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Tim, (anche) Moody’s taglia il rating: “In Italia competizione agguerrita”

Dopo la scure di S&P a ottobre arriva anche il downgrade dell’agenzia, da Ba1 a Ba2. Riflettori sulla capacità dell’azienda di rafforzare la generazione di liquidità e ridurre la leva finanziaria

Pubblicato il 11 Dic 2020

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Secondo downgrade per Tim nel giro di due mesi. Dopo il taglio di S&P a ottobre – l’agenzia ha abbassato il rating classificandolo come “negativo” – anche Moody’s ha deciso di rivedere la propria posizione abbassando la classificazione da Ba1 a Ba2.

“Il downgrade riflette la nostra aspettativa che Tim rimanga influenzata negativamente da un ambiente operativo molto competitivo in Italia che limiterà ulteriormente la capacità dell’azienda di rafforzare la generazione di liquidità e ridurre la leva finanziaria” spiega Carlos Winzer, Moody’s Senior Vice President e lead analyst. Moody’s . Nell’evidenziare “gli sforzi e il successo del management nell’esecuzione dei piani” e nel sottolineare che la strategia, elaborata due anni fa “comprendeva un piano per migliorare la qualità delle reti fisse e mobili, migliorare ulteriormente il flusso di cassa rafforzando la riduzione dei costi, accelerando la soddisfazione del cliente e servizi convergenti aggiuntivi per supportare la futura crescita dei ricavi”, l’agenza decide comunque di rivedere il rating. Se da un lato l’Agenzia riconosce “il miglioramento recentemente riportato sul mercato interno” dall’altro “l‘ambiente operativo rimarrà difficile, con circa l’1,5% diminuzione dei ricavi nel 2021 e l’aspettativa di raggiungere una stabilità nelle entrate solo entro il 2022″.

​Secondo Moody’s” l’indebitamento ha raggiunto il picco di 4,2 volte nel 2020 con un miglioramento solo marginale a circa 4volte nel 2021″. E il principale rischio è crescente complessità aziendale, in particolare dopo l’operazione con Vodafone su Inwit e Kkr. Tra i punti di forza di Tim, Moody’s sottolinea la sua posizione di fornitore di servizi storico in Italia, con forti quote di mercato in entrambi i segmenti fisso e mobile; la diversificazione internazionale in Brasile; forti margini operativi e costante attenzione al controllo dei costi. Ci sono però elevate pressioni competitive in Italia; aspettative di un calo continuo delle entrate fino al 2022; una leva finanziaria netta elevata; e continua necessità di investimenti in conto capitale. La posizione di liquidità “è ritenuta forte – si legge nel report di Moody’s – basata sulla generazione di flussi di cassa dell’azienda, sulle risorse di cassa disponibili e linee di credito committed, nonché un profilo di scadenza del debito esteso”.

A settembre scorso in un report di Moody’s sottolineava che la creazione di una società unica delle reti, di cui l’accordo su FiberCop rappresenta il primo passo, potrebbe alleviare le pressioni concorrenziali nel mercato wholesale e rappresentare un aspetto positivo per Telecom Italia (TI). “Vediamo questi due annunci come un primo passo nella road map verso l’obiettivo più ampio di fondere FiberCop con Open Fiber di Enel al fine di creare una società unica di infrastrutture a fibra (AccessCo) a livello nazionale controllata da TI – spiegano gli analisti – La creazione di questa entità potrebbe alleviare le pressioni concorrenziali nel mercato wholesale, un aspetto positivo per TI”.

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