“Disponibili a esaminare qualsiasi ipotesi, purché si crei valore”: il presidente esecutivo di Telecom Italia Franco Bernabè, “apre” alla possibilità di uno scorporo societario della rete. Progetto che nella nuova versione, una sorta di Piano Rovati bis, vedrebbe coinvolta la Cassa depositi e prestiti. Il dossier allo studio – i cui contenuti sono anticipati in un articolo a firma di Daniele Lepido sul Sole 24Ore – punterebbe a raccogliere almeno 4 miliardi di euro per abbattere il debito ma anche per liberare risorse utili agli investimenti nella banda ultralarga ossia per portare la fibra dagli armadi alle abitazioni. Nel documento strettamente riservato intitolato “Ipotesi di costituzione di un operatore di accesso wholesale su rete fissa” – nome in “codice” Opac – sono state messe nero su bianco tre ipotesi.
La prima prevede lo scorporo e il conferimento del ramo d’azienda (quello della rete, appunto) attraverso la creazione di una società controllata internamente da Telecom Italia. Nel secondo scenario si prospetta una scissione proporzionale: qui il percorso prevede la costituzione di un veicolo. La terza ipotesi prevede infine la cessione del ramo d’azienda a una società terza newco o esistente di cui Telecom potrebbe eventualmente acquisire una quota (ma non la maggioranza) dopo la cessione stessa. In questo caso alla società si potrebbe conferire una quota parte del debito.
È sulla Cdp- in qualità di socio – che sono puntati i riflettori: la società capitanata da Franco Bassanini, stando alle ipotesi, potrebbe occuparsi della messa in opera del piano per la ri-nazionalizzazione, quantomeno parziale, del network. La Cdp entrerebbe in ballo con una quota di 4 miliardi.
Anche sul piano operativo sono diverse le ipotesi sul tavolo: si ragione all’utilizzo dell’Fttc (Fiber to te cabinet) per portare la fibra agli armadi mentre per coprire la tratta dagli armadi agli immobili si utilizzerebbe il rame “potenziato” da tecnologie quali il vectoring. Ma allo studio c’è anche la full Ngn (ossia la fibra direttamente nelle case).
Sul piatto ci sarebbe anche un’altra ipotesi che coinvolgerebbe sempre la Cdp ma indirettamente attraverso Metroweb, la società controllata dal fondo F2i capitanato da Vito Gamberale. Stando a questa seconda ipotesi sarebbe Metroweb a rilevare la rete in rame di Telecom nelle 30 città in cui la società della fibra milanese di appresta a dare il via al cablaggio (5 milioni di linee su un totale di 22). E stando a quanto riferisce il Sole 24Ore ci sarebbero stati già i primi incontri fra l’Ad di Telecom Italia Marco Patuano e l’Ad di Metroweb Alberto Trondoli. Anche se per il momento non avrebbero sortito risultati pratici.
Sulle ipotesi si è espresso Franco Bernabè in una lunga intervista rilasciata al quotidiano economico-finanziario. “Non si tratta di un progetto, bensì di uno dei tanti studi che facciamo per individuare le soluzioni migliori per accrescere il valore di Telecom”. Se lo scorporo della rete “dovesse servire a ottenere un contesto regolatorio più favorevole è un’ipotesi che possiamo prendere in considerazione”. Ma, puntualizza il presidente esecutivo di Ti “oggi non ci sono le condizioni e manca l’interlocutore principale che è l’Authority, i cui organi verranno rinnovati a maggio”. Riguardo all’entrata in scena della Cdp Bernabè dice che la soluzione “potrebbe prestarsi, ma dipende da che tipo di valore porterebbe la Cdp”. “Non sto parlando di valori economici. Qualsiasi progetto non avrebbe senso se non beneficiasse di un contesto regolatorio più favorevole”.
