Si fa sempre più probabile che i nuovi vertici di Telecom vengano ufficializzati dopo la pausa estiva. Il passaggio per la successione di Flavio Cattaneo, che in un primo tempo sembrava potersi concludere in tempi rapidi con l’ipotesi di un “triumvirato”, sta incontrando sulla sua strada più di un ostacolo. A partire dalla posizione, riportata oggi dal Sole24ore, dei consiglieri d’amministrazione che rappresentano i fondi, che avrebbero chiesto il rispetto pieno delle procedure di corporate governance, arrivando a ipotizzare le proprie dimissioni nel caso si decidesse di seguire altre strade. Una prospettiva che allungherebbe i tempi, sottolinea il quotidiano, rispetto ai dieci giorni che erano stati necessari per l’ultimo passaggio di consegne, quello tra Marco Patuano e Flavio Cattaneo.
L’ipotesi più accreditata circolata finora, in ogni caso, prevedeva Arnaud de Puyfontaine – attuale Ceo di Vivendi – confermato nella carica di presidente, il vicepresidente Giuseppe Recchi nel ruolo di Ad e il manager israeliano Amos Genish nel ruolo di direttore generale. Ma era emersa nelle ultime ore anche la possibilità di una presidenza Bernabè, con de Puyfontaine Ad. Per il momento, invece, il Cda in programma per oggi potrebbe semplicemente prendere atto dell’uscita di Flavio Cattaneo, e assegnare a interim la guida della società al presidente de Puyfontaine, nell’attesa di espletare tutte le procedure necessarie per definire chi sarà il nuovo Ad.
La richiesta dei fondi, intanto, ha trovato supporto anche nella lettera inviata da Tommaso Corcos, presidente di Assogestioni, l’associazione che rappresenta gli investitori istituzionali, a de Puyfontaine, in cui avanza tre richieste, rilevando “incertezza sia in merito alla guida della società, sia circa l’assetto di governo della stessa, con particolare riferimento all’indeterminatezza delle deleghe esecutive”.
Da questa premessa discende la richiesta di “chiarezza sulla figura del capo azienda la quale vanno attribuite le deleghe esecutive”, di “definizione di una politica di remunerazione” che non renda più possibili premi come quelli attribuiti all’Ad uscente dopo 16 mesi al timone dell’azienda, e “l’attuazione di un processo di ricerca dell’amministratore esecutivo che consente (…) il perseguimento di ogni obiettivo declinato dai piani predisposti da consiglio per l’intero gruppo”.