La concorrenza che arriva dagli over the top è una “minaccia chiarissima per chi deve investire miliardi di euro” come Telecom Italia. Ma con le multinazionali del web sono anche “possibili alcune alleanze”. Come quella che la stessa Telecom Italia sta discutendo con Amazon sui data center. Lo afferma l’ad di Telecom Marco Patuano a Bruxelles, a margine di un workshop sulla Digital Agenda in vista della presidenza italiana dell’Ue. Già lo scorso dicembre Telecom Italia aveva concluso un accordo con il gigante dell’e-commerce, Amazon, per l’uso della sua applicazione sui cellulari Tim. Oggi l’azienda telefonica apre anche a Facebook.
Patuano ha parlato di “due tavoli” aperti con Amazon: se il primo riguarda le app, il secondo riguarda invece i servizi di cloud computing. “Sono molto interessanti gli Amazon web services. Amazon ha una suite di prodotti molto interessante. Noi abbiamo i data centres in Italia, il customer service e la proximity al cliente. Quindi interessa a tutti e due”.
Per Patuano bisogna capire che “i servizi alla clientela non si possono limitare alla pura connettività o pura voce”, e in questo senso va la partnership con Amazon. L’ad ha poi aggiunto che vi sono anche accordi con Facebook su temi infrastrutturali, oltre al portare in mobilità i prodotti di operatori come Sky e cercare alleanze con fornitori di contenuti video.
Per quanto riguarda gli investimenti Telecom: “Stiamo procedendo a investimenti a una velocità maggiore di quanto previsto e questo è quello che conta”. Il problema, ha aggiunto Patuano, è di non inseguire la logica dello “spezzatino”. Nell’ultima assemblea degli azionisti Patuano aveva indicato che la cessione delle torri in Brasile è necessaria per acquistare le frequenze e in Italia per investire in reti mobili Lte e fibra.
Investimenti nelle Ngn: “Le infrastrutture sono oggetto di grandi investimenti per avere ‘ultra broadband’. Ma con le regole degli ultimi 10 anni siamo imbrigliati, restiamo indietro rispetto a Usa e concorrenti di altre aree”. Patuano ha aggiunto che è necessario “ridurre la regolazione sui prezzi all’ingrosso e permettere consolidamento settore”. L’ad di Telecom Italia ha poi aggiunto che sui temi della concorrenza “dobbiamo essere molto pragmatici” in Europa, un’area nella quale “abbiamo perso capacità di innovazione con metà delle imprese che sono uscite a causa del costo del lavoro più basso altrove”. Mentre in alcune aree del mondo (Usa e Asia) si sono affermate strategie favorevoli agli investimenti, “questo non è accaduto in Europa dove è stata assicurata concorrenza e ora abbiamo più ‘giocatori’ e prezzi più bassi, ma per ricavi la Ue si trova al 25o posto”.
La richiesta alla Ue è assicurare che “i prezzi siano compatibili” con le esigenze di imprese impegnate in uno sforzo di investimento molto grande. Occorre che il contesto della regolazione sia prevedibile, stabile e che ci siano ritorni dagli investimenti. Oggi si tratta di garantire che “i grandi operatori europei possano effettuare investimenti con l’obiettivo di creare una piattaforma per servizi digitali in grado di avviare un circolo virtuoso. Se si parte dagli investimenti partirà tutta la serie di servizi digitali”.
L’ad Telecom Italia ritiene indispensabile a questo punto che nella Ue la regolazione sia “allineata” alla politica industriale del settore, perché “non si possono definire regole astrattamente condivisibili che poi si rivelano scarsamente utili”. Aprendo la conferenza, il presidente di Etno Luigi Gambardella, ha rilevato che la Ue si trova di fronte a una scelta importante che riguarda l’evoluzione delle regole: si tratta di scegliere se “permettere alle società europee di diventare più forti nel proprio territorio e di conseguenza rilevanti sulla scena globale, o lasciare che le società non europee riescano a ridurre il peso del settore tlc Ue”: questa è una scelta politica rilevante che sta nelle mani delle autorità di concorrenza”. Da tempo il settore europeo è in allarme per il forte interesse dell’americana AT&T a entrare nel mercato continentale.