Rilancio del business domestico e accelerazione dello sviluppo in Brasile: queste le due voci che hanno consentito a Tim di chiudere l’anno oltre le attese e di migliorare progressivamente il trend, stando a quanto emerge dai risultati preconsuntivi (il bilancio consolidato sarà approvato il prossimo 15 marzo).
Nel giorno del nuovo Piano industriale 2023-2025, la telco guidata da Pietro Labriola tira più che un sospiro di sollievo: il business domestico continua a soffrire anche se nel quarto trimestre la situazione è nettamente migliorata. C’è da fare inevitabilmente i conti anche con gli impatti della crisi macroeconomica a partire dall’incremento dei costi energetici e delle materie prime. Da qui la decisione di introdurre un meccanismo di adeguamento all’inflazione, i cui eventuali benefici si toccheranno con mano però non prima del 2024.
I risulati del Gruppo Tim
Se i risultati del Gruppo risultano in crescita del 3,3% anno su anno a 4,3 miliardi di euro – con ricavi da servizi in aumento per il terzo trimestre consecutivo con un incremento del 3,6% a 3,9 miliardi di euro grazie al contributo positivo del Brasile e al miglioramento del trend domestico, e l’Ebitda che inverte il trend negativo dei trimestri precedenti segnando nel quarto una crescita del 2,7% anno su anno attestandosi a 1,5 miliardi di euro – in Italia la medaglia è a doppia faccia.
In Italia medaglia a doppia faccia
I ricavi dell’esercizio 2022 sono pari a 12.098 milioni di euro (12.397 milioni di euro nell’esercizio 2021), con un decremento di 299 milioni di euro, -2,4% e l’Ebitda dell’esercizio 2022 è pari a 2.086 milioni di euro (2.637 milioni di euro nell’esercizio 2021), con un’incidenza sui ricavi del 17,2%, in decremento di 4,1 punti percentuali rispetto all’esercizio 2021 (21,3%).
Nel corso del trimestre – puntualizza la telco in una nota – sono proseguite le azioni di contenimento dei costi volte ad aumentare il livello di efficienza strutturale di Tim Domestic (‘Piano di Trasformazione’, target cumulato di riduzione dei cash cost di 1,5 miliardi di euro entro il 2024 rispetto all’andamento inerziale) e nei dodici mesi, la riduzione rispetto al trend inerziale è stata pari a circa 337 milioni di euro, raggiungendo il 112% del target fissato per il 2022. L’indebitamento finanziario netto after lease al 31 dicembre 2022 si attesta a 20 miliardi di euro, in aumento di 2,4 miliardi di euro rispetto al 31 dicembre 2021, ma essenzialmente per il pagamento dello spettro 5G e degli asset di Oi, in parte mitigato dall’incasso derivante dalla cessione della quota indiretta in Inwit. Al netto degli effetti una tantum, nei dodici mesi l’indebitamento finanziario netto after lease si è stabilizzato invertendo quindi il trend di crescita. L’indebitamento finanziario netto rettificato è pari a 25,4 miliardi di euro, in aumento di 3,2 miliardi di euro rispetto al 31 dicembre 2021.
Tim Enterprise, risultati record
È la divisione Tim Enterprise a mettere a segno i migliori risultati: i ricavi crescono dell’8% e quelli da servizi dell’11% anno su anno. A trainare la performance sono i servizi Cloud, Security e IoT che più che compensano la modesta riduzione delle altre linee di business. In dettaglio il business Cloud si impenna di 54 punti percentuali in un anno, seguito dalla componente cybersecurity a +41% e ottimi risultati anche per l’IoT che cresce dell’11%.
I servizi Ict generano il 58% dei ricavi complessivi rispetto al 56% nel 2021. E il 2022 – evidenzia l’azienda – ha visto Tim Enterprise “rafforzare la propria leadership di mercato come operatore in grado di fornire una piattaforma integrata di servizi di connettività, Cloud, Security e IoT, come confermato dall’assegnazione – tra le altre – della gara per il Polo Strategico Nazionale, ormai entrata nella fase realizzativa con la firma dei primi contratti, l’avvio della migrazione in Cloud di alcune Pubbliche Amministrazioni e il conseguente contribuito ai ricavi del quarto trimestre”.
I risultati di NetCo
Netco nei dodici mesi registra ricavi totali e da servizi in calo per entrambe le voci del 4% anno su anno. “La riduzione è dovuta principalmente a transazioni one-off contabilizzate nel primo semestre dell’anno scorso”, spiega l’azienda . Al 31 dicembre, NetCo gestiva circa 16,0 milioni di accessi fissi (di cui circa 72% in tecnologie Fttx) con una quota di mercato pari a circa l’80%. Le unità tecniche raggiunte con tecnologia Ftth erano 7,7 milioni, pari a una copertura di circa il 32%, in crescita di 7 punti percentuali rispetto a fine 2021.