“Sono a favore del mercato e di tutti coloro che vogliono realmente investire in Italia. Il che non significa ‘fare shopping’, bensì sostenere gli investimenti e portare occupazione”. Lo ha affermato a margine di un evento il viceministro allo Sviluppo economico, Antonio Catricalà, in merito a un possibile interesse di Vivendi per la partita brasiliana di Telecom Italia.
“Seguo con interesse l’evoluzione della vicenda, nel rispetto delle prerogative di una società quotata”, ha aggiunto Catricalà. In merito alla possibile separazione della rete, il viceministro ha inoltre spiegato che la societarizzazione “va presa in seria considerazione perchè aumenterebbe la concorrenza e garantirebbe una migliore disciplina delle tariffe”.
“Inoltre”, ha concluso Catricalà, “ci porterebbe a evitare investimenti a macchia di leopardo (ossia prevalentemente nelle grandi città, ndr) sulla rete”.
Non è la prima volta che il viceministro apre all’ingresso di investitori stranieri nella partita di Telecom Italia. All’indomani della mainifestazione di interesse del magnate egiziano Naguib Sawiris, Catricalà aveva detto “Ben vengano gli investitori se mettono i soldi”.
Sawiris aveva annunciato di essere pronto ad acquisire Tim Partecipacoes, la controllata brasiliana di Telecom Italia. “Farò una proposta se decidono di venderla – aveva detto il magnate egiziano in un’intervista a un quotidiano brasiliano – Non è la prima volta che provo a entrare in Brasile. La prima fu nel 2007. Abbiamo fatto un’offerta per il controllo di Telecom Brasile. Non è andata a buon fine, ma guardiamo sempre al Brasile”. La sua cordata sarebbe disposta a offrire fino a 20 miliardi di dollari (o 14,5 miliardi di euro).
Sawiris aveva confermato le sue intenzioni anche a Bloomberg News dicendosi pronto anche ad entrare in Telecom Italia a condizione che Telefonica esca e che non venga venduta Tim Brasil.
In questo contesto il manager egiziano aveva rilanciato l’ipotesi di un aumento di capotale, almeno in parte riservato. Secondo Sawiris una ricapitalizzazione da 3-4 miliardi sarebbe necessaria per ristabilire l’equilibrio finanziario in Telecom.