«Vectoring». Tenete a mente questa parola, perché sarà importante nelle telecomunicazioni su rete fissa da qui a qualche anno. Un po’ in tutti i paesi, ma in Italia in modo particolare. Si tratta di una nuova tecnologia che consente di migliorare di molto le prestazioni della rete di rame in fatto di trasmissione dati, portandole fino a 100 Mega e oltre laddove il cliente si trovi a non più di 400 metri dall’armadio della compagnia fornitrice. E non c’è dubbio sul fatto che possa dare una mano alla stentata marcia italiana verso la banda ultralarga e al tempo stesso limitarne un po’ le ambizioni, rendendo più lontana di quanto già non sia la prospettiva di una rete interamente in fibra ottica.
Non per niente il presidente di Telecom Italia Franco Bernabè ne ha parlato in modo abbastanza dettagliato durante l’ultima audizione alla commissione Trasporti e telecomunicazioni della Camera, l’8 febbraio scorso, annunciando un po’ in sordina una novità che a ben guardare ha invece un discreto rilievo: l’arretramento del punto di arrivo previsto della futura Ngn di Telecom dalla casa dell’utente finale (fiber to the home) all’armadio dell’operatore (fiber to the cabinet).
È dunque ufficiale che l’ex monopolista italiano non ha in programma di portare la fibra ottica nelle case e neppure ai piedi dei fabbricati, ma di fermarsi agli armadi. Almeno per ora. La strategia illustrata da Bernabè ai deputati della commissione prevede infatti una prima fase in cui si arriverà con la fibra solo fino agli armadi (con una spesa inferiore del 25-50% rispetto a un’infrastrutturazione completa) per poi sviluppare gradualmente la rete “in base all’evoluzione della domanda”.
Anche quest’ultima notazione merita di essere sottolineata, dal momento che alle sollecitazioni – a partire con la realizzazione della costosissima Ngn provenienti un po’ da tutte le parti – l’ex monopolista italiano ha sempre opposto la difficoltà di remunerare i relativi investimenti, a causa appunto della scarsa domanda. Né la situazione sembra minimamente cambiata negli ultimi anni da questo punto di vista. Ora il “vectoring” sembra essere stato individuato come pilastro di una strategia intermedia, che consentirebbe di offrire a tutti più di 30 Mega (come richiesto dal primo obiettivo dell’Agenda 2020) e di andare oltre i 100 per quelli che sono abbastanza vicini agli armadi. Poi si vedrà.
“Molti dei principali operatori europei hanno già sperimentato il miglioramento di prestazioni consentito da questa tecnologia – ha detto Bernabè – e anche Telecom lo ha testato in laboratorio. Il suo impatto potrebbe essere particolarmente significativo in Italia, in quanto si stima che il 60% dei clienti disti meno di 400 metri dagli armadi”. Verrebbe da dire: magari. Se davvero si riuscisse nei prossimi anni ad arrivare con la fibra almeno fino agli armadi per poi applicare il “vectoring” al tratto restante fino alle case sarebbe già un buon risultato, visto che finora, nonostante il gran parlare di tanti articoli e convegni, di passi avanti reali verso la “mitica” Ngn non se n’è fatto quasi nessuno.
Nulla ha prodotto il famoso Tavolo Romani che il precedente ministro dello Sviluppo economico ha tenuto in piedi per mesi, sperando ogni volta che l’incontro successivo servisse a sbloccare l’impasse fra Telecom Italia e gli operatori concorrenti e consentisse l’avvio di un progetto comune, eventualmente sostenuto anche da soldi pubblici. Tutto si è invece sempre arenato di fronte alle enormi risorse necessarie (fra 6 e 10 miliardi, a seconda della tecnologia, in un decennio circa), al ritorno economico altamente incerto, al livello di indebitamento già troppo alto della maggior parte delle compagnie.
Né le cose sono andate meglio sul fronte della regolamentazione, perché Telecom Italia ha sempre considerato troppo severi (e di fatto disincentivanti) gli obblighi di accesso alla nuova rete chiesti dai concorrenti. Con il risultato di un lungo braccio di ferro di fronte all’Authority per le Comunicazioni che alla fine ha prodotto una mediazione insoddisfacente per entrambe le parti e un’ ottima motivazione per procrastinare ancora gli investimenti. Se si aggiunge il boom della trasmissione dati sulle reti mobili e l’esborso imponente sopportato dai medesimi operatori (Telecom in testa) per la gara delle relative frequenze, il quadro dell’addio alla Ngn (con l’eccezione di iniziative locali, come quella del Trentino) può considerarsi completo. Ben venga il “vectoring” se permette di recuperarne almeno una parte.