Asati prende le distanze dalla gestione Vivendi. E lancia un appello ai fondi: “Serve ripensare alla corporate governance e presentare alla prossima assemblea un’unica lista per il cda e il Collegio Sindacale”. L’invito dei piccoli azionisti nello specifico è rivolto a “Assogestioni, Elliott, tutti i fondi che hanno investito in Tim e in questi anni hanno visto deluse le loro aspettative”. Questo perché “c’è l’opportunità – dice Asati – che la minoranza storica – non numerica ma per scelta – diventi maggioranza ed esprima i 2/3 del prossimo Consiglio” per governare la società “secondo le best practices internazionali, nel rispetto della più grande public company italiana, per creare valore per tutti gli azionisti che credono in un progetto diverso, importante e dotato della necessaria lungimiranza”.
Telecom secondo la società “non può essere governata con un 25% da un solo gruppo, con il rischio che i suoi interessi prevalgano su quelli della società. Merita di essere gestita da consiglieri indipendenti, competenti e rappresentativi delle professionalità necessarie ad un buon governo societario”.
Con la proposta Asati “si fa latore di un progetto unico nel suo genere di corporate governance, qualcosa di impensabile fino a poco tempo fa in Italia, ma ragionevolmente possibile oggi in Telecom, con il contributo di tutti. Asati è pienamente consapevole che non può “fare la differenza” in questa partita ma potrebbe invece “essere la differenza” insieme a tutti gli altri, apportando il consenso e le competenze che unanimemente ci vengono riconosciuti”.