LA STRATEGIA INDUSTRIALE

Tim, avanti sul Piano Labriola: NetCo prima newco europea della fibra

Superamento del modello verticalmente integrato. Nella società anche Sparkle. Approccio tech company per ServiceCo, due i business nel perimetro: in Tim Enterprise passano Noovle, Olivetti, Telsy e i data center, in Tim Consumer la rete mobile e le attività per le pmi. Si punta a migliorare le performance e attrarre nuovi partner industriali e finanziari

Pubblicato il 07 Lug 2022

Foto Pietro Labriola

Tim va avanti sullo scorporo e come preannunciato dà il via all’iter per la separazione degli asset nelle due newco NetCo e ServiceCo. Il cda ha dato mandato all’Ad Pietro Labriola per “svolgere ogni attività utile per il conseguimento dell’obiettivo strategico del superamento dell’integrazione verticale e della riduzione del livello di indebitamento della società attraverso operazioni di trasferimento e valorizzazione di alcuni asset del Gruppo. Le eventuali opzioni verranno sottoposte al consiglio per le deliberazioni del caso”, si legge nella nota emessa a conclusione del board.

In conferenza stampa l’Ad Pietro Labriola ha sottolineato che “il 4 agosto sarà reso noto l’andamento del business del semestre e ci saranno più dettagli anche su Dazn e le attività legate al Pnrr. Il management team deve garantire in termini di execution; solo 3 volte in 10 anni è stato messo a segno il raggiungimento della guidance. La nostra è un’azienda che ha un valore nascosto che non siamo mai stati in grado di spiegare davvero al mercato.  Nelle prossime settimane un roadshow per spingere la comprensione”.

SCARICA QUI LA PRESENTAZIONE DELLA NEW TIM

Obiettivo: migliorare le performance e attrarre nuovi partner

Un piano di trasformazione “che si basa sulla consapevolezza che il Gruppo opera in un mercato caratterizzato da una forte competizione e da un quadro di vincoli regolatori tra i più stringenti in Europa”.  E ancora: “Il piano di business consentirà di migliorare le performance operative con un focus economico finanziario specifico per ciascuna entità e di attrarre nuovi partner industriali e finanziari, permettendo di accelerare i processi innovativi e lo sviluppo di un’offerta sui nuovi business orientati alla transizione digitale”. E la nuova organizzazione consentirà di “cogliere al meglio le opportunità offerte dalla transizione digitale e raggiungere contestualmente una struttura del capitale sostenibile, grazie ad un importante percorso di miglioramento della posizione finanziaria che prevede il deconsolidamento della rete fissa e l’eventuale ingresso di nuovi soci di minoranza in Tim Enterprise”.

NetCo, missione wholesale. Dentro anche Sparkle

Nel perimetro di NetCo la rete fissa – primaria e secondaria – le attività wholesale domestiche e quelle internazionali (Sparkle). “Netco può rappresentare il primo caso in Europa di realizzazione di un polo di infrastrutture e tecnologie di rete in fibra a disposizione di tutto il mercato e con una presenza capillare su tutto il territorio nazionale”, si legge nella nota in cui l’azienda puntualizza che “si concentrerà sul mercato wholesale con il compito di accelerare ulteriormente il deployment della rete in fibra, beneficiando nel medio-lungo termine dei cicli di investimento e dei relativi ritorni tipici del mercato infrastrutturale”.

ServiceCo, la newco per l’Enteprise e il Consumer

Due le “anime” della società dei servizi nel cui perimetro confluirà anche Tim Brasil.

Tim Enterprise includerà tutte le attività commerciali nel mercato Enterprise e le digital companies Noovle, Olivetti e Telsy nonché gli asset relativi ai data center. “Facendo leva su una posizione di leadership presso la Pubblica Amministrazione e i grandi clienti e su una selling proposition end-to-end unica e distintiva, punta a conquistare quote in un mercato in crescita grazie alla spinta verso i servizi digitali. Un approccio da Tech-company, sempre più integrato, anche organizzativamente, per un’offerta end-to-end che valorizzerà pienamente l’unicità delle competenze e degli asset del Gruppo, spinti dai trend di Cloud, IoT e Cybersecurity”, spiega l’azienda.

Riguardo al business Enteprise e all’interesse del fondo Cvc, Labriola in conferenza ha detto che “siamo orgogliosi che un fondo di private equity ci abbia considerati perché non abbiamo ancora la società Enterprise. Se sulla base di un foglio di carta si sono fidati e il fondo ritiene che la società abbia valore, è qualcosa che dimostra che ci stiamo muovendo nella direzione giusta. Poi bisognerà capire quale sarà il modo migliore per massimizzare il valore per gli azionisti”.

Tim Consumer si focalizzerà sulle attività commerciali fisso e mobile nel mercato retail Consumer e Small and Medium Business. Comprende gli asset di rete mobile e le piattaforme di servizio. “Una riorganizzazione profonda delle sue attività, basata sulla semplificazione, sarà l’elemento chiave per migliorare le performance”.

Riguardo a Tim Brasil, la telco evidenzia che la costola sud americana “continuerà nel suo percorso verso una ‘Next Generation Telco’, che ha già consentito di raddoppiare la remunerazione agli azionisti. A seguito dell’acquisizione delle attività mobili del Gruppo Oi è prevista un’accelerazione della crescita dei ricavi, dell’Ebitda e della generazione di cassa, con trend solidi”.

