Una perdita di 800 milioni a seguito della svalutazione dell’avviamento domestico per 2 miliardi. Tim chiude i conti dei nove mesi 2018 al ribasso. Ed è costretta a rivedere l’obiettivo sul debito per fine 2018. Se è vero che la svalutazione non avrà impatti sui flussi di cassa e non modificherà il piano triennale – almeno stando a quanto dichiarato dall’azienda – e se è vero che senza la svalutazione Tim avrebbe chiuso con un utile netto a 1,2 miliardi, vedere il bicchiere mezzo pieno a questo giro diventa difficile.
Il deterioramento del quadro competitivo e regolatorio e i più alti tassi di interesse i due elementi che l’azienda indica come “responsabili” della situazione corrente. E si tratta di due “parametri” che potrebbero persino peggiorare considerato lo scenario macro-economico e i livelli di competizione nel mercato delle Tlc.
Sul piede di guerra l’azionista di maggioranza Vivendi che attribuisce buona parte delle responsabilità al fondo Elliott, e in particolare, “il fallimento della governance” e a catena il crollo del valore del titolo (in apertura ordierna perdeva il 4,8%). “I risultati mostrano la totale disorganizzazione della società e il fallimento della nuova governance”, commenta un portavoce di Vivendi. “I risultati dimostrano che il fondo attivista, che aveva promesso molti miglioramenti, ha messo in atto una politica di performance di breve termine che non ha mantenuto le sue promesse. E questo è riflesso nel prezzo delle azioni”. Vivendi si dice inoltre “estremamente preoccupata per il basso livello delle azioni di Tim che riflette il deterioramento dei risultati rispetto al piano industriale”.
I francesi non concordano inoltre con la decisione del Cda di non convocare l’Assemblea generale per procedere al rinnovo dei revisori. “Gli amministratori della lista di Elliott mettono a rischio la società, sebbene tale nomina avrebbe dovuto essere effettuata da diversi mesi. Questo atteggiamento irresponsabile è una nuova prova dell’attuale governance di Elliott”.
Da parte sua l’Ad Amos Genish giudica il terzo trimestre 2018 “un trimestre turbolento, con la decisione della vigilanza del cambio fatturazione e con l’entrata di Iliad nel mercato mobile”. “Ma Tim – aggiunge Genish – è riuscita a garantire una performance operativa resiliente”. Sulla svalutazione Genish precisa che “l’impairment test è stato fatto in seguito all’applicazione dei nuovi principi contabili: la svalutazione del business domestico è in risposta al deterioramento delle dinamiche di mercato” ma, ribadisce Genish, la svalutazione “non è di natura cash e non va a modificare le priorità strategiche del piano a cui pensiamo di rimanere fedeli”.
L’Ad annuncia che saranno rivisti gli obiettivi principali del piano triennale per inizio 2019. “Il nuovo piano “continuera’ a riflettere le misure incrementali per garantire una netta riduzione del debito e una netta crescita del free chash flow di mezzi propri”, aggiunge Genish il quale puntualizza che nel decidere la svalutazione per due miliardi (annunciata ieri) “il cda non ha potuto basarsi sul nuovo piano”.
Sul fronte scorporo rete il progetto sta marciando al ralenti. “L’interesse pubblico nella separazione legale si è ridotto – sottolinea Genish- e il progetto ha rallentato rispetto a quanto previsto inizialmente ma continuiamo a discutere con Agcom quali modifiche fare per renderlo interessante per tutte le parti”. L’ambiente normativo è per le tlc in Italia, ha sottolineato Genish “è ‘sfidante’, “Chi si occupa normativa si deve rendere conto che in Italia le sfide per le tlc sono significative, il settore è estremamente normato, ci piacerebbe vedere una struttura più aperta e pro-business. E’ quello che stiamo cercando di ottenere, stiamo dialogando positivamente con i normatori e speriamo che la nuova analisi di mercato che arriverà a dicembre mostri qualche tendenza positiva per il nostro settore in generale”.
