Tim Brasil, Zingales: “Non ci sono regole serie sulla concorrenza”

Il consigliere uscente sulla situazione di Telecom e Telefonica nel paese sudamericano: “Si dovrebbe impedire che un competitor abbia influenza su un altro competitor”. Scorporo rete: “Sarebbe un esproprio”

Pubblicato il 04 Apr 2014

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“Diciamo che sarebbe un esproprio. Al di là di tutto, oggettivamente che lo Stato si assuma la responsabilità di fare una roba del genere, sarebbe strano”. Così Luigi Zingales, consigliere uscente di Telecom parlando dell’eventualità di una separazione della rete da parte del gestore telefonico.

Zingales, parlando a margine del workshop Ambrosetti che si è aperto oggi a Cernobbio, ha detto che “esistono modi molto migliori per indurre gli investimenti, fra questi ci sarebbero anche i cambi di regolamentazione: alla fine l’azienda investe perché ha dei ritorni, altrimenti non investe”.

Zingales ha poi commentato anche l’ipotesi di una possibile alienazione delle attività che Telecom possiede in Brasile. “In quel caso – ha affermato – il vero problema è che non esiste una regolamentazione seria in Italia della situazione che vede un competitore avere un’influenza su un altro competitore”.

Secondo il manager, al di là di tutto “che il competitore sia spagnolo, turco, islandese, la cosa importante è che il mercato funzioni bene e perché il mercato funzioni bene non ci devono essere queste influenze dovute alla mancanza di competizione”. In merito alla sua presenza in questi ultimi anni nel cda di Telecom Zingales ha osservato: “per fare un bilancio volevo aspettare di avere finito, abbiamo fatto l’ultimo consiglio, adesso c’è l’assemblea. E’ stata comunque un’esperienza molto interessante”.

Lo scorso 14 marzo Zingales aveva annunciato che non si sarebbe ricandidato al cda, spiegando che “per sette anni ho avuto l’onore di rappresentare gli azionisti di minoranza nel consiglio di Telecom“. “Se rieletto in aprile, perderei a due terzi del mandato triennale la mia qualifica di indipendente, cui tengo più di ogni altra cosa- sottolineava – Le best practice italiane e internazionali, infatti, richiedono che il consigliere indipendente non abbia ricoperto l’incarico per piu’ di 9 anni negli ultimi 12. Per questa ragione e per rendere possibile un salutare turnover (certo dell’elevato livello delle candidature indipendenti che gli investitori istituzionali come sempre andranno a proporre), ho deciso di non ripresentarmi”. Quindi i ringraziamenti, a partire dal “Comitato dei gestori che ha proposto il mio nome sin dal 2007 e tutti gli investitori istituzionali italiani ed esteri che mi hanno votato, per la fiducia accordatami e il sostegno datomi”.

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