Il Governo brasiliano si starebbe orientando a non ostacolare l’operazione tra Telefonica e Tim Brasil. Tra le condizioni per renderla possibile è probabile che ci sarà la richiesta agli spagnoli di vendere entro un anno le azioni della controllata brasiliana. I regolatori, preoccupati che l’intesa possa avere conseguenze negative sulla qualità del servizio, vigileranno perché non si verifichino concentrazioni di licenze non soltanto a livello nazionale, ma nemmeno nelle singole aree. Il mercato degli abbonati alla telefonia mobile in Brasile conta su un bacino di circa 268 milioni di utenti.
L’ipotesi che al momento sembra più probabile è quella dello “spezzatino”, con Tim Participacoes che andrebbe a essere divisa tra gli altri tre operatori del mercato wireless brasiliano: la stessa Telefonica, Oi e America Movil. Questo nonostante in un primo momento il ministro delle Comunicazioni, Paulo Bernando, lo avesse definito improbabile. Una posizione poi smentita dal presidente della repubblica Dilma Roussef, che l’aveva “bollata” come “personale”.
La valutazione di Tim Brasil è ancora tutta da stabilire, ma Telecom Italia sarebbe orientata a procedere con il deal se il ricavo dalle cessione del proprio 67% di Tim Brasil sarà attorno ai 9 miliardi di euro, valorizzando così a 12 miliardi la società telefonica brasiliana. A dimostrare che attorno ai destini di Tim Partecipacoes c’è grande interesse dei mercati, c’è il fatto che il titolo è salito del 40% alla Borsa di San Paolo nell’ultimo anno, da quando cioè ha iniziato a circolare la voce che Telecom Italia avrebbe potuto dismettere l’operatore mobile brasiliano. Anche gli altri tre operatori nazionali hanno avuto nell’ultimo periodo un andamento di listino positivo, segno che si comincia a scommettere su un consolidamento del mercato che favorirà gli operatori mobili che rimarranno in campo, soprattutto in caso di spezzatino di Tim Partecipacoes.
“In un mercato maturo e stabile – afferma Rajeev Chand, capo della ricerca alla banca d’investimenti Rutberg & co. Di San Francisco – è preferibile avere tre piuttosto che quattro operatori. E’ infatti necessario detenere una quota di almeno il 20% per ottenere sufficienti entrate e profitti da rendere possibili investimenti per le infrastrutture di quarta generazione”.