“In Italia ci sono investitori istituzionali pronti” ad investire in Telecom Italia. Lo afferma l’amministratore delegato di F2i, Vito Gamberale, spiegando di non riferirsi a Cassa depositi e prestiti ma precisando di “avere parlato con questi soggetti. Il riferimento, dice, è a “numerose Casse previdenziali che hanno patrimoni di miliardi e che sono di sicuro interessate a investimenti e ritorni nel lungo termine perché devono assicurare le pensioni”. L’occasione per fare il punto sulla situazione di Telecom Italia è il convegno che la Slc Cgil dedica all’azienda e a Poste Italiane. Intervenendo tra i relatori, Gamberale esprime “scetticismo” nei confronti di Telefonica, il socio iberico che si avvia a diventare azionista di riferimento di Telecom Italia.
“Gli spagnoli – dice – stanno peggio di noi, fanno pagare il loro debito con il cash flow degli altri”, osserva, spiegando che “la somma di due debiti fa cento miliardi”. L’Ad del fondo di investimento azionista di Metroweb non fa sconti al manager spagnolo: “Come fa Alierta – dice riferendosi all’intervista al Sole 24 ore – a dire faccio in Italia la banda larga quando non l’ha fatta per sei anni?”. E alla Cgil dice senza mezzi termini: “Siete stati moderati. Non si può dire – prosegue – che poiché viviamo in Europa la casa è aperta a tutti. Questo potrebbe essere vero se il debito fosse spalmato invece ognuno ha i problemi suoi”.
Secondo Gamberale sulla questione Telecom Italia “il governo non può girarsi dall’altra parte” e “non può accontentarsi delle promesse” del socio spagnolo Telefonica. Attraverso Telecom Italia “passa – evidenzia – il futuro evolutivo del Paese”, poiché la rete della larga banda oggi “equivale come ruolo alle autostrade negli anni ’60”.
Dunque “il problema è molto serio e imminente: se servisse – avverte – il ritorno del pubblico per lo sviluppo della banda larga, ben venga, perché questa è un’emergenza del Paese. Telecom – prosegue – è nella condizione delle banche tedesche che negli anni scorsi furono salvate dallo Stato che entrò nel capitale provvisoriamente”.
Entrando nello specifico Gamberale pur esprimendo rispetto alle “tre grandi aziende” italiane che sono nel capitale di Telecom, nonché per i loro vertici e per le loro decisioni, si chiede perché esse non dovrebbero guardare di più al futuro e, si chiede ancora, “come fanno a tirarsi fuori dalla responsabilità del ruolo unico di Telecom per il Paese?”. Quanto a Fossati, l’azionista che con Findim è presente al 5% e ha contestato l’ingresso di Telefonica nel capitale di Telecom “con il 5% non ha una dignità inferiore agli altri, l’unica differenza è che lui i soldi ce li ha messi di tasca propria mentre gli altri sono soldi societari”.