LA TRATTATIVA

Telecom Italia riorganizza i call center

La società presenta il piano ai sindacati. Sul tavolo l’ipotesi societarizzazione. Previsto anche l’accorpamento delle sedi nelle città più grandi e il ricorso al telelavoro nei centri più piccoli. Ma i sindacati lanciano l’allarme: “Pronti a trattare, ma si escluda lo scorporo delle attività”

Pubblicato il 21 Feb 2013

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Telecom Italia punta a riorganizzare i call center. Nell’ambito della trattative più ampie per la firma del contratto azienda, l’operatore ha presentato ai sindacati un piano di riorganizzazione per il biennio 2013-2014. Il piano prevede la riorganizzazione dell’area della Caring Services (Customer Operations) con la trasformazione dell’attuale divisione in una società del Gruppo ed è finalizzato all’efficientamento, al recupero di produttività e alla riduzione dei costi complessivi di struttura.

Telecom Italia intende agire sulla razionalizzazione delle sedi, modifica dell’organizzazione del lavoro e efficientamento produttivo. Le attuali sedi di Caring sono 125 sparse sul territorio nazionale in 81 città; a fine piano la struttura dovrebbe essere presente in 27 città e in 31 immobili. Il piano si articolerà nel 2013 con l’accorpamento delle pluri-sedi nella maggiori città e nel 2014 con la chiusura di tutte le piccole sedi con meno di 50 dipendenti, con il ricorso al telelavoro. Inoltre si prevede un efficientamento produttivo anche sulla Rete e altre Società minori del Gruppo attraverso modifiche dell’organizzazione del lavoro e dei processi di razionalizzazione delle attività.

“Telecom ha stimato in circa 5500 gli esuberi nel piano 2013/2014 – spiega Salvo Ugliarolo della Uilcom – A causa dell’innalzamento dell’età pensionabile a seguito della riforma Fornero, non è possibile accompagnare a pensione i lavoratori attraverso la mobilità per esaurimento della base esodabile. Telecom Italia vorrebbe gestire gli esuberi attraverso processi industriali (internalizzazione di attività) e utilizzo degli strumenti di legge”. Sono circa 250 lavoratori possono uscire in mobilità volontaria, circa 210 lavoratori hanno già maturato il diritto a pensione e circa 5000 sarebbero gestiti con i contratti di solidarietà. In questo senso la Uilcom è pronta a discutere con Telecom e raccogliere la sfida della riorganizzazione “a patto che si metta da parte l’ipotesi societarizzazione”.

Anche Vito Vitale, segretario generale Fistel ritiene che Telecom debba abbandonare l’idea della societarizzazione della Caring Services e “lavorare con il sindacato per rendere sostenibile economicamente la Divisone Caring, affinché le attività di servizio al cliente possano rimanere nel perimetro di Telecom Italia scongiurando per sempre il rischio esternalizzazione”.

“Se Telecom scioglie positivamente questa riserva la Fistel è disponibile ad un confronto per ricercare tutte le soluzioni idonee a salvaguardare il perimetro delle attività e l’occupazione in Telecom – dice il sindacalista – La chiusura delle sedi porta un inevitabile disagio si deve provare ad accorpare le piccole sedi dove è possibile e dare la possibilità di offrire ai lavoratori più margini di scelte tra telelavoro e sede di lavoro aziendale”.

Per Vitale è fondamentale che Telecom dia garanzie sulle attività core che sono l’Informatica, la Rete, i Customer Care e le Staff. “Ci vuole un impegno forte di Telecom sul mantenimento di queste attività dentro il perimetro industriale per condividere con il sindacato i processi di efficientamento – conclude – I lavoratori di Telecom vogliono tranquillità sul futuro del posto di lavoro e la Fistel Cisl lavorerà per questo obiettivo che in un momento di crisi rappresenta il vero e unico patto tra sindacato e impresa”.

Tra 15 giorni un nuovo incontra tra Telecom Italia e i sindacati.

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