Telefonica vara un piano di 6.500 esuberi entro il 2013, per un
costo di 2,7 miliardi di euro tasse escluse: si tratta di una
riduzione del personale che colpisce quasi il 20% della forza
lavoro spagnola (35mila dipendenti) del colosso delle
telecomunicazioni e che fa parte della strategia con cui Telefonica
sta cercando di potenziare la redditività della divisione
domestica, una volta il traino del suo business ma che oggi cresce
a rilento a causa della diminuzione del traffico su rete fissa,
dell’intensificarsi della concorrenza e anche della crisi
economica spagnola.
Il costo dell’operazione di ristrutturazione è stato calcolato
intorno ai 415mila euro per dipendente, ha comunicato la telco nei
documenti presentati al regolatore spagnolo, e verrà registrato in
bilancio come spese straordinarie una tantum per il personale.
Telefonica ha tuttavia fatto sapere agli investitori che i suoi
obiettivi sul dividendo non saranno toccati dai costi della
ristrutturazione e che si attende notevoli vantaggi collegati con i
tagli alla forza lavoro che non sono ancora stati inclusi negli
obiettivi di redditività e operatività degli anni
2011-2013.
In merito ai licenziamenti, Telefonica ha raggiunto all’inizio
del mese un accordo con i sindacati spagnoli che prevede 45 giorni
di paga per ogni anno che il dipendente ha lavorato per Telefonica
più una liquidazione. L’azienda ha anche acconsentito a coprire
i costi del sussidio di disoccupazione per i dipendenti interessati
che altrimenti sarebbero stati a carico dello Stato – ovvero dei
contribuenti spagnoli. Un'importante concessione al governo –
insieme alla riduzione degli esuberi dagli 8.500 annunciati a
giugno agli attuali 6.500 – dopo le pesanti critiche di Madrid che,
in un momento in cui il tasso di disoccupazione in Spagna tocca il
21% (il più alto dell’euro zona), non vede affatto di
buon’occhio le aziende che licenziano.