STRATEGIE

Tim Brasil chiude l’operazione Oi: al via la razionalizzazione delle torri

L’operatore cederà il 60% delle stazioni base comprate, tenendone 2.800 su 7.500. Previsti benefici a livello di Capex e Opex. Le risorse per ammodernare l’infrastruttura. Più che raddoppiate le partecipazioni nello spettro

Pubblicato il 27 Apr 2022

brasile

Tim Brasil cederà il 60% delle torri rilevate con l’acquisizione di Oi Movil, un’operazione conclusasi lo scorso febbraio. Lo ha comunicato l’amministratore delegato della società del gruppo Telecom Italia, Alberto Griselli, spiegando che buona parte dell’infrastruttura è ridondante e si sovrappone a quella già esistente di Tim Brasil. Questa terrà dunque solo 2.800 delle complessive 7.200 torri incluse nell’accordo con Oi. Le stazioni radio che rimarranno sotto il controllo di Tim saranno ristrutturate e ammodernate; le altre saranno vendute o dismesse.

La vendita e disattivazione delle torri di Oi genererà un valore netto positivo, quantificabile, riporta BnaAmericas, in un risparmio del 4% sul Capex e una significativa riduzione dell’Opex.

La crescita di Tim Brasil

In generale l’acquisizione degli asset di Oi potrà aggiungere ulteriori ricavi per 1,8 miliardi di real e utili (Ebitda) aggiuntivi per 1,1 miliardi di real nell’anno finanziario 2022. Nel breve termine, l’operazione comporta anche delle spese, a causa delle penali per la risoluzione anticipata dei contratti delle torri: circa 4,4 miliardi di real o 884 milioni di dollari che saranno inseriti in bilancio come “debito finanziario aggiuntivo Ifrs16”.

Con la vendita al consorzio formato da Tim Brasil, Telefonica Brasil (Vivo) e Claro Oi scompare dal mercato brasiliano della telefonia mobile, mentre i tre colossi mondiali della telefonia aumentano ulteriormente la loro quota: Tim passa dal 23% al 32%, Vivo dal 33% al 37% e Claro dal 26% al 29%.

L’acquisizione di Oi ha anche più che raddoppiato le partecipazioni di Tim Brasil nello spettro e aumentato del 10% il suo portafoglio di torri.

La parabola di Oi Movil

Il piano di dismissione sarà condotto in tre anni, ha affermato Griselli. Il Chief Technology and innovation Officer di Tim, Leonardo Capdeville, ha specificato che ci vorranno dai sei agli otto mesi per proporre al mercato un’offerta di 3.500 torri. Se non dovessero esserci interessati, Tim dovrà attendere altri due mesi per includere gli asset nel piano di disattivazione.

Il numero di torri destinate alla dismissione o alla vendita include quelle che devono essere cedute per imposizione dell’Antitrust brasiliano (Cade) per dare il via libera all’acquisto di Oi Movil da parte del consorzio di Tim Brasil, Telefonica Brasil (Vivo) e Claro. Il Cade ha imposto alcune condizioni vincolanti per evitare concentrazione di potere o posizioni dominanti nel mercato delle telecomunicazioni.

In particolare le tre aziende si sono impegnate a cedere o mettere a disposizione di eventuali acquirenti alcuni tra gli asset acquistati in sede di rilevazione dell’operatore. Insieme alle torri saranno offerti i diritti d’uso dello spettro e delle infrastrutture collegate. Se non ci saranno acquirenti le tre telco resteranno le titolari.

Il Cade ha poi previsto un termine di massimo 60 giorni perché Tim, Claro e Vivo offrano la possibilità di contrattazione del servizio roaming nazionale da parte di terze società. Le offerte in questo caso dovranno essere sottoposte all’approvazione di Anatel (l’Agenzia nazionale delle telecomunicazioni) e dovranno includere la tecnologia 5G. I prezzi saranno basati su modelli di costo che verranno definiti da Anatel.

L’operazione di vendita di Oi, per un valore complessivo di 16,5 miliardi di real (2,6 miliardi di euro) si era perfezionata nel gennaio del 2021, a circa un mese dalla conclusione dell’asta giudiziaria in cui Tim, Vivo e Claro si erano aggiudicate la fetta relativa alla gestione della telefonia mobile della Oi, tenutasi presso il tribunale fallimentare di Rio de Janeiro. Il processo di vendita fa parte, infatti, del piano di liquidazione (amministrazione giudiziaria controllata) dell’operatore mobile avviato nel 2018.

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