VERSO LO SPIN OFF

Telecom Italia, il titolo ai minimi di sempre

In chiusura cede il 4,59 attestandosi a 0,509 euro. Il mercato non “perdona” la mancanza di dettagli sull’operazione scorporo e sulla tempistica allungata. Dubbi anche sull’integrazione con 3 Italia sul tavolo del Cda di inizio luglio

Pubblicato il 20 Giu 2013

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Telecom Italia continua a perdere colpi a Piazza Affari e scivola ai minimi di sempre. Il titolo ha chiuso a -4,59 a 0,509. Stamattina il ribasso era stati dell’2,8% di oggi (passano di mano a 0,51 euro), con i titoli che hanno perso il 20% del proprio valore dallo scorso 28 maggio. Ieri il presidente della società, Franco Bernabè, ha illustrato in Senato l’operazione di scorporo della rete. Operazione che creerà valore per la società e che rafforzerà il controllo sulla “non discriminazione”, sempre che vengano assicurate la redditività degli investimenti e la stabilità delle condizioni regolatorie.

Nella sua relazione, Bernabè ha spiegato che la separazione del network sortirà la creazione di due società separate, ossia la newco della rete (Opac) e TI SeviceCo a cui faranno capo i servizi tutte le altre attività non legate alla rete. “TI ServiceCo – ha puntualizzato Bernabè – acquisterà servizio all’ingrosso da Opac, fornirà servizi retail, nonchè i restanti servizi all’ingrosso di rete fissa oltre ai servizi mobili”.

Circa 22mila i dipendenti che confluiranno nella newco della rete, ha aggiunto Bernabè puntualizzando che si tratta di stime. E sempre in base alle prime stime nella newco confluirà “una quota del debito organico sostenibile, alla luce di un piano di investimenti previsto in accelerazione e del ritorno atteso dagli investitori”. “Va chiarito – ha aggiunto Bernabè – che l’operazione non ha la finalità di migliorare la situazione debitoria del gruppo, ma ha l’obiettivo di migliorare la redditività degli investimenti infrastrutturali e sarà sostanzialmente neutrale dal punto di vista del rating”. E “avrà effetti positivi soprattutto per il nostro Paese”. Per Bernabè i benefici deriveranno in particolare da una “profonda riorganizzazione del settore con un rilancio degli investimenti in uno dei comparti più rilevanti per la modernizzazione”.

“Con la Cassa depositi e prestiti c’è un progetto importante per il paese, un progetto nazionale di accelerazione degli investimenti”, ha detto Bernabè al margine dell’audizione evidenziando tuttavia la necessità di garantire “la redditività dell’investimento”. Il presidente esecutivo di Telecom ha spiegato che la questione non è finanziaria: “Il problema è quali sono le condizioni di redditività dell’investimento. Se ci sono le condizioni giuste è un investimento che Telecom può fare da sola o con un investitore finanziario o con la Cdp cui non costerebbe nulla. Il settore così si regge da solo perché ha una redditività adeguata. Non si tratta per la Cdp di sussidi pubblici se l’investimento ha un redditività adeguata”.

Il mercato, però, non ama la mancanza di dettagli sull’operazione e anche la tempistica allungata (16-18 meisi). Gli investitori, inoltre, si interrogano sull’eventuale aggregazione con 3 Italia, che verrà esaminata durante il consiglio di amministrazione di inizio luglio.

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