Alla luce di quanto accaduto gli analisti ipotizzano un futuro sempre più all’insegna di un “avvicinamento” a Open Fiber: secondo Mediobanca – che conferma giudizio outperform e target price di 0,93 euro – la svalutazione degli avviamenti potrebbe essere “positiva se letta insieme alle notizie di colloqui in corso con Open Fiber, con la cooperazione nelle aree rurali che potrebbe rappresentare il punto di partenza di una più ampia collaborazione”. “Riteniamo che la svalutazione debba essere principalmente correlata alla rete di Tim e che questo possa rappresentare un segno che il gruppo stia pianificando di fare qualche operazione straordinaria”, commenta Fidentiis, secondo cui le rettifiche “potrebbero essere un segno del fatto che le discussioni” tra Tim e Open Fiber “stanno procedendo bene”. “Al giusto prezzo e alle giuste condizioni industriali una fusione tra Ti e Open Fiber sarebbe una buona notizia” continua il broker, che giudica i risultati del terzo trimestre “nel complesso in linea” con le attese del mercato. Per Equita ricavi ed ebitda sono “marginalmente migliori” del consensus mentre Jefferies, secondo quanto riporta Bloomberg, giudica più resistenti i risultati dell’Italia rispetto a quelli del Brasile anche se considera l’outlook del gruppo “con più nuvole”. Per Banca Akros l’Ebitda “rispecchia il consensus e lo stesso vale per il debito netto, per cui non ci sono sorprese negative da un punto di vista dei risultati economici”.
RESOCONTO INTERMEDIO DI GESTIONE AL 30 SETTEMBRE 2018
Ricavi di Gruppo: 14,2 miliardi di euro, +1,1% YoY (su base organica)
Ebitda di Gruppo: 6,2 miliardi di euro, stabile YoY (su base organica e al netto degli oneri non ricorrenti e dei “one-off”)
Ebitda Capex: 3,6 miliardi di euro (+15,7% YoY)
Svalutazione dell’avviamento per complessivi 2 miliardi di euro
Utile di Gruppo: 1,2 miliardi di euro (+19,1%YoY); per effetto della citata svalutazione il dato passa in negativo per circa 800 milioni di euro
Indebitamento finanziario netto rettificato di Gruppo: 25.190 milioni di euro (-118 milioni di euro rispetto al 31 dicembre 2017 e -1,0 miliardi di € rispetto al 30 settembre 2017)
BUSINESS UNIT DOMESTIC
I ricavi da servizi del mercato Fisso sono pari a 7.394 milioni di euro stabili rispetto ai primi nove mesi del 2017 (-0,2%), nonostante un contesto competitivo più acceso. Contribuiscono alla suddetta stabilizzazione l’incremento dell’ARPU retail, dei ricavi da soluzioni Ict (+70 milioni di euro, +14,6%) e dei servizi innovativi per connettività dati (+214 milioni di euro, +13,6%), trainati dalla crescita dei clienti UltraBroadBand (+1,2 milioni rispetto ai primi nove mesi del 2017), che raggiungono i 3,0 milioni (4,9 milioni includendo le linee wholesale). Tale dinamica compensa la fisiologica contrazione dei ricavi da servizi tradizionali voce (-237 milioni di euro), conseguente alla diminuzione degli accessi tradizionali e alla riduzione dei prezzi regolamentati su alcuni servizi wholesale (-49 milioni di euro);
I ricavi da servizi del mercato Mobile, pari a 3.434 milioni di euro, risultano in linea con i primi nove mesi del 2017 nonostante uno sfidante scenario regolatorio e competitivo (ingresso del quarto operatore mobile).
I ricavi da vendita prodotti, inclusa la variazione dei lavori in corso, sono pari a 914 milioni di euro nei primi nove mesi del 2018 (-5 milioni di euro rispetto allo stesso periodo dell’esercizio precedente).
IL TERZO TRIMESTRE 2018
Ricavi consolidati: 4.666 milioni di euro. I ricavi confrontabili del terzo trimestre 2018 ammontano a 4.705 milioni di euro, