Ti Media chiude in rosso il 2013. Il cda, precedendo di un giorno la riunione della controllante, ha approvato i conti che vedono i ricavi scendere a 72,2 milioni di euro, l’ebitda a 30,2 milioni ma la perdita si riduce a 132 milioni di euro da 240,9 milioni di euro nel 2012. E torna l’utile operativo (1,8 milioni di euro rispetto alla perdita di 64 milioni di euro su cui pesavano le svalutazioni del 2012).
Resta inevitabile la riduzione del capitale per perdite e sarà l’assemblea, convocata per il 10 aprile, a deliberarlo. Telecom Italia da parte sua ha confermato il sostegno patrimoniale ma è sempre alla ricerca di una soluzione ‘strutturale’, scegliendo tra quelle piu’ classiche che sono la fusione, l’aumento di capitale o la liquidazione.
Tornando ai conti per Timb in particolare, mentre il gruppo è al tavolo con L’Espresso per creare una joinventure che integri i rispettivi multiplex, i ricavi sono stati pari a 74,3 milioni, l’ebitda a 36 milioni di euro e il risultato operativo pari a 7,6 milioni di euro. Il flusso di cassa operativo è stato di 24,3 milioni di euro ”in significativo aumento per i minori investimenti – spiega una nota – per effetto del completamento del processo di switch off avvenuto nel primo semestre 2012 e per la riduzione di crediti commerciali”. L’indebitamento finanziario netto e’ pressoche’ stabile a 259,9 milioni di euro.
Sull’operazione con il gruppo De Benedetti non ci sono novità: il cda si è limitato ad esaminare lo stato di avanzamento del progetto.
Domani toccherà a Telecom Italia esaminare i conti. Gli analisti si aspettano ricavi per 23,4 miliardi (-8,9% a parità di perimetro dopo la vendita dell’Argentina) e un ebitda reported a 9,5 miliardi, senza tener conto dei risultati dell’impairment test che, come di routine, si svolge a fine anno. Gli analisti non si attendono sorprese e ricordano che il gruppo ha già drasticamente “sforbiciato” nel primo semestre con 2,2 miliardi di euro di svalutazioni. Un altro nodo e’ il dividendo: al momento la comunità finanziaria crede nei 2 centesimi di dividendo assegnati l’anno scorso alle ordinarie ma se le difficoltà sul debito portassero a cancellarlo non sarebbe vissuto dal mercato come un dramma e nemmeno come inaspettato. Il debito dovrebbe attestarsi sui 27 miliardi.