Tim apre a un’integrazione con Open Fiber ma l’eventuale collaborazione riguarderebbe solo la fibra fino a casa, l’Ftth. “Un unico player potrebbe essere meglio e siamo aperti a collaborare – ha detto l’Ad Amos Genish, in occasione di un incontro con la stampa – Speriamo che Open Fiber sia altrettanto aperta al dialogo e vedremo se è possibile avere un’unica azienda con un denominatore comune”. Sul tavolo ad oggi niente di concreto e, secondo quanto si apprende, solo contatti informali a livello tecnico e con gli azionisti per capire se la strada è percorribile.
Intanto l’azienda guidata da Elisabetta Ripa procede con il suo piano: è stato ha siglato col Comune di Taranto la convenzione propedeutica all’avvio del cablaggio di 63mila unità immobiliari in modalità Fiber To The Home , con un investimento di circa 15 milioni di euro.
Genish ha ribadito l’impegno a rimanere alla guida di Tim fino al 2020. Il manager ha messo a tacere le voci che si sono inseguite nelle ultime settimane su una sua possibile uscita dall’azienda nella quale ha fatto il proprio ingresso meno di un anno fa. L’Ad ha voluto smentire ‘congetture e voci che mettono a repentaglio la capacità di raggiungere gli obiettivi ambiziosi che Tim si è proposta”. Genish ha puntato l’indice contro “alcuni membri del cda di Tim indaffarati a diffondere congetture false e a interferire sul lavoro del management. Membri – ha aggiunto – che dovrebbero invece capire il mandato loro affidato dall’assemblea che è quello di formare un cda indipendente e non esecutivo con l’unico scopo di perseguire gli interessi comuni della società e di tutti gli azionisti’. Peraltro ha parlato di scontento dei soci chiave di Tim.
Focus anche sullo scorporo. “Faremo tutto perché la rete diventi una società che sia scorporata – ha sottolineato – A nostro parere anche l’Agcom ha visto un miglioramento nello scorporo della rete dal punto di vista normativo”. Il manager, ha ricordato che Telecom ha incontrato l’Agcom lo scorso 27 marzo affrontando il tema dello scorporo della rete. “Ci aspettiamo che nel giro delle prossime settimane l’Authority ci farà sapere il suo parere sulla Netco. Si chiarirà inoltre anche il quadro normativo”.
Genish non si è tirato indietro quando si è trattato di commenate lo sbarco di Iliad sul mercato italiano. “Ci sono nuovi competitor ma sono di piccole dimensioni e con grandi ambizioni”, ha detto: chiaro il riferimento all’operatore francese. Che, secondo l’Ad, “è molto aggressivo ma non rivoluzionario”.
“La nostra posizione di forza ci tutela, abbiamo una rete migliore, un’offerta di valore migliore e una rete di negozi fisici – ha detto – Ci aspettiamo un secondo trimestre positivo mentre altri competitor stanno perdendo quote di mercato” questo anche se il nuovo operatore telefonico ha trovato “un pubblico interessato ma è presto per fare un’analisi approfondita”.
Di sicuro “ci aspettiamo che la competizione sia per tutti alle stesse condizioni: secondo noi Iliad non ha ottemperato alla legge Pisanu e non sono stati ‘compliance’ – aggiunge il manager che nelle scorse settimane ha fatto una segnalazione al ministero dell’Interno e ad Agcom – Aspettiamo di vedere cosa deciderà l’authority”. Iliad che si è vantata di avere la struttura di una start up, per l’emissione delle sim si affida al suo sito web o a macchinette automatiche senza avere così l’onere di punti vendita e con una notevole riduzione dei costi.
Il manager ha poi dettagliato il piano di tagli. Tim intende dismettere “oltre 6.000 uffici” entro il 2021, con un risparmio a regime stimato in 350-400 milioni di euro all’anno, ma se avrà i necessari permessi dell’Agcom su alcune questioni potrebbe accelerare e “ottenere già questi risparmi nel 2019-2020”.
“Chiaramente la digitalizzazione sta colpendo l’occupazione in tutto il mondo, non solo Tim”, ha detto. L’intesa raggiunta per la trasformazione della casa integrazione straordinaria in solidarietà per quasi 30 mila addetti del gruppo, prosegue il capo azienda, “è stata approvata con il 92% dei consensi, che è un record per noi, e questo significa una situazione win-win per entrambe le parti coinvolte”. “Voglio ringraziare il ministro Di Maio – prosegue Genish – per il suo impegno perdsonale e il suo dialogo pragmatico, che ci ha portato a dei risultati che non erano così facilmente raggiungibili”. Inoltre, prosegue il top manager, “siamo perfettamente d’accordo di ridurre l’età pensionabile, soprattutto per i nostri tecnici che lavorano sul campo, è un lavoro molto difficile. Questo migliorerà le condizione nel lavoro dei più giovani”.
Genish e Luigi Di Maio si incontreranno a luglio, dicono fonti vicine al dossier le quali precisano che “c’è stato solo l’incontro sul personale, ma non si è parlato del resto”. In merito alla questione della rete, il governo ha fatto sapere all’azienda che la questione più urgente da capire è quella del rapporto con Open Fiber, con cui Tim non escluderebbe un’alleanza solo con il Ftth. Tuttavia occorre attendere il rinnovo dei vertici di Cdp per avere un’idea più chiara sui piani dell’esecutivo.
Sul fronte conti, Tim punta a tornare investment grade entro la fine del prossimo anno. “Le nostre priorità sono l’investment grade e i dividendi – ha annunciato – il raggiungimento dell’investment grade ci consentirà di pagare i dividendi ai nostri azionisti, noi vogliamo continuare a investire e rafforzare il valore per i nostri azionisti e il nostro piano farà da catalizzatore”. “Siamo sulla giusta strada stiamo raggiungendo gli obiettivi fissati nel piano”, ha proseguito Genish, spiegando di aver incontrato di recente due delle principali agenzie di rating e di aver mostrato i progressi fatti nell’esecuzione del piano. “Abbiamo adottato un sistema di disciplina finanziaria per il piano ed entro fine 2019 puntiamo a raggiungere un rating decisamente positivo”.
Genish, guarda con ottimismo al futuro. “Digitim, il nuovo piano iniziato nel 2018, vuole trasformare l’azienda in modo significativo e creare il primo player digitale in Europa – ha detto – Il Brasile va benissimo. In Italia sta procedendo la migrazione verso la fibra: nel primo trimestre ci sono state 600mila migrazioni alle linee in fibra. Il secondo trimestre dovrebbe essere sugli stessi livelli. Si tratta di risultati da record”.