IL CDA

Telecom, ok allo scorporo: via alla newco al 100% di proprietà

Secondo quanto risulta al Corriere delle Comunicazioni le infrastrutture di rete saranno conferite in una società che farà capo totalmente all’azienda presieduta da Bernabè. In una fase successiva sarà valutato l’ingresso di altri soci, Cdp in primis, e l’eventuale quotazione in Borsa

Pubblicato il 23 Mag 2013

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Conferire la rete in una società separata, al 100% di proprietà Telecom Italia. E in una fase successiva valutare l’ingresso della Cdp e di altri azionisti. Ed eventulamente la quotazione in Borsa. Questo secondo quanto risulta al Corriere delle Comunicazioni l’orientamenrso emerso nel corso del Cda odierno di Telecom Italia. La decisione definitiva verrà formalizzata nel cda convocato il 30 maggio, quando si riunirà nuovamente il Consiglio di amministrazione dell’azienda di Tlc.

“Il Consiglio di Amministrazione di Telecom Italia, riunitosi oggi sotto la presidenza di Franco Bernabè, ha proseguito l’esame del percorso operativo di fattibilità per la separazione della rete di accesso, in base al mandato attribuito al management lo scorso 11 aprile, e ha deciso di riunirsi nuovamente il 30 maggio prossimo per assumere una decisione definitiva”, si legge nella nota emessa da Telecom Italia a seguito dell’incontro odierno.

La decisione di scorporare la rete appare dunque cosa fatta. Anche se vista la complessità dell’operazione, a partire dal perimetro industriale che verrà conferito alla newco, debito e dipendenti, richiederà probabilmente tempi non brevi. Nel frattempo andrà avanti la trattativa con Cassa depositi e prestiti ed eventualmente con altre aziende proprietarie di rete quali, Metroweb e Infratel. Più complicato appare l’ingresso nella newco di altri Olo (ieri l’Ad di Wind Maximo Ibarra ha espresso l’intenzione dell’azienda di mettere in campo parte delle infrastrutture proprietarie nella newco), anche perché la rete rimane comunque in capo a Telecom e non sarà così semplice che venga dato il via libera all’ingresso di un competitor nella società della rete. Anche sulla base delle trattative con Cdp verrà in un secondo momento valutato l’ingresso in Borsa della newco. Tra i nodi da sciogliere la valutazione dell’asset di rete e la governance.

“Come organizzare la nuova Società, la sua eventuale quotazione in borsa saranno passi successivi – commenta Franco Lombardi, presidente di Asati, l’associazione che rappresenta i piccoli azionisti di Telecom Italia – E’ fondamentale però che nella società della rete confluiscano tutti quei soggetti che hanno reti significative nell’accesso in fibra ottica quali, in primis, Metroweb e Infratel”. Secondo Asati questa soluzione “ottimizzerebbe tutti gli investimenti fatti e ancora enormi da fare e rappresenterebbe anche un vero valore di crescita per l’intero Paese che vedrebbe accelerata la realizzazione di una rete fondamentale per il suo contributo al Pil e per il raggiungimento degli obiettivi infrastrutturali posti dall’Agenda Digitale europea, recepita di recente nell’ordinamento nazionale”.

L’operazione potrebbe comportare anche un eventuale aumento di capitale su TI stessa, riservato alla Cassa Depositi e Prestiti. Una soluzione che vedrebbe favorevole l’azionista di maggioranza, alias la spagnola Telefonica.

L’operazione di scorporo comunque costerà caro: secondo alcune stime tra i 90 e 100 milioni. Quanto al valore della newco sarà certamente un terreno di scontro e discussione non facile: secndo alcune indiscrezioni Telecom Italia valuterebbe gli asset scorporati 15 miliardi al netto dei debiti. Una cifra ritenuta decisamente eccessiva da Cdp.

Intanto gli Olo hanno inviato una missiva – che il Corriere delle Comunicazioni ha potuto visionare – all’Agcom e all’Antitrust per chiedere il rispetto della concorrenza. Fastweb, Vodafone e Wind invitano a non “cedere – si legge – a qualsiasi forma di condizionamento dell’operazione in parola a un allentamento come paventato da Telecom Italia, degli attuali vincoli in capo all’incumbent”.

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