“Non indicizzeremo i prezzi degli abbonamenti di telefonia all’inflazione, la nostra promessa è il ‘per sempre’”: l’amministratore delegato di Iliad, Benedetto Levi interviene sul dibattito che si è scatenato a seguito della decisione di Vodafone di indicizzare i prezzi delle offerte, per ora sul mercato spagnolo.
“Il dibattito è molto curioso, dal momento che in Italia gli altri operatori già regolarmente fanno rimodulazioni unilaterali e nulla impedisce loro, per i nuovi contratti, di alzare le tariffe”, ha aggiunto Levi sottolineando però che “è importante che non venga meno la possibilità per gli utenti, a fronte di aumenti unilaterali, di cambiare operatore senza nessuna penale”.
La decisione di Vodafone: adeguamenti dal 2023
La filiale spagnola di Vodafone ha deciso che adeguerà ogni anno i prezzi degli abbonamenti tenendo conto dell’indice dei prezzi al consumo, alias dell’inflazione: la modifica dei contratti entrerà in vigore da gennaio 2023. Gli utenti avranno 30 giorni di tempo per disdire l’abbonamento alla compagnia senza penali: nel caso di vincolo all’operatore frutto di un piano di finanziamento rateale per l’acquisto di uno smartphone i clienti dovranno saldare le rate mancanti. L’adeguamento dei prezzi non riguarderà i clienti della compagnia low cost Lowi che fa capo alla telco né i clienti che hanno sottoscritto tariffe “sociali”.
Secondo quanto dichiarato da Vodafone alla stampa iberica l’obiettivo è “consolidare la sostenibilità a lungo termine del business” e garantire le “risorse necessarie” per reti, prodotti e servizi in Spagna. Dall’azienda spiegano che i prezzi della telefonia mobile sono scesi del 32% dal 2008 nonostante il forte aumento dei clienti e del consumo di dati. “Ci sono state perdite di oltre il 34% delle entrate negli ultimi dieci anni e un’erosione del valore del business di circa il 50%”, ha dichiarato Vodafone. “Ciò ha ridotto la capacità di investimento degli operatori nelle infrastrutture per le nuove reti di telecomunicazione 5G”.
Istat: prezzi produzione servizi Tlc a -3%, in controtendenza
Nel secondo trimestre 2022 i prezzi alla produzione dei servizi aumentano dell’1,8% sul trimestre precedente e del 4% su base annua. È quanto rileva Istat nel suo report sui prezzi alla produzione dell’industria, delle costruzioni e dei servizi a luglio 2022 e nel secondo trimestre 2022. Gli incrementi tendenziali più elevati riguardano i servizi di trasporto marittimo e costiero (+42,5%) e di trasporto aereo (+26,5%); le uniche flessioni tendenziali interessano i servizi di telecomunicazione (-3 %) e le altre attività dei servizi di informazione (-2%).