Potrebbe arrivare già domani l’istituzione di un comitato ad hoc per valutare eventuali offerte su Tim-Brasil, controllata brasiliana di Telecom. Secondo quanto riporta Repubblica, il cda convocato per domani potrebbe dare vita a una procedura da far scattare in caso di interessamenti per Tim Brasil. In questo caso verrebbe ritagliato un sottoinsieme del cda formato da soli consiglieri indipendenti, che dovrebbe accompagnare il management in tutte le fasi di negoziazione.
Soltanto in presenza di un via libera all’offerta da parte del comitato ad hoc, allora la proposta di acquisizione potrà approdare sul tavolo del cda. In attesa che si alzi il velo sulla proposta di regolamento per gestire un’eventuale vendita, non fanno che rincorrersi i rumors e torna il nome di Carlos Slim e di una scrittura privata firmata da Cesar Alierta con cui il numero uno di Telefonica si impegna a far cedere la quota di Telecom Italia nella controllata carioca per 15 miliardi di dollari. Anche se Alierta e Julio Linares non siedono più nel cda, proprio per allontanare ogni sospetto di conflitto d’interesse, il tema si intreccia con l’aut aut che il Cade, l’Antitrust brasiliano, ha imposto agli spagnoli dandogli un termine di 18 mesi per diluirsi sul mercato di telefonia mobile nazionale.
Il presidente di Telefonica Brasil, Antonio Carlos Valente, ha confermato a fine gennaio che il gruppo farà ricorso ma di fatto questo ostacola la “fase due” del riassetto di Telco che avrebbe dovuto aprirsi proprio ora. Telefonica avrebbe dovuto sottoscrivere un altro aumento di capitale da 117 milioni, avrebbe gia’ potuto convertire le azioni di classe C in azioni B fino a un massimo del 64,9% dei diritti di voto e avere un posto in più nel cda di Telco oltre a poter comprare per cassa tutte le azioni degli italiani in Telco con l’obbligo di acquisto anche della parte residua del prestito obbligazionario. La situazione però sembra ancora bloccata e, ferma restando la scadenza dei patti al 28 febbraio 2015, la prima finestra a disposizione dei soci per chiedere la scissione e ottenere azioni Telecom è quella fra il 15 e il 30 giugno prossimi, l’altra l’1-15 febbraio 2015.
Riflettori puntanti anche sulla governance: il board che intanto dovrebbe rimanere composta da 11 consiglieri, con sei membri indipendenti. Questa è la conclusione cui sono arrivati i consiglieri dopo un sondaggio tra le principali società quotate. Lo scenario sarebbe dunque il seguente: Telco all’assemblea del 16 aprile presenterà una lista di maggioranza che potrebbe eleggere 8 esponenti (prima erano 12) di cui almeno tre indipendenti mentre le minoranze nomineeranno sempre tre consigleiri. A lasciare il posto i tre manager diretti esponenti della società che formano Telco ovvero Gaetano Miccichè, Gabriele Galateri e Renato Pagliaro.
Ieri il consiglio di amministrazione di Telco “non ha assunto alcuna deliberazione in merito a ipotesi di modifica della corporate governance di Telecom Italia”, comunica una nota della holding che precisa di non aver “mai preso in considerazione né affrontato il tema relativo agli effetti sulla vigenza del patto parasociale o sui diritti spettanti ai paciscenti connessi a eventuali modifiche allo statuto di Telecom riguardanti le modalità di elezione del consiglio di amministrazione”.
A questo proposito Asati, associazione dei piccolo azionisti di Telecom, chiede che che il nuovo cda, nel caso debba essere ancora scelto con le vecchie regole e composto da 11 membri, “8 scelti dalla maggioranza e 3 dalle minoranze” siano “tutti realmente e veramente indipendenti, ad eccezione dell’Ad scelto dall’azionista di controllo” “I Consiglieri scelti dovranno avere competenze riconosciute anche in settori analoghi , ma non potranno avere rapporti di consulenza o incarichi in altre società collegate anche indirettamente a tutti gli azionisti di controllo e di minoranza – spiega una nota di Asati – non potranno avere rapporti di lavoro con studi di consulenza e legali utilizzati dagli azionisti che li hanno proposti per tutti i settori riguardanti la società”.
Inoltre è nelle attese una proposta per migliorare quella esistente e in particolare – premono gli azionisti di minoranza – per cambiare il sistema di rappresentanza con la regola dei 4/5. Marco Fossati, con il suo 5,004% dice di ”non voler fare un processo alle intenzioni” ma aspetta che si scoprano le carte, e che davanti a una proposta concreta si vada alla conta per mettere alla prova il management che dopo l’assemblea del 20 dicembre si era dimostrato disponibile a mettere mano al tema.
Secondo il dg di Intesa Sanpaolo, Gaetano Miccichè, il nuovo cda di Telecom sarà con tutta probabilità eletto con le regole attuali chiamando l’assemblea a valutare le modifiche della governance. “Credo sia abbastanza probabile – ha sottolineato Miccichè a margine di un evento della fondazione Italia-Cina – che si arrivi alla prossima assemblea con il sistema di governance attuale”. Solo in un secondo momento si potrà procedere a eventuali cambiamenti perché “è sbagliato fare modifiche a fine mandato”. Meglio aspettare che i soci e “affidare all’assemblea che è la casa dell’azionista queste modifiche”.
Intanto Kepler Cheuvreux ha inserito Telecom Italia nella propria Italian selected list, con rating confermato a buy e prezzo obiettivo alzato da 0,84 a 1 euro. “A nostro parere un break-up di Tim Brasil rappresenta un esito ragionevole, in quanto il bilancio di Telecom ha poca flessibilità per sostenere il posizionamento in Italia e in Brasile e la struttura dell’azionariato di Telco non è sostenibile. Le sinergie associate al consolidamento nel mercato mobile brasiliano sarebbero significative e consentirebbero a Telecom di vendere” Tim Brasil “a multipli alti”, spiegano gli analisti.
Per Kepler Cheuvreux, inoltre, il nuovo cda di TI, che verrà nominato ad aprile, “probabilmente sarà più indipendente e questo ha alzato l’asticella del prezzo per Tim Brasil”. Proprio il rinnovo del Board rappresenta un sostegno al momentum di breve termine per il titolo. Il prezzo obiettivo su Telecom I. sale per tener conto di una maggior valutazione del 67% detenuto in Tim Brasil, ora stimato a 8,3 miliardi euro dai precedenti 7,8 e rispetto ai 6,2 miliardi euro scontati dagli attuali prezzi di mercato. A livello di fondamentali, “la nostra maggior preoccupazione deriva dal fisso in Italia, che pesa per oltre il 70% dell’Ebitda domestico ed è una fonte chiave di flusso di cassa”, concludono gli esperti.