Se da un lato Bernabè conferma la disponibilità di Telecom “a esaminare qualsiasi ipotesi purché si crei valore” dall’altro ribadisce che “non faremo mai investimenti di natura pubblicistica. Non possiamo portare l’infrastruttura in aree a fallimento di mercato se non ci sono i sussidi previsti dalle regole europee. È sorprendente che lo Stato si sia preoccupato di rendere disponibili risorse miliardarie per incentivare le energie rinnovabili e non abbia trovato finora gli 1,2 miliardi che sarebbero serviti a colmare interamente il digital divide nel Paese”.
Riguardo specificamente al “socio” Cdp Bernabè aggiunge che “la Cassa deve operare a condizioni di mercato altrimenti si configurerebbe l’ipotesi di aiuti di Stato. Se entra a condizioni di mercato cosa aggiungerebbe a quello che possiamo ipotizzare di fare noi? Se comunque si trova il modo di accelerare un processo che sia rispettoso degli interessi di Telecom e dei suoi azionisti e ragionevole siamo aperti a considerare tutte le ipotesi”. Bernabè puntualizza, come già fatto più volte in passato, che Telecom non è disponibile ai “condomini che creano ingovernabilità perché non si sa di chi è la responsabilità”. L’accordo con Metroweb “è in fase di finalizzazione” ma “non si tratta di un’intesa strategica tra noi e F2i”.
"Lo scorporo della rete per Telecom, al momento è solo un’ipotesi "studiata a tavolino", puntualizza l’ad Marco Patuano, "Oggi non si vedono le condizioni". Lo scorporo della rete dunque è solo "un’analisi di scenario: quando analizzi tutti gli scenari, come facciamo noi, includi anche questo".
"L’Agcom non ha mai dettato regole oppressive, ma solo regole a favore della concorrenza e questo anche nel caso delle regole per le reti di nuova generazione", ha detto il presidente Agcom, Corrado Calabrò, a margine di un’audizione in Commissione Affari Costituzionali alla Camera, commentando l’intervista rilasciata da Bernabè al Sole 24Ore. "Il ragionamento di Bernabè è dettato dalla necessità di reperire risorse per un investimento che non ha ritorno immediato ma a medio termine. Questo a maggior ragione perché l’Unione europea è eccessivamente timida e impedisce in base alla legislazione sugli aiuti di Stato di incentivare gli investimenti nelle zone ad alta intensità di traffico. Per questo tipo di ruolo èprobabile che l’istituzione più vocata sia la Cassa depositi e prestiti, la quale però fornisce il proprio supporto finanziario a condizioni di mercato".
"L’intervista rilasciata dal dott. Bernabè sul tema “scorporo della rete” riprende un tema già proposto da Asati da almeno quattro anni", sottolinea Franco Lombardi, il presidente dell’associazione che rappresenta i piccoli azionisti di Telecom Italia. "Riteniamo ancora oggi che,compatibilmente con le normative europee e nazionali, una soluzione ottimale possa essere quella di scorporare Open Access e costituire una società a maggioranza TI aperta a investitori privati e pubblici (Cdp, Metroweb, F2i, F2ireti) disposti ad investire in un progetto remunerativo ed in condizioni di mercato. Anche gli Olo potrebbero partecipare alla società conferendo risorse finanziarie o mezzi tecnici (infrastrutture, cavi, tubazioni etc) con una governance della Società tale da assicurare a tutti gli operatori trasparenza e simmetria di tariffe e prezzi di utilizzo della rete".
"L’ipotesi di uno scorporo della rete, avanzata da Franco Bernabè, è un’interessante apertura", commenta il responsabile del Forum ICT del Partito Democratico, Paolo Gentiloni. "Molto ci sarà da discutere sulle diverse ipotesi e modalità dello scorporo. L’obiettivo da perseguire, salvaguardando i legittimi interessi dell’azienda Telecom, è di creare le condizioni più adatte per lo sviluppo degli investimenti sulla fibra e per l’indispensabile apertura della concorrenza in un monopolio naturale come la rete fissa".