IL CASO

Tim, con il dopo-Cattaneo si apre un’altra nuova era

Il Cda approva la transazione, al manager 25 milioni. Per il nuovo vertice si fa largo l’ipotesi di una gestione a tre (de Puyfontaine-Recchi-Genisch). Si volta pagina nei rapporti con il Governo sull’infrastruttura per la banda ultralarga, torna in ballo l’ipotesi società delle reti. In ballo nuova sfida di Vivendi a Mediaset: alleanza Tim-Canal+ sui contenuti

Pubblicato il 25 Lug 2017

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Si conclude dopo 16 mesi, con i ringraziamenti dell’azienda e una buonuscita record da 25 milioni di euro, la permanenza di Flavio Cattaneo come amministratore delegato di Tim. A ufficializzare la “transazione” che porterà all’uscita anticipata del manager è stato ieri il cda dell’azienda, che ha approvato l’accordo raggiunto dai legali: studio Marchetti in rappresentanza della telco e il tandem Fabrizio DaverioGiuseppe Lombardi a curare gli interessi di Flavio Cattaneo.

“Dopo l’esecuzione dell’importante e straordinaria fase di turnaround aziendale (fatta da tutti trimestri positivi in ogni linea che dimostrano un importante lavoro di riorganizzazione dei processi interni, piano di efficienza sui costi no core, piano dei ricavi che ha portato la società a incrementare i clienti e i ricavi come mai negli ultimi dieci anni, incrementare gli investimenti core portando la società a recuperare la leadership nel mobile e coprire circa il 70% del Paese con la fibra)”, si legge in una nota della società, il management ora pensa a dare vita “a una seconda fase del piano di rilancio aziendale di tipo ordinario che prosegua verso gli obiettivi fissati dal dottor Flavio Cattaneo, primo fra tutti il piano fibra”.

Il voto del Cda di ieri che ha sancito i termini dell’uscita di Cattaneo non è pero stato unanime, registrando spaccature di rilievo nel board e tra gli organi sociali, dove è arrivato il parere negativo, anche se non vincolante, del collegio sindacale. Voto contrario è stato infatti espresso dai cinque rappresentanti dei fondi in Consiglio d’amministrazione, mentre i nove membri della lista Vivendi hanno dato parere favorevole alla transazione.

I termini dell’uscita di Flavio Cattaneo prevedono che gli vengano corrisposti 22,9 milioni “a titolo di transazione” per la rescissione anticipata del contratto e delle voci che prevedeva come “il cosiddetto special Award e l’Mbo – spiega la società in una nota – in relazione all’attività già resa come amministratore e al valore che risulta creato in base ai dati oggi disponibili”. Ai 22,9 milioni deve poi essere aggiunto un pacchetto da 2,1 milioni da riferire al patto di non concorrenza nei confronti dei “principali concorrenti di Tim in Italia e in Brasile – spiega l’azienda – soggetto a claw back in caso di violazione di tali obblighi”.

Ratificato questo passaggio, l’ultimo atto dell’era Cattaneo sarà giovedì la presentazione in Cda dei conti semestrali dell’azienda: poi il manager lascerà la riunione e il board, e il consiglio d’amministrazione esaminerà i progetti per il futuro, a partire dal nuovo assetto di vertice e dalle nuove scelte strategiche.

Per il nuovo vertice di Tim l’ipotesi che si fa largo è quella di una gestione a tre, che coinvolgerà l’attuale presidente esecutivo Arnaud de Puyfontaine, ceo di Vivendi, il vicepresidente esecutivo Giuseppe Recchi che passerà al ruolo di Ad e l’israeliano Amos Genisch, attuale chief convergence officer di Vivendi, che acquisirà la caria di direttore generale (ma non potrà intervenire sul, Brasile a causa del patto di non concorrenza siglato all’uscita da Telefonica Brasil).

Proprio l’arrivo in azienda di un uomo che tra gli addetti ai lavori è definito come il “mago della convergenza” potrebbe portare sul tavolo del Cda di Tim, già giovedì, la prima ipotesi di alleanza tra l’operatore e Canal+, la pay Tv del gruppo francese. In una strategia che all’orizzonte vede ancora aperta la gara per i diritti di trasmissione del campionato di serie A, dove rimane possibile un’alleanza tra Tim e Mediaset sulle piattaforme del digitale terrestre e di Internet.

Il futuro di Tim, però, non si giocherà soltanto sul campo dei contenuti, ma anche su quello, molto “caldo” in questo periodo, della rete, e quindi del dialogo con il Governo sui futuri assetti infrastrutturali nazionali. Il nuovo management potrebbe infatti riprendere i fili del discorso interrotto con il Governo, dove continua ad aleggiare l’idea di una “società delle reti” unica, che coinvolga tutti gli attori in campo. Il progetto Cassiopea, intanto, sul quale si è registrato lo scontro tra Tim e il Governo, è per il momento congelato. Il ministro Claudio De Vincenti, presidente del comitato banda ultralarga, commenta in una nota l’uscita di Flavio Cattaneo: “Le scelte di governance di una grande azienda – afferma – vanno seguite con rispetto e attenzione. L’auspicio è che un operatore di sistema come Telecom ritrovi la strada per impostare e realizzare investimenti strategici per lo sviluppo tecnologico e produttivo del nostro Paese”.

Sul tema, intervistato da Repubblica, interviene anche il sottosegretario alle comunicazioni Antonello Giacomelli: “Confido che gli operatori siano coerenti con gli impegni di investimento che hanno preso durante le consultazioni”. Giacomelli ha inoltre annunciato la riapertura delle consultazioni con i privati per il terzo bando Infratel: “Telecom ci ha comunicato l’intenzione di investire – afferma – quindi è giusti riaprire la consultazione prima di bandire la gara”. D’obbligo il passaggio sula rete unica: “L’opinione del Governo è importante ma non basta – afferma il sottosegretario – Non siamo dirigisti, è una valutazione che tocca anche ai privati. Di certo la rete pubblica torna nelle aree a fallimento di mercato, in 7.200 Comuni. Dopo di che il tema è aperto, a mio avviso la rete è una precondizione di mercato, che deve avere e ha un effetto traino sulla domanda”.

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