La questione della newco con Open Fiber, quanto vale la rete?

“Stiamo creando un piano di opzionalità, non vogliamo essere messi su una strada obbligatoria perché non permette di negoziare al meglio. Il mio dovere come amministratore delegato è massimizzare il valore per tutti gli azionisti. Per questo non darò altri dettagli”, ha detto Labriola puntualizzando però che “la strada maestra non è la scissione”. Sul progetto di rete unica e il Mou con Cdp Labriola ha detto che “al momento stiamo lavorando per rispondere a kpi e tempistiche del piano. Nessuno ha mai negoziato per spostare le date del piano compresa quella intermedia”.

“Abbiamo diverse possibilità perché il processo è complesso. Ho detto che c’è anche un piano B, ci sarà una separazione” della rete e la fine dell’integrazione verticale” con altro partner. “Non solo abbiamo un piano B, abbiamo diverse opzioni e le abbiamo volute mostrare”. “Con Kkr abbiamo ottimi rapporti, non escludo un suo ruolo come investitore in caso di piano B sulla rete unica“, ha aggiunto Labriola rispondendo a una domanda.

Ma quanto vale la rete Tim? “Qualunque tipo di valutazione va fatta come somma di una serie di elementi”, si è limitato a rispondere Labriola.

La questione occupazionale: -9mila dipenenti al 2030

Entro il 2024 prevediamo circa 5-6 mila uscite“, ha detto Labriola sottolineando che si sta lavorando anche un piano di reskilling e spostamento delle attività. “Ci sono 6mila persone quotidianamente nelle case italiani. Abbiamo fatto un job post per capire quanti colleghi vogliono passare a fare installazioni di rete, hanno risposto in 300. Sul mercato c’è carenza di manodopera ma Tim è esposta in maniera minore anche riguardo ai progetti leati al Pnrr”.

I dipendenti di Netco al 2030 sono previsti in 15mila, si legge nel Piano. I dipendenti di Tim Consumer saranno al 2026 11mila mentre quelli di Enterprise al 2030 saranno intorno a 5.500 ( 6000 attesi al 2025). Rispetto all’attuale occupazione in Italia di Tim al 2030 è dunque atteso un calo di 9mila unita”.

I sindacati: “Non cambiamo opinione”

“Le indicazioni scaturite dall’evento odierno non ci fanno cambiare la nostra opinione in merito al “piano d’impresa – Beyond vertical integration”, dichiara il Segretario Generale della Uilcom Uil Salvo Ugliarolo, al termine della presentazione dell’Amministratore Delegato Labriola.

“Continuiamo ad essere fortemente contrari alla “disintegrazione” del Gruppo Tim e quindi alla vendita della rete, è un piano industriale prettamente finanziario realizzato per dare risposte agli azionisti (stranieri) di riferimento. Quello che vogliono farci passare per un grande ed evoluto piano, non è successo in nessun altro Paese – sarebbe stato più utile, viceversa, avere la capacità di rimediare agli errori del passato con scelte decisamente diverse e non con quella di spaccare la principale azienda del settore delle Tlc e una tra le più importanti del Paese.

“Oltre a consegnare la rete a fondi stranieri vorremmo capire il reale futuro delle lavoratrici e lavoratori del Gruppo Tim (circa 43.000 occupati) e chi si dovrà assumere la gestione di migliaia di esuberi – scandaloso il silenzio del Governo che, anche questa volta, preferisce girare la testa dall’altra parte e fare finta di non vedere il serio rischio che questa operazione porterà all’Italia. Se poi le eccedenze di personale verranno gestite in maniera volontaria, ad esempio con l’art. 4 della legge Fornero, e senza utilizzo di alcun ammortizzatore sociale ne prendiamo atto positivamente – viceversa il Governo si prepari ad essere chiamato in causa. Per quanto ci riguarda, continueremo a vigilare affinché da tutta questa triste vicenda non siano le lavoratrici ed i lavoratori a pagare il prezzo più alto. La strada è lunga e noi faremo tutto il necessario per continuare a spiegare che ci possono essere scelte diverse per consegnare al Paese una rete migliore ed allo stesso tempo non distruggere una grande realtà industriale come il Gruppo Tim”.

Alessandro Faraoni, segretario generale della Fistel Cisl evidenzia che “ferma restando la netta contrarietà al progetto, siamo ancor più preoccupati della poca chiarezza per il futuro delle lavoratrici e lavoratori di una grande azienda come Tim. Serve un progetto chiaro, non solo riguardo all’ aspetto finanziario, che faccia comprendere alle parti sociali come azienda e Governo intendano gestire perimetro occupazionale, investimenti nella NetCo e nella ServiceCo e quale tipo di riqualificazione per i dipendenti. Senza chiarezza non si va da nessuna parte ma soprattutto si rischia di allontanarsi da un progetto comune per salvaguardare un’ azienda come Tim che rappresenta un asset importante anche per il settore delle tlc, il quale rischia di uscire con le ossa rotte e senza possibilità di futuro. Il silenzio e l’improvvisazione di un Governo assente e distratto rischiano di trasformare in cenere un’azienda e un settore che, per storia ed importanza, non meritano il disinteresse generale della politica.”.

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