La Corte generale del Consiglio dell’Unione europea (Ue) ha confermato la multa di 151,9 milioni di euro che la Commissione europea ha imposto nel 2007 a Telefonica per abuso di posizione dominante nel mercato Internet a banda larga in Spagna. I giudici europei hanno respinto il ricorso di Telefonica, a causa dei tassi esorbitanti applicati alle imprese concorrenti per utilizzare la rete per fornire servizi alternativi per la banda larga.
Secondo la Ue gigante spagnolo aveva abusato della propria dominanza al fine di commettere pratiche illecite di prezzi, cioè dei price squeeze: aveva intenzionalmente ridotto la forchetta tra wholesale e retail per mettere fuori mercato i concorrenti. Per difendersi, aveva sostenuto, fra l’altro, che i prezzi (all’ingrosso) erano fissati dal regolatore spagnolo Cmt quindi l’impresa non poteva essere responsabile degli effetti. Il tribunale ha però demolito questo argomento, sottolineando che i prezzi fissati da Cmt sono solo dei massimali, e quindi Telefonica avrebbe potuto abbassarli (in coincidenza con gli sconti fatti sul retail) per evitare effetti anticoncorrenziali. Non si tratta di un principio nuovo, per la verità: la Corte Ue lo aveva applicato anni fa in uno dei primi casi di price squeeze (Deutsche Telekom, 2004).