I tassi di terminazione mobile nei paesi dell’Ocse sono scesi del 53% dal 2006 al 2011, da 0,1406 dollari al minuto a 0,0650 dollari al minuto. Lo rileva il nuovo studio (scarica qui il report completo) realizzato dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, che, spiega, “lavora costantemente per stimolare la concorrenza e l’innovazione sui mercati della telefonia mobile”.
Con questo nuovo studio, si legge in una nota, l’Ocse vuole contribuire al dibattito in corso tra i regolatori dei paesi Ocse che stanno riducendo o considerando l’abolizione del “pedaggio” che un operatore telefonico deve pagare all’altro per far terminare le chiamate sulla rete dei concorrenti, appunto le tariffe di terminazione mobile. “Questo accade perché gli operatori mobili hanno un monopolio sulla terminazione delle chiamate sulle loro reti”, afferma l’Ocse.
Pur avendo rilevato un forte calo di tali tariffe, lo studio sottolinea come la situazione vari molto da paese a paese. Le tariffe di terminazione mobile sono zero in Canada e bassissime in Stati Uniti (0,0007 dollari al minuto), Israele e Turchia (0,0203 dollari al minuto), mentre raggiungono le punte massime in Estonia (0,142 dollari al minuto) e Cile (0,165 dollari al minuto).
La complessità e le differenze nel modo in cui gli operatori si fanno pagare rende difficile trovare un legame tra le tariffe di terminazione mobile e i prezzi finali per l’utente per le chiamate voce nei singoli paesi, ma, secondo lo studio Ocse, se tariffe più basse portano a un aumento dei volumi delle telefonate, non sempre risultano in prezzi retail inferiori per i consumatori, perché gli operatori potrebbero accrescere il costo di altri servizi per compensare le perdite sulle tariffe di terminazione.
Per l’Ocse, tuttavia, ridurre le tariffe di terminazione mobile a zero rafforzerebbe la concorrenza nella voce e negli altri servizi, potrebbe accelerare l’introduzione di nuovi servizi VoIp e stimolerebbe i provider a offrire una più ampia gamma di modelli di tariffazione per venire incontro alle esigenze degli utenti, anziché prezzi che riflettono “un potere monopolistico sulle reti di altri”.