Tim Brasil vale poco più di 6 miliardi, una cifra lontana dalla soglia considerata papabile per la vendita. Secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore l’offerta “consortile” per Tim Brasil, scrive il Sole 24 Ore, non riesce a decollare per questioni di prezzo. L’ipotesi sul tavolo della banca d’affari brasiliana Pactual non riuscirebbe infatti a mettere sul piatto molto più di 6 miliardi per il 67% detenuto da Telecom Italia. L’offerta brasiliana sarebbe stata presentata solo a condizione di non innescare un’asta al rialzo, presupponendo un’accettazione preliminare da parte di Telecom Italia, ma è una strada ormai impraticabile. Le quotazioni a San Paolo sono già salite oltre la disponibilità della formula consortile (il 67% di Tim Participacoes vale l’equivalente di 6,3 miliardi di euro). Inoltre sono allo studio del management ipotesi per rafforzare la posizione del gruppo nell’ultimo avamposto estero.
A riguardo, alla fine di gennaio l’Ad di Telecom, Marco Patuano, ha incontrato il finanziere Vincent Bollorè, azionista al 5% e vicepresidente di Vivendi: lo scopo dell’incontro era verificare i margini per riaprire un dialogo interrotto due anni fa. Allora l’ipotesi era quella di una fusione tra l’incumbent italiano e le attività nelle tlc di Vivendi che comprendono la rete in fibra ottica brasiliana di Gvt. Una fusione con Tim Brasil potrebbe rafforzare entrambi in gruppi nel Paese sudamericano. L’ostacolo resta sempre Telefonica: il gruppo guidato da Alierta non avrebbe gradito la prospettiva del ritorno su un’ipotesi che renderebbe più competitiva la posizione di Tim Brasil.
Oggi, però, Tim Participacoes nega l’esistenza di trattative di fusione con la controllata brasiliana di Vivendi Gvt. La società in particolare in una nota diffusa nella notte chiarisce che Telecom non ha discussioni che riguardino un’operazione tra Tim e Gvt.
La valutazione di Tim Brasil fa scendere il titolo di Telecom – le azioni cedono oltre 1,59% e chiudere -0,24% – anche se le perdite restano comunque “contenute” perché gli investitori sono abituati ad agire con molta cautela, considerando le molteplici indiscrezioni che ci sono ogni giorno su Telecom.
Equita Sim nota che la valutazione di 6 mld si trova su “valori prossimi a quelli di mercato”, che sono peraltro “quelli compresi nella nostra somma delle parti”. “L’indicazione, se fosse confermata, sarebbe lievemente negativa, non offrendo un chiaro upside rispetto alle attuali valutazioni. Tuttavia, non ci risulta che ci sia un processo ufficiale di valorizzazione di Tim Brasil e pertanto la credibilitß di queste indicazioni ci sembra contenuta, così come poco affidabili sono le valutazioni che un compratore può esprimere in un processo informale. Qualora Telecom decidesse di cedere Tim Brasil, sarebbe invece opportuno un processo di asta ufficiale”, spiegano gli analisti.
Anche un gestore ritiene che il titolo sia penalizzato dai rumors di stampa sulla valutazione di 6 miliardi per la quota di Tim Participacoes, “molto lontana rispetto ai 20 mld euro indicati da Marco Fossati un pò di tempo fa. Le indiscrezioni impattano negativamente sull’azione dal momento che l’appeal speculativo relativo alla cessione di Tim Brasil è stato e continua ad essere il catalizzatore principale di Telecom. Le perdite restano tuttavia ‘limitate’ dal momento che sul titolo giß da un pò di tempo continuano ad arrivare notizie su notizie, a volte anche contrastanti”.
Banca Akros commenta i rumors dicendo che il “newsflow è negativo, dal momento che l’equity story di Telecom ” è tutta basata sull’appeal da M&A, in particolare quello derivante da Tim Brasil. “Immaginiamo che una fusione con Gvt” potrebbe essere una buona soluzione sia dal punto di vista strategico che dal punto di vista industriale, spiegano gli analisti. Gli esperti evidenziano comunque che, sempre secondo le indiscrezioni di stampa, il numero uno di Telefonica, Cesar Alierta, non gradirebbe per nulla la prospettiva di una fusione, che renderebbe piú competitiva Tim Brasil.
Nessun colloquio in corso con Gvt. La smentita arriva direttamente Tim Participacoes che nega l’esistenza di trattative di fusione con la controllata brasiliana di Vivendi. La società in particolare in una nota diffusa nella notte chiarisce che Telecom non ha discussioni che riguardino un’operazione tra Tim e Gvt.
Ieri sera ci sono stati attimi di panico tra gli azionisti, le commissioni di vigilanza delle società quotate e Telecom Italia stessa. Nel pomeriggio un filing model della Sec riportava che il fondo statunitense Massachusetts financial services company (Msf) aveva comunicato il sette febbraio di possedere 343.337.469 di azioni ordinarie (di cui 293 milioni con diritto di voto) di Telecom, pari al 5,7% del capitale sociale. Il punto è che questo numero di azioni rappresenterebbe in realtà il 2,6% circa del capitale; mentre la quota riportata in precedenza sarebbe in realtà corretta se si trattassero di azioni di risparmio.
Secondo fonti della Consob e di Telecom Italia, infatti, la comunicazione diffusa tramite la Sec “è frutto di equivoco”, anzi, “si tratta di un mero errore”, e che le azioni in possesso all’Mfs sono le risparmio. Se invece si fosse trattato davvero di azioni ordinarie, per Msf si sarebbe potuto parlare di autento exploit nel capitale della compagnia, dove si sarebbe collocata come terzo principale azionista, alle spalle del 22,4% di Telco (Intesa Sanpaolo, Unicredit, Generali, Telefonica), di Blackrock (circa il 10% includendo il convertendo) e della Findim di Marco Fossati (5,004%).