Se lo scioglimento di Telco, la holding che controlla il 22,4% di Telecom Italia, sembra un evento inevitabile, è al momento escluso che si arrivi alla vendita delle attività brasiliane del gruppo, le più redditizie in questo periodo di magra. Lo riferiscono diverse fonti vicine al dossier commentando un articolo comparso oggi su Il Sole 24 ore che ventila una ipotesi di spezzatino di Tim Brasil, per effetto del passaggio di Telefonica a primo azionista diretto di Telecom, una posizione che aprirebbe un fronte rovente con l’antitrust carioca.
“E’ esclusa una ipotesi del genere, perchè a Telecom non conviene cedere l’unico asset che ha una storia di crescita – osserva una fonte – Sarà un problema, ma riguarderà Telefonica”. Una seconda fonte evidenzia che in questo momento “tutto può accadere ma la cessione degli asset brasiliano non appare realistica: se anche Telefonica diventasse socio di maggioranza relativa di Telecom, non potrebbe comunque imporre agli altri soci la cessione del Brasile”. “Al momento non sono in corso processi di cessione degli asset brasiliani”, nota una terza fonte a conoscenza della situazione.
Il titolo stamane ha sofferto delle indiscrezioni in proposito. Alle 12,05 cede l’1,5% a 0,4790 euro. A settembre con il più che probabile scioglimento di Telco, Telefonica si troverà a possedere direttamente il 10% circa di Telecom e a cascata il controllo relativo delle attività in Brasile, dove gli spagnoli possiedono già il primo operatore mobile del paese, Vivo. Per questa ingombrante posizione quando Madrid è entrata in Telco ha concordato con l’antitrust brasiliano una serie di condizioni; fra l’altro i rappresentanti di Telefonica non partecipano alle sedute del cda Telecom che affrontano temi brasiliani. Telefonica avrebbe già sondato l’Anatel per trovare una soluzione, scrive oggi il Sole, e a logica “la soluzione non può che passare da una spartizione di Tim Brasil dove l’interlocutore naturale è l’America Movil di Carlos Slim”. La seconda fonte non esclude che Telefonica si sia già mossa con Anatel, osservando che la situazione del mercato dal punto di vista antitrust in Brasile è estremamente complicata.
Meglio quindi muoversi per tempo considerando che Telco avrà vita probabilmente molto breve: la prima data utile per un’uscita, secondo gli accordi parasociali che scadono nel 2015, è settembre 2013. E sia Generali (30,58% di Telco) che Mediobanca non hanno fatto mistero di volersi concentrare sul core business. Più sfumata la posizione di Intesa che come Mediobanca possiede l’11,62% di Telco.
Resta nebulosa la possibile evoluzione dell’azionariato della società. Telefonica ha sempre definito Telecom Italia un investimento industriale di lungo termine, ma l’ipotesi che rilevi le quote dei soci interessati a vendere si scontra con i problemi di debito che accomunano molti big delle telecomunicazioni. Improbabile anche una vendita che avverrebbe a prezzi molto inferiori rispetto a quanto pagato.
In attesa di sviluppi nell’azionariato prosegue intanto la delicata fase di trattative sullo scorporo della rete. Sul dossier è impegnato in prima persona il presidente Franco Bernabè che sembra destinato a restare in sella ai vertici del gruppo almeno fino allo scioglimento dei tanti nodi ancora da affrontare, per una delle fonti. Le società interessate non hanno commentato.