Telecom-Orange, la Francia controllerà TI? Tutti i dubbi di Asati

In una lettera inviata a Governo e Parlamento i piccoli azionisti elencano le criticità collegate alla possibile operazione: faro sul ruolo dello Stato francese e sulla sicurezza dei dati che viaggiano sulla rete

Pubblicato il 09 Mar 2016

Quali sono i vantaggi per Telecom e l’Italia qualora Orange, controllata di fatto dallo Stato francese, che ne detiene circa il 24%, acquisisca Telecom, società non partecipata dallo Stato e privata? Se lo chiede Asati, all’indomani delle dichiarazioni del premier Renzi sull’operazione.

In una lettera inviata a Governo e Parlamento i piccoli azionisti di Telecom Italia si chiedono se esista il pericolo che l’operatore Tlc italiano ricada in qualche modo sotto la responsabilità delle decisioni del Governo francese.

“In nessun grande Paese europeo viene configurata una ipotesi così bizzarra e discutibile – precisa Asati – Del resto il nuovo piano industriale di TI molto aggressivo e sfidante non vediamo in alcun modo come beneficerebbe da questa fusione. Quali sono le ‘nuove idee e nuovi investimenti’ che porterebbe Orange in Italia?”

“Osserviamo poi che la capitalizzazione di Orange è doppia di quella di Telecom: non si tratterebbe di un merger, come si è detto, ma di un’acquisizione. Si riporterebbe quindi l’attività italiana in una posizione di sudditanza a decisioni prese in un altro Paese – evidenzia l’assocazione – Andrebbero anche esaminati alcuni problemi di grande rilievo che comporterebbe l’acquisizione. Anzitutto se e come si modificherebbero i piani d’intervento dello Stato italiano per la diffusione della banda larga nel Paese. In secondo luogo occorrerebbe analizzare quali effetti si avrebbero sui problemi occupazionali della società e infine andrebbero esaminati quali riflessi si avrebbero sull’indotto che porterebbe quest’acquisizione”.

Secondo Asati andrebbe anche valutato l’influenza che la cessione della società a un azionista con partecipazione dello Stato avrebbe su un aspetto di grande importanza per il nostro Paese. “La sicurezza delle informazioni che viaggiano sulla rete sia quelle nazionali e quelle internazionali tramite Sparkle, e la Francia e anche l’Italia sanno bene in questo periodo cosa significa la sicurezza di informazioni sensibiili per un Paese”, spiega.

Asati non si dice comunque sorpresa dalla notizia. “Avevamo in passato manifestato un certo stupore per l’ingresso di Vivendi nell’azionariato di Telecom dopo che la società francese aveva dismesso tutte le partecipazioni in aziende per il servizio telefonico – si legge nella missiva -. Abbiamo assistito in questi ultimi mesi a un aumento progressivo della partecipazione di Vivendi nell’azionariato di Telecom Italia, oggi portato al 23,8%: un livello prossimo alla soglia dell’Opa”.

“Ci aveva stupito invece l’opposizione della società francese alla conversione delle azioni di risparmio che avrebbero permesso a Telecom di disporre di un capitale idoneo ai corposi investimenti nella nuova rete che necessariamente dovrà attuare la nostra società per fare evolvere la rete in modo da garantirne la competitività sul mercato – spiega Asati – È stato quindi in parte confermato un nostro dubbio. Abbiamo pensato che l’interesse per la nostra società fosse stato concordato a più alto livello e che la partecipazione attiva di Vivendi nascondesse una più ampia strategia del sistema francese mirata a entrare in un settore strategico quale quello delle comunicazioni italiane”.

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