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Tim alza la posta e spinge sul dossier Open Fiber. Gubitosi: “Enel si decida”

Presentato il piano triennale 2020-2022: stimata generazione di cassa fra i 4,5 e i 5 miliardi, debito sotto i 20 miliardi. Ftth per il 40% della popolazione entro il 2023 e copertura nazionale del 5G nel 2025-2026. Proposto il pagamento di un dividendo. Sulla newco delle reti l’Ad puntualizza: “No a quota di minoranza, infrastruttura è nostro core business”

Pubblicato il 10 Mar 2020

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Obiettivi al rialzo in termini finanziari e di sostenibilità. Tim traccia la roadmap futura e mette nero su bianco le nuove sfide nel Piano strategico triennale 2020-2022 approvato dal Consiglio di amministrazione. I risultati 2019 – superiori alle aspettative soprattutto sul fronte della riduzione dell’indebitamento, sottolinea la società guidata da Luigi Gubitosi e presieduta da Salvatore Rossi – pongono le basi per un triennio di “rilancio” che vedrà coinvolte tutte le business unit con obiettivi sfidanti.

Per il triennio 2020-2022 Tim punta a una generazione di cassa fra i 4,5 e i 5 miliardi (5-5,5 a parità di perimetro e principi contabili) dunque decisamente in crescita rispetto ai 3,5 miliardi del piano precedente. E l’azienda intende portare il debito after lease sotto la soglia dei 20 miliardi entro l’anno prossimo. Obiettivi più ambiziosi anche sul fronte costi: il nuovo target è ridurre del 10% nel triennio la base aggredibile (8% nel piano precedente). È stato inoltre confermato il target di evolvere la copertura Fttc, attualmente pari all’81%, in Ftth per il 40% della popolazione entro il 2023. E annunciato l’obiettivo di copertura nazionale 5G entro il 2025/26.

Il consiglio di amministrazione chiamato ad approvare anche il Bilancio 2019 ha annunciato – per la prima volta dall’esercizio 2013 – la proposta di pagamento di un dividendo pari a 1 centesimo per le azioni ordinarie e di 2,75 centesimi per le risparmio.

Dossier Open Fiber, Gubitosi: “Enel decida”

Il cda rende noto inoltre che “è stato garantito un periodo di esclusiva al fondo Kkr Infrastructure in qualità di partner finanziario per lo sviluppo della rete in fibra in Italia a seguito della presentazione di una un’offerta non vincolante per l’acquisto di circa il 40% della rete secondaria fibra/rame di Tim ed in vista dell’auspicata integrazione con Open Fiber”.

L'”auspicata” integrazione però “non sarà per sempre”, ha puntualizzato l’AD Luigi Gubitosi nella conference call con gli analisti. Enel – azionista al 50% di Open Fiber insieme con Cdp – “deve decidere a questo punto”, comunicando “il proprio interesse o meno alla proposta”, riferendosi al progetto con Kkr. Tim punta a creare una newco in cui far confluire la rete secondaria in rame e fibra e “con la vendita di quasi il 40% di questa newco”, il gruppo potrebbe “incassare quasi 2 miliardi di euro”, ha detto Gubitosi.

L’Ad ha però escluso la possibilità di un ruolo “secondario” da parte dell’azienda: “Tim non accetterebbe una quota di minoranza” nell’eventruale società delle reti con Open Fiber, in quanto “questo è il nostro core business” e “noi siamo il miglior player del settore, il campione mai sconfitto a livello italiano”.

Gli obiettivi 2020-2023 per le Business Unit

Consumer: favorire una decisa spinta verso un modello di convergenza tra servizi core e servizi innovativi “adiacenti”(TV, smart home, security, gaming). È conseguentemente previsto un incremento dell’Arpu fisso e mobile oltre ad una crescita nell’utilizzo dei metodi di pagamento digitale eautomatici, con evidenti risparmi di costi e riduzione del churn, sottolinea l’azienda. Si prevede infatti la stabilizzazione delle linee fisse entro il 2022 con una penetrazione ultrabroadband del 70% sul totale dei clienti broadband. Nel mobile ci si attende una migliore dinamica sulla Mobile Number Portability.

Tim Vision: in meno di un anno Tim Vision è diventata la piattaforma TV più completa del mercato italiano – si legge nella nota emessa a seguito del cda – che aggrega i migliori contenuti di intrattenimento e sport dei principali player mondiali (come Disney , Netflix, Sky, Dazn, Amazon). A conferma di questo posizionamento, Disney ha scelto Tim Vision come piattaforma di distribuzione in esclusiva in Italia di Disney+. Questo posizionamento favorirà l’ulteriore sviluppo della convergenza e delle offerte bundle contenuti + fibra mirato alla fidelizzazione dei clienti al brand e ai servizi Tim e sarà sostenuto da iniziative di comunicazione e ulteriore miglioramento del servizio.

Business: confermare Tim come fornitore di riferimento e top partner di qualità di soluzioni integrate per le Pmi e le grandi aziende. A tal proposito è stato pianificato un deciso ampliamento dell’offerta anche grazie ad accordi di partnership con aziende leader, primo fra tutti quello con Google Cloud, ed altri player che apriranno opportunità di business innovativi per Tim e le aziende del gruppo come Olivetti nell’IoT e Telsy nei cyber services.

Wholesale: difendere la quota di mercato di accesso e mantenere la leadership nella copertura ultrabroadband, cogliendo le opportunità che derivano dai servizi non regolati, in linea con il precedente piano. Si stima che gli accessi in fibra raggiungano circa 5,1 milioni nel 2022.

Il bilancio 2019 di Tim

Utile netto pari a 1,3 miliardi, 18 miliardi di ricavi, generazione di cassa per 1,7 miliardi, indebitamento pari a 23,8 miliardi, in diminuzione di 1,4 miliardi, un risultato messo a segno con un anticipo di sei mesi rispetto al piano presentato alla comunità finanziaria lo scorso anno. Questi i dati salienti del bilancio 2019. Due le principali operazioni che nel 2019 hanno modificato il perimetro di consolidamento: la cessione di Persidera e l’operazione Inwit (ancora in corso) che prevede la fusione per incorporazione di Vodafone Towers – che ha ottenuto il via libera dall’Antitrust Ue – per dare vita alla newco delle torri. A novembre dello scorso anno inoltre Noverca è stata incorata e fusa in Tim.

Nel 2019 i ricavi da servizi del Gruppo, al netto del contributo di Telecom Italia Sparkle (International Wholesale), sono stati pari a 15,6 miliardi di euro(-2,6% YoYin termini organici), mentre i ricavi totali hanno raggiunto i 18 miliardi di euro (-4,9% YoYin termini organici).

L’Ebitda confrontabile di Gruppo è stato di 7,5 miliardi di euro, con un incremento del 1,2% YoY, grazie alla continua ottimizzazione dei costi e ad un saldo positivo delle partite non ricorrenti che hanno beneficiato per 685 milioni di euro dell’esito favorevole per Tim Brasil dei contenziosi relativi a una doppia imposizione fiscale, in parte controbilanciati da 756 milioni di euro di accantonamenti relativi all’esodo del personale oltre ai rischi relativi a sanzioni. L’indicatore Ebitda reported –Capex ha raggiunto i 3,7miliardi di euro, beneficiando delle azioni di continuo miglioramento nelle condizioni e nei termini di spesa e dei livelli di coverage già raggiunti dalle reti fissa e mobile. Il risultato netto attribuibile ai soci della controllante si è attestato a 1 miliardo di euro (negativo per 1,4miliardi di euro nel 2018).

Il quarto trimestre 2019 di Tim

I ricavi da servizi sono stati pari a 4miliardi di euro, in diminuzione di 261milioni di euro in termini organici rispetto al quarto trimestre 2018 (-6,1% YoY) influenzata dalla riduzione dei contratti relativi a servizi di Wholesale Internazionale a marginalità bassa o nulla avviata a inizio anno. Al netto di quest’ultimo effetto, l’andamento dei ricavi da servizi, rispetto all’anno precedente, si è attestato a-3,8%YoY a livello di Gruppo e -5,9% per il Domestic. I ricavi totali di Gruppo nel quarto trimestre sono stati pari a 4,6 miliardi di euro (-6,6%YoY su base organica).

In Italia, il mobile ha confermato anche in questo trimestre il trend di attenuazione delle dinamiche di Mobile Number Portability di mercato, a testimonianza di una maggiore razionalità nella parte alta del mercato mentre il segmento di mercato più sensibile al prezzo è rimasto molto competitivo. Il numero complessivo delle linee mobili di Tim si è attestato a 31milioni a fine dicembre, in leggera flessione rispetto al trimestre precedente e con un tasso di disconnessione (churn) in riduzione rispetto al quarto trimestre dello scorso anno (5,5% rispetto a 6,2% del quarto trimestre2018). La politica di riduzione dei volumi di device mobili venduti (94 milioni di euro nel quarto trimestre, -30%YoY) con marginalità nulla o negativa ha portato gli attesi, significativi, benefici a livello di Ebitda. Nel fisso, le linee broadband si confermano in crescita (+60.000) così come la continua migrazione della base clienti verso la banda ultralarga (93.000 incrementi netti nel quarto trimestre, rispetto ai 68.000 del terzo trimestre).

Anche nel quarto trimestre non sono stati aumentati i prezzi della telefonia fissa. Le linee fibra, Retail e Wholesale, hanno raggiunto i 7 milioni di unità, in crescita del 27% YoY e del 5%rispetto al trimestre precedente. Nel segmento business è proseguita la crescita dei ricavi Ict (+13,7%YoY), confermando e consolidando ulteriormente la leadership di Tim nel segmento Ict in termini sia di offerta sia di presenza nel mercato. Nel Wholesale Domestico, i ricavi da servizi hanno beneficiato della continua migrazione dei clienti da rame a fibra, bilanciando il churn dei clienti solo rame.

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