La Slc Cgil ha indetto lo sciopero dei lavoratori Telecom per l’intero turno del 30 giugno. La decisione, spiegano dal sindacato, è motivata dal fatto che durante l’incontro con Slc, Fistel e Uilcom sullo stato delle relazioni industriali dell’azienda e l’implementazione del piano d’impresa per il triennio 2015 – 2018 i responsabili del personale dell’azienda hanno confermato il processo di “societarizzazione” del caring, prevista per ottobre. “E’ stata dunque confermata la volontà di spostare circa 350 risorse dal caring, cioé i call center di Telecom – si legge in una nota del sindacato, verso Open access, mentre le altre chiusure delle sedi saranno realizzate successivamente alla cessione del ramo”.
‘In questo modo – sostiene Michele Azzola, segretario nazionale della Slc Cgil – mentre Telecom si appresta a realizzare il più importante piano d’investimenti degli ultimi decenni, la partita aperta nei confronti del Governo sui modi con cui il Paese pensa di incentivare lo sviluppo delle reti di nuova generazione la rende ingiustificatamente isolata rispetto alle scelte politiche, con i vertici aziendali che decidono, per l’ennesima volta, di scaricare tutte le contraddizioni sul proprio personale”.
“Se è vero che scelte ostili da parte del Governo potrebbero davvero pregiudicare il futuro di Telecom – conclude Azzola – l’esigenza di trovare una soluzione equilibrata e condivisa dal proprio personale dovrebbe rappresentare la vera priorità aziendale per salvaguardare una delle poche grandi aziende ancora presenti in Italia e rilanciare i temi dello sviluppo e della crescita”.
Intanto Fistel e Uilcom scrivono al ministro dello Sviluppo economico (qui la lettera), Federica Guidi, chiedendo un confronto sullla questione. Telecom Italia, spiegano Salvo Ugliarolo, segretario Uilcom e Vito Vitale, segretario Fistel, “è l’unica azienda di telecomunicazioni che svolge le attività di contact center all’interno del perimetro industriale con circa 12.000 lavoratori impiegati”. Il processo “di societarizzazione annunciato dall’azienda – avvertono – comporterebbe un considerevole rischio per la tenuta occupazionale tenuto conto che, in seguito, si potrebbe verificare l’eventuale esternalizzazione del servizio clienti e di tutto il personale, come già avvenuto nella storia di questa azienda, attraverso la cessione di alcuni rami di attività e il conseguente licenziamento di centinaia di lavoratori e lavoratrici con la relativa disgregazione di comparti del perimetro di Telecom Italia”.