Se fino a oggi era scontato che i fondi con partecipazioni azionarie in Telecom Italia votassero all’assemblea dei soci dando fiducia all’attuale consiglio d’amministrazione, e fossero tenuti a motivare un loro eventuale sostegno alla proposta di azzeramento del board avanzata dalla Findim di Marco Fossati, ora la situazione è sostanzialmente capovolta. A far intervenire questo cambiamento è il pronunciamento del proxy advisor istituzionale Iss (Institutional shareholder services), che è un punto di riferimento riconosciuto in questo campo e segue 40mila assemblee dei soci in 100 paesi nel mondo. E’ proprio di questi giorni infatti il pronunciamento di Iss che invita gli azionisti di Telecom Italia a sostenere la richiesta di Findim: una presa di posizione che comporta che i fondi dovranno ora motivare la loro contrarietà alla proposta Findim, che detiene il 5% delle azioni Ti.
Secondo Iss nel lungo termine la revoca del Cda e la presenza della lista Assogestioni potrebbero rivelarsi vantaggiose per gli azionisti nel lungo termine, anche se l’advisor sottolinea che se Assogestioni volesse ottenere il controllo del board dovrà mettere a punto “un ben motivato e dettagliato business plan, un piano di transizione che
descriva come sarà effettuato il cambiamento di controllo della società e l’individuazione di un nuovo management team qualificato e credibile”. Un piano da confrontare “con quello dell’attuale gestione Telecom per poi arrivare alla raccomandazione di voto”.
Tre le criticità principali sollevate da Iss: la preoccupazione che deriva dal conflitto di interessi con Telefonica/Telco; il fatto che la revoca del cda inciderebbe in modo efficace soltanto su sei consiglieri, dal momento che gli altri quattro (Marco Patuano, Julio Linares, Luigi Zingales e Lucia Calvosa) saranno eletti comunque: questo comporterebbe che il rischio di discontinuità sarebbe notevolmente diminuito, con nessuna delle parti che sostiene una effettiva interruzione; e infine il fatto che tutti i nominati da Assogestioni siano indipendenti.
Rispetto alla lista Telco, che ha in portafoglio il 22,4% di Telecom, Iss sottolinea il conflitto di interessi con Telefonica, che con gli accordi del 24 settembre sale al 66% del capitale, con i diritti di voto che rimangono però al 46%i. Quanto al business, Iss sottolinea che il punto cruciale sta nella gestione del debito più che sulle strategie. E in primo piano rimane l’attesa per un nodo che la stessa Iss considera centrale: il futuro, con gli scenari di vendita di cui si parla da tempo, della controllata Tim Partecipacoes, su cui si attende il pronunciamento dell’antitrust brasiliana.
Dà indicazioni contrarie Ecgs, advisor indipendente, sulla proposta Findim che punta alla rimozione del board di Telecom: l’operazione “potrebbe creare incertezza più grave”.