“Crediamo nei benefici del consolidamento all’interno del mercato, che può essere positivo sia per gli operatori che per i cittadini, ma affinché questo genere di operazioni si materializzi occorre che una serie di elementi vadano al loro posto e, in definitiva, questo è estremamente difficile e complesso”. Si è espresso così il Cfo di Telefonica, Angel Vila, rispondendo a una domanda su un possibile spezzatino di Tim Brasil tra i concorrenti della controllata di Telecom Italia nel mercato brasiliano, durante la conference call sui conti del gruppo spagnolo.
Il commento su Tim Brasil è dunque a margine della presentazione dei risultati 2013 del colosso di Madrid, con prestazioni in chiaro-scuro, visto che l’utile netto è cresciuto del 16,9% a 4,59 miliardi di euro, grazie soprattutto ai risultati dell’America Latina, ma il fatturato è calato dell’8,5% a 57,06 miliardi di euro rispetto ai 62,36 miliardi del 2012, colpito da un indebolimento delle valute nella stessa America Latina e dal rallentamento delle vendite in Europa. Dove il gruppo di Madrid deve vedersela anche con le obiezioni dell’Antitrust europeo al takeover di E-Plus in Germania.
Il gruppo spagnolo di telecomunicazioni ha confermato la distribuzione di un dividendo complessivo di 0,75 euro per azione, mentre l’indebitamento netto è sceso a 45,38 miliardi di euro, grazie alla vendita di asset non strategici perseguita negli ultimi due anni. Telefonica ha addirittura superato l’obiettivo che si era fissata per fine 2013, che era di scendere a un indebitamento di 47 miliardi di euro.
Anche le revenues, nonostante il calo, hanno lievemente superato le stime Reuters (era atteso un risultato inferiore ai 57 miliardi di euro). Batte le attese anche l’utile operativo (Oibda), pari a 19,08 miliardi, in calo del 10,1% ma superiore alla previsione di 18,96 miliardi di euro.
Il business in America Latina, che rappresenta il 51% delle vendite totali, è cresciuto del 9,6% ma l’indebolimento delle valute in Brasile, Argentina e Venezuela ha fatto perdere a Telefonica 7,5 punti percentuali dalla crecita delle sue revenues e dell’utile operativo.
Il risultato sud-americano, unito a un incremento del 9,3% delle vendite di dati mobili, ha aiutato comunque a contrastare la perdita di revenues (-8,6%) in Europa e sul mercato domestico, anche se le attività sul Vecchio Continente e in Spagna mostrano segnali di ripresa nel quarto trimestre.
Telefonica vuole crescere nei mercati dove è già presente dato che ”il gruppo il suo consolidamento lo ha fatto”, ha affermato durante la conference call sui conti 2013 Cesar Alierta, numero uno di Telefonica, in Italia, come noto, socia di Telecom attraverso Telco. Alierta ha ribadito il suo ”impegno sul dividendo” e ha sottolineato la volontà di Telefonica di ”diventare un gruppo digitale”.
In Europa però si preparano per Telefonica altre sfide: l’Antitrust europeo ha espresso le sue obiezioni al proposto takeover da parte del colosso spagnolo dell’operatore tedesco E-Plus, filiale dell’olandese Kpn, perché causerebbe un aumento dei prezzi sul mercato mobile anche di un terzo per alcuni clienti, come riporta oggi il Financial Times.
L‘Antitrust Ue ha indicato in una sua bozza di “statement of objections” di non gradire l’operazione e che probabilmente la vendita non potrà andare avanti senza che le due telco si impegnino a importanti concessioni o dismissoni di asset (probabilmente spettro).
Kpn ha commentato dicendo che le obiezioni sono “la prassi” nelle valutazioni che il regolatore dà di accordi di questo genere e Telefonica si è detta “ottimista” in merito all’approvazione dell’Antitrust, perché il mercato tedesco è ricco di operatori di rete virtuali e la concorrenza non manca. Il colosso spagnolo sta preparando per il regolatore Ue un documento in cui illustra come l’ingresso sul mercato in Germania del nuovo operatore che si formerà con l’acquisizione di E-Plus non potrà far salire i prezzi più del 5-9%, mentre l‘Ue prevede un aumento medio dei prezzi dei piani tariffari mobili del 13-17% e addirittura del 26-37% per i contratti pre-pagati, dove il nuovo operatore controllerebbe il 60% del mercato.