BILANCI

Telecom, rosso da 72 milioni: pesa la svalutazione in Brasile

Il gruppo chiude il 2015 con una perdita da 72 milioni e ricavi a 19,7 miliardi (-8,6%). Ebitda in flessione del 20,3%. Più investimenti sul mercato domestico. Previsto un dividendo per le sole azioni di risparmio

Pubblicato il 18 Mar 2016

Andrea Frollà

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Rosso da 72 milioni di euro per i conti di Telecom Italia. L’impairment test, in particolare la svalutazione di 240 milioni dell’avviamento della business unit in terra brasiliana dovuta al crollo del real, frena la performance 2015 del Gruppo italiano. Il cda della compagnia riunitosi ieri ha approvato la relazione finanziaria annuale al 31 dicembre dello scorso anno.

Ricavi e margini in flessione – Sulla contrazione del risultato netto, attestatosi sui 72 milioni, ha pesato la rivalutazione degli avviamenti in Brasile, abbattuto di 240 milioni a quota 826 milioni, principalmente a causa della svalutazione del real e dell’andamento generale dell’economia carioca. Senza svalutazione, l’utile sarebbe stato di circa 150 milioni. Nel 2014 l’utile complessivo del Gruppo era stato di 1,34 miliardi. La stessa cifra avrebbe potutto essere raggiunta nel 2015 se non ci fossero stati, spiega Telecom, “gli oneri netti non ricorrenti, gli oneri connessi al buy back di obbligazioni e gli effetti negativi del Mandatory Convertible Bond”. I numeri pubblicati ieri dalla compagnia guidata dall’amministratore delegato Marco Patuano hanno poi confermato in sostanza i numeri usciti dal preconsuntivo 2015 di metà febbraio: 19,7 miliardi di ricavi, in diminuzione dell’8,6%, Ebitda giù del 20,3% a 7 miliardi con un’incidenza sui ricavi del 35,5%, Ebit a 2,96 miliardi.

In particolare, l’Ebitda dell’esercizio 2015 sconta l’impatto negativo di oneri non ricorrenti per complessivi 1, 076 miliardi, divisi così: oneri non ricorrenti del personale pari a 446 milioni di euro (la Capogruppo e alcune altre società del Gruppo hanno siglato nel corso del 2015 degli specifici accordi con le rappresentanze sindacali per la gestione delle eccedenze di forza lavoro), acquisti di materie e servizi e altri oneri e accantonamenti per 630 milioni di euro (in questa cifra rientrano operazioni connesse a contenziosi e sanzioni di carattere regolatorio e passività correlate a tali contenziosi, oltre ad oneri per specifiche transazioni effettuate con clienti e fornitori, costi correlati a importanti progetti non ricorrenti e oneri per vertenze con ex dipendenti).

Il ceo di Vivendi De Puyfontaine (a sinistra) e il presidente di Telecom Italia Giuseppe Recchi (a destra), fotografati ieri pirma dell'inizio del Cda

Dividendo per le risparmio, su gli investimenti domestici – Il board, nella prossima riunione fissata per il 25 maggio, proporrà un dividendo per le sole azioni di risparmio di 2,75 centesimi, per un ammontare complessivo di 166 milioni. Il 2015 di Telecom Italia ha registrato poi un aumento degli investimenti industriali, cresciuti di 213 milioni rispetto al 2014 toccando quota 5,197 miliardi (il 26,4% dei ricavi, contro il 23,1% dell’esercizio precedente).

A beneficiare di un maggior numero di risorse è stato soprattutto il mercato domestico, dove Telecom Italiana ha destinato 3,9 miliardi, 1,2 miliardi in più rispetto al 2014. Una crescita che ha fatto aumentare il peso della componente domestica sul totale degli investimenti dal 55,8 al 75% e legata a diverse operazioni: l’accelerazione e la crescita degli investimenti innovativi dedicati allo sviluppo di reti e servizi di nuova generazione (+788 milioni di euro), l’aggiudicazione dei diritti d’uso delle frequenze della banda L (231 milioni di euro) e l’esborso connesso alla proroga per tre anni della licenza GSM (117 milioni di euro).

Diminuisce il peso del Brasile sugli investimenti complessivi – In contemporanea flessione la quota investita sul mercato brasiliano: dai 2,195 miliardi del 2014 (il 44% del totale) agli 1,289 miliardi dello scorso anno (24,8% degli investimenti complessivi). Le risorse investite in terra carioca, spiga Telecom, “sono stati indirizzati principalmente all’evoluzione dell’infrastruttura industriale e alle piattaforme di supporto alle vendite” mentre “nel 2014 gli investimenti includevano l’acquisizione della licenza 700 MHz per un valore di circa 936 milioni di euro”.

Il peso degli investimenti in Brasile sul totale è sceso dal 44% del 2015 al 24,8% del 2015

In Brasile, sottolinea Telecom, il Piano tiene conto e risente delle profonde modifiche di contesto macroeconomico, politico e di mercato, intervenute negli ultimi mesi. In tale contesto Tim Brasil si pone l’obiettivo di “crescere in termini di market share sui ricavi e di miglioramento di redditività (Ebitda Margin) grazie al suo importante piano di investimenti, che nel triennio 2016-2018 sfiorerà i 14 miliardi di reais”. Il Brasile, ha spiegato recentemente il presidente Giuseppe Recchi, resta comunque un’area strategica per il Gruppo.

Sale l’indebitamente netto, positivo il flusso di cassa – L’esercizio 2015 ha poi registrato un flusso di cassa della gestione operativa di Gruppo positivo per 1.974 milioni di euro (nel 2014 si era attestato sui 3, 174 miliardi) e un indebitamento finanziario netto rettificato a 27,278 miliardi, ovvero 627 milioni in più rispetto al dato dell’esercizio precedente (il dato contabile al 31 dicembre 2015 risulta pari a 28.475 milioni di euro, 454 milioni in più rispetto all’esercizio).

L’incremento del debito, nonostante la positiva dinamica della gestione operativa e finanziaria, degli incassi derivanti dall’Ipo di INWIT sul mercato domestico e dalla cessione della proprietà delle torri in Brasile – spiega la compagnia italiana – è dovuto agli effetti di iscrizione di un maggior indebitamento per leasing finanziari connessi al progetto immobiliare e alla retro-locazione di quota parte delle torri in Brasile, nonché all’impatto netto negativo indotto dalle operazioni di riacquisto di obbligazioni proprie, i cui benefici in termini di indebitamento si manifesteranno negli esercizi successivi attraverso minori oneri finanziari”.

Il personale del Gruppo al 31 dicembre 2015, escludendo le 16.228 unità relative al gruppo Sofora – Telecom Argentina classificato come Discontinued Operations, è pari a 65.867 unità, di cui 52.555 in Italia (66.025 unità al 31 dicembre 2014, di cui 52.882 in Italia). L’Ad Patuano ha recentemente spiegato che Telecom continuerà a seguire un piano di assunzioni, focalizzato sulla ricerca di nuove skill e una maggiore efficienza operativa.

Gli obiettivi per l’anno in corso – Per il 2016, come previsto nel Piano Industriale e in continuità con quanto realizzato nell’esercizio 2015 sul perimetro Domestic si prevede “un’accelerazione degli investimenti, con l’obiettivo primario di garantire costanti progressi nella performance operativa e la crescita di lungo periodo del Gruppo”. Un obiettivo trainato anche dal miglioramento complessivo del mercato registrato lo scorso anno, che dovrebbe spingere gli investimenti triennali di Telecom Italia 2016-2018di quasi 2 miliardi di euro rispetto a quanto indicato in occasione della presentazione del Piano 2015-2017”.

Entro il 2018 Telecom vuole raggiungere l’84% della popolazione con reti in fibra ottica e il 98% con la rete mobile Lte

Gli investimenti Domestic nell’anno in corso e per i due successivi raggiungeranno i 12 miliardi di euro, dei quali una quota vicina ai 6,5 miliardi per la componente innovativa (NGN, Lte, Cloud, Piattaforme, Sparkle e Trasformazione). Nel mirino di Telecom Italia il raggiungimento a fine 2018 di una copertura del Paese con reti di nuova generazione pari all’84% della popolazione con reti in fibra ottica e al 98% della popolazione con la rete mobile LTE (4G).

Le principali aree di sviluppo delle tecnologie innovative riguardano: l’accelerazione dello sviluppo della banda ultralarga fissa in fibra ottica, a cui saranno dedicati 3,6 miliardi di euro; la banda ultralarga mobile LTE, per la quale sono previsti 1,2 miliardi di euro; l’ulteriore sviluppo del Cloud, delle Piattaforme e delle iniziative di Trasformazione (quali il passaggio a una “All-IP Network” e il decommissioning di alcuni segmenti di Rete) con investimenti relativi di 1,2 miliardi di euro; Telecom Italia Sparkle, per lo sviluppo delle cui attività internazionali saranno investiti circa 400 milioni di euro.

Altro obiettivo, a livello di Gruppo, riguarda poi il percorso di riduzione dell’indebitamento, che sarà finanziato soprattutto dalla conversione del Mandatory Convertible Bond (contrattualmente prevista nel novembre del 2016 per 1,3 miliardi di euro) e dalle operazioni di cessione della quota residua di Telecom Argentina (perfezionata 10 giorni fa) e di una parte significativa di quella di Inwit. Telecom Italia stima che a fine 2018 il rapporto Debito Netto Adjusted/EBITDA reported si collocherà sotto a 3X.

Telecom Italia punta a proseguire lungo una più generale strategia di trasformazione e transizione da Telco tradizionale a Digital Telco & Platform Company. Un modello di business focalizzato sul digitale, basato su infrastrutture innovative e un servizio di elevata qualità al cliente, che punta alla diffusione capillare di servizi e contenuti digitali premium offerti su piattaforme personalizzabili e fruibili ovunque e su qualsiasi device.

Sul tavolo del cda di ieri c’era anche il dossier Inwit, rispetto al quale il board ha dato ampio mandato al management di approfondire e negoziare al meglio le due offerte vincolanti pervenute da Cellnex/F2I ed EI Towers.

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