VERSO IL CDA

Telecom Italia, Telefonica punta su integrazione a tappe

Il cerchio si stringe sul rafforzamento del socio spagnolo in vista dell’uscita di scena di Mediobanca dalla holding. Ma resta aperta la “candidatura” di altri partner: le proposte sul tavolo del cda del 19 settembre. Bazoli (Intesa Sanpaolo): “Sono fiducioso, Telecom troverà soluzione”

Pubblicato il 12 Set 2013

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Le voci di un’offerta Telefonica ai soci Telco, azionista di Telecom con il 22,4%, continuano a tenere accesi i riflettori su Telecom. Gli occhi del mercato sono puntati sue due fronti: il piano industriale che il presidente esecutivo della società tlc, Franco Bernabè, presenterà al cda il 19 settembre e che comprenderà con tutta probabilità un nuovo socio (tra i nomi circolati vi sono H3G, Vodafone, Naguib Sawiris, At&t, America Movil) e le trattative tra Telefonica e gli altri soci Telco, in vista della scadenza dei termini per annunciare la disdetta al patto Telco, il 28 settembre.

Vista la complessità dell’operazione, le discussioni potrebbero proseguire anche nel cda che si terrà il 3 ottobre, riunione non ancora convocata ma già in agenda da tempo. Al momento solo Mediobanca, azionista di Telco con l’11,62%, ha espresso ufficialmente la volontà di uscire dalla holding azionista di Telecom. Gli altri soci, Generali con il 30,58% e Intesa Sanpaolo con l’11,62%, stanno alla finestra, in attesa del piano di Bernabè e della proposta di Telefonica. Il gruppo spagnolo, rappresentato nella partita dal cfo della società e vice presidente di Telco, Angel Vila Boix (nei giorni scorsi avrebbe sondato il terreno anche con le autorità italiane) sarebbe pronto a fare la sua offerta, a patto che anche gli altri azionisti Telco facciano la loro parte. Ma gli azionisti italiani sarebbero scettici. Motivo per cui le trattative con il gruppo spagnolo sono ancora aperte.

Come scrive oggi Il Sole 24 Ore la soluzione di una fusione non è ritenuta praticabile da Telefonica nell’immediato che punta a ridurre il debito, soprattutto dopo l’operazione E-Plus in Germania. L’incorporazione di TI inoltre metterebbe gli spagnoli nelle condizioni di dover subito affrontare il problema delle attività in Brasile e Argentina. Per questo – precisa il quotidiano – il second best per gli spagnoli sarebbe un percorso di integrazione a tappe che prenda tempo per smantellare almeno Tim Brasil e ridurre il debito delle sue compagnia, con il rischio però che a fine percorso Telecom valga molto meno di oggi.

“Sono fiducioso si trovi una soluzione su Telecom”, ha dichiarato a Radiocor il presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli, intercettato in centro a Milano.

Gli esperti di Mediobanca Securities, commentando la varie ipotesi per il riassetto della compagnia, gli analisti dubitano che uno swap di azioni Telefonica rappresenti la soluzione ottimale per gli azionisti desiderosi di focalizzarsi sul loro core business. Sul fronte operativo, invece, la commissione Ue insiste sul progetto di azzeramento dei costi di roaming all’interno del mercato europeo con la finalità di creare un mercato unico. Come stima la Gsma, se approvato dall’Europarlamento, il piano Kroes potrebbe costare agli operatori mobili 3 miliardi in mancati ricavi. Costo che andrebbe, dunque, ad impattare anche su TI, anche se non in maniera pesante almeno secondo Equita Sim. “Stimiamo – commentano gli esperti – che dal roaming internazionale Telecom generi circa l’1,5% del fatturato domestico e quindi, l’impatto sarebbe negativo ma non destabilizzante. Il rischio maggiore però, per il settore nel suo complesso, è che con l’azzeramento del roaming internazionale risulti indifferente per il consumatore la sottoscrizione di un abbonamento di un operatore del mercato in cui risiede o di un qualunque operatore comunitario che risultatesse più conveniente. Ciò innescherebbe un inasprimento dell’arena competitiva”.

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