. Resta ancora irrisolto il problema delle circa 2000 uscite dell’anno 2012 bloccate dalla riforma”.
“Telecom Italia proseguirà anche nel 2013 e 2014 la sua politica di controllo dei costi con un focus continuo sul miglioramento dell’efficienza, attivando tavoli di confronto con le Organizzazioni Sindacali”, si legge in una nota di Telecom Italia emessa a seguito dell’incontro con i sindacati. “Nel 2012 è prevista una riduzione dell’1,3% del Pil italiano, con una forte contrazione dei consumi delle famiglie e imprese. Il delinearsi di questo quadro economico fa si che per Telecom Italia resti prioritaria la riduzione del debito da conseguire con azioni di sviluppo del mercato, con un attento controllo dei costi e attraverso interventi volti ad aumentare l’efficienza”.
“Nonostante questo scenario, per quanto attiene l’Italia, lo sviluppo e la crescita dell’azienda saranno assicurati da progetti di investimento per 9 miliardi di euro nel corso del triennio. Le sfide tecnologiche per l’azienda sul mercato domestico si chiamano rete Ngan con la copertura di 100 città entro il 2014, e l’implementazione della rete mobile Lte che raggiungerà il 40% della popolazione nei prossimi tre anni, azioni che si svilupperanno con un approccio coordinato”, contina Telecom Italia. Allo stesso tempo, insieme ai sindacati, verificherà che il governo assicuri le condizioni per il completamento del piano di ammortizzatori sociali previsto dall’accordo firmato con il Ministero dello Sviluppo Economico e con il Ministero del Lavoro il 4 agosto del 2010.
I sindacati esprimono preoccupazione anche riguardo all’intervento della Cassa despositi e prestiti in F2i reti Tlc (la newco in capo al fondo F2ì capitanato da Vito Gamberale) per finanziare la realizzazione di una rete Ngn in 30 città italiane. “Due reti alternative sono una follia – dice Azzola – in un paese normale una cosa del genere non sarebbe immaginabile. L’anomalia italiana è sotto gli occhi di tutti: un paese dove molte parti del paese non sono raggiunte da nessuna rete, si ipotizza la realizzazione di due reti alternative. Noi non possiamo fare altro che richiamare al buonsenso le parti in causa e chiedere loro di collaborare alla realizzazione di una rete unica per il bene del paese”.