"Nessun via libera del governo e nessuna opposizione alla
fusione Telecom-Telefonica". Il ministro dei rapporti
con il parlamento Elio Vito, rispondendo al question time
alla Camera a una interrogazione sulla vicenda Telecom-Telefonica,
ha ribadito quanto già messo ieri nero su bianco da Palazzo Chigi
attraverso una nota ufficiale.
"Le notizie diffuse dalla stampa su un parere favorevole del
Governo ad una fusione Telecom-Telefonica sono prive di
fondamento", ha detto Vito riferendosi all'articolo
apparso ieri sul quotidiano La Repubblica in cui si annunciava
appunto l'appoggio del governo alla fusione fra l'azienda
italiana e quella spagnola.
"L'esecutivo – ha aggiunto il ministro – intende seguire
attentamente la vicenda, ma Telecom Italia è una azienda privata e
l'esecutivo rispetta la libertà d'impresa". "La
vicenda è seguita attentamente dal ministro dello Sviluppo
economico Scajola che ha già in programma incontri con i vertici
della società".
Durante il question time Vito ha anche fatto il punto sui progetti
messi in campo dal governo in materia di banda larga: "Il
governo sta operando per il completamento del piano nazionale sulla
banda larga, messo a punto per azzerare il digital divide: in
attesa delle delibere Cipe si stanno studiano strumenti di
finanziamento che permetteranno di aggiungere ai quasi 500 mnl di
euro, oggi disponibili, quasi altrettanti da spendere nel corso dei
prossimi due anni. Procedono gli accordi di cofinanziamento con
tutte le Regioni''. Ammontano a oltre 500 i cantieri
avviati "impegnando e assegnando con gara nel corso del 2009
oltre 130 milioni di euro e prevedendo di impegnare nel 2010
ulteriori 200 milioni di euro".
Allo studio anche la costituzione di una forma di società ad hoc
per la rete in fibra ottica, "in grado di coinvolgere il
maggior numero di operatori del settore''. "La
società della rete potrebbe svolgere un ruolo da protagonista
nella costruzione dell'infrastruttura evoluta di Tlc in fibra,
di cui il Paese ha bisogno con il coinvolgimento di tutti gli
operatori, a partire
da Telecom, e le istituzioni, in particolare l'Autorità per le
garanzie nelle comunicazioni".
Favorevole ad una società ad hoc incaricata della gestione della
rete anche il Presidente dell'Agcom Corrado
Calabrò, secondo il quale questa soluzione diventa
"ancora più strategica" nell'ipotesi di una fusione
Telecom-Telefonica. "All'interno dell'Agcom c'è
un gruppo, il comitato Ngn – ha ricordato Calabrò -, che continua
i colloqui, e anche il presidente Bassanini (Cassa Depositi e
Prestiti, ndr) continua a manifestare interesse per questa
soluzione strategica".
Anche per Linda Lanzillotta (Api) "per tutelare gli interessi
strategici del Paese e garantire per la rete Tlc neutralità,
accessibililità e adeguati investimenti, l'unica soluzione è
il conferimento della rete a una nuova società partecipata da
Telecom, dagli altri gestori e da soci finanziari italiani
pubblici e privati''.
''Il Governo – ha detto la deputata dell'Api – si muova
subito prima di trovarsi di fronte al fatto compiuto della fusione
con Telefonica – ha detto la deputata -. Questo e' il caso di
far prevalere le ragioni della politica e dell'interesse
presente e futuro dell'Italia sulle pure logiche di
mercato''.
Da parte sua il ministro per lo Sviluppo economico Claudio
Scajola – a margine della presentazione del Rapporto Aie
sulla politica energetica italiana – ha annunciato che "il
governo valuterà le azioni possibili a seguito dell'incontro
con Telecom nel rispetto della libertà del mercato''.
"Il problema è complesso ia sul fronte della gestione sia
della proprietà. "Telecom Italia è una società privata, in
Italia c'è libertà di mercato e il nostro è un governo
liberale che permette alle imprese di svolgere le loro
azioni''.
La Cisl intanto chiede "subito un tavolo di confronto sia con
Telecom sia con il Governo affinché dalle notizie giornalistiche
si passi adesso ai fatti veri", sottolinea Annamaria
Furlan, Segretario confederale della Cisl. "'Aver
venduto attraverso privatizzazione degli anni '90 alcune reti
materiali ed immateriali di questo paese, e' stato l'errore
strategico che oggi emerge in tutta la sua gravità. Una cosa è
certa: l'Italia non va privata di una rete così importante e
strategica come quella venduta, all'epoca, dallo Stato a
Telecom".
E per un ritorno della rete nelle mani dello Stato opta anche
Adiconsum, per bocca del segretario Pietro
Giordano, che auspica una ripartizione dei costi di
manutenzione e ammodernamento fra i vari operatori, "in misura
proporzionale alla quota di mercato posseduta". "E'
ormai palpabile il rischio di consegnare in mani straniere un
settore sensibile e delicatissimo come quello delle Tlc", –
afferma Giordano – "lo Stato non può non essere proprietario
di un bene importantissimo come la rete telefonica e non può
consentire che i costi di manutenzione e ammodernamento ricadano
sulla collettività".