BANDA ULTRALARGA

Tim apre alle nozze con Open Fiber. E pensa alla fusione in Flash Fiber

Nelle intenzioni dell’Ad Amos Genish i cavi delle due infrastrutture dovrebbero confluire nella jv tra Tim e Fastweb. Ma resta il nodo valutazione

Pubblicato il 05 Lug 2018

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Tim starebbe ragionando a una fusione con Open Fiber. Secondo La Repubblica, l’amministratore delegato Amos Genish, starebbe pensando a una integrazione tra la rete di accesso di Tim e quella di Open Fiber. La società in cui dovrà realizzarsi l’integrazione sarebbe Flash Fiber, la jv tra la stessa Tim e Fastweb (in proporzione 80% di controllo della prima verso il 20% della seconda) nata due anni fa. Il suo modello replica il modello di Open Fiber: il suo compito è infatti posare cavi di fibra ottica dagli armadi di Tim ai palazzi e poi con i verticali fin dentro le case degli utenti.

Genish è convinto della necessità di dare segnali più concreti della volontà dell’ex monopolista telefonico di realizzare in Italia un’unica società per il cablaggio in fibra ottica.

Il ragionamento su una possibile fusione lo aveva aperto lo stesso Genish , nello scorse settimane. “Un unico player potrebbe essere meglio e siamo aperti a collaborare – ha detto l’Ad Amos Genish, in occasione di un incontro con la stampa – Speriamo che Open Fiber sia altrettanto aperta al dialogo e vedremo se è possibile avere un’unica azienda con un denominatore comune”.

Il progetto presenta però nodi spinosi. Il primo riguarda il perimetro delle rete da conferire: si va dall’intera infrastruttura alla sola rete d’accesso (ultimo miglio). Se la scelta cadesse su questa seconda opzione, parte della rete resterebbe in Tim che non sarebbe più solo definita come società di soli servizi.

C’è poi il tema valutazione che non dipende solo dalla quantità di rete da conferire ma anche dai cespiti. Le valutazioni divergono: per Tim il valore della sola rete sarebbe sui 15 miliardi, con il resto del backbone si arriva a 20. Ma le stime degli analisti parlano di 8-10 miliardi per la rete di accesso e 3-4 per il backbone.

“E’ una possibilità che dipende da Tim e da Open Fiber non da me”. Con queste parole il presidente dell’Agcom, Angelo Marcello Cardani, commenta l’eventuale fusione. Interpellato dai giornalisti a margine del convegno promosso da Iab Italia sul mercato digitale, Cardani ammette che si tratta di “un giudizio molto difficile da dare perchè – spiega – si tratta di comprendere prima qual è la situazione del mercato”. I dubbi sono di varia natura: “se abbiamo fiducia nel mercato e decidiamo di accentrare l’intera proprietà della rete in fibra all’interno di una socieà neutrale, dobbiamo avere – afferma – la convinzione di una gestione equilibrata di una infrastruttura di questa importanza. Se invece abbiamo dei dubbi su una società privata neutrale, potrebbe essere meglio una società controllata dallo Stato”. Anche se “poi però potremmo avere dei dubbi nella capacità dello Stato di gestire l’infrastruttura” conclude Cardani.

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