IL CASO

Telecom: sim false, processo resta a Milano

Respinte le istanze delle difese degli imputati sul trasferimento a Roma, Latina e Napoli

Pubblicato il 08 Nov 2013

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Resta a Milano il processo per le oltre 500.000 sim false di Telecom Italia che vede tra gli 83 imputati 14 ex dipendenti di cui 3 manager, i rivenditori delle schede e la stessa società che risponde in relazione alla responsabilità oggettiva per non aver predisposto il modello organizzativo adatto a prevenire la commissione dei reati. La stessa Telecom Italia si è anche costituita come parte civile.

Lo ha deciso il gup di Milano Manuela Scudieri rigettando le eccezioni di incompetenza territoriale formulate dalle difese degli imputati a favore delle autorità giudiziarie di Roma, Latina e Napoli.

Le accuse vanno dall’associazione per delinquere contestata ai dipendenti Telecom alla ricettazione di documenti identità, falso documentale e false dichiarazioni liberatorie sul trattamento dei dati personali.

Per la Procura le sim, ritenute false perché intestate a persone inesistenti o inconsapevoli, avrebbe fatto realizzare a Telecom un profitto illecito di oltre 129 milioni di euro.

Telecom Italia è imputata in base alla legge 231 del 2001 e nell’udienza preliminare è stata ammessa anche come parte civile contro i suoi ex dipendenti imputati. Secondo il pm di Milano Francesco Cajani, la società avrebbe realizzato un profitto illecito di oltre 129 milioni di euro. Tra gli imputati figurano Lucio Cattaneo, l’ex responsabile del ‘canale etnico’ di Tlc, i suoi due colleghi di allora Fabio Sommaruga e Michele Formisano, e undici dipendenti. Il resto degli imputati sono dealer, cioè titolari o gestori di 66 punti vendita Tim sparsi in quasi tutte le regioni italiane, in particolare in Lombardia e Lazio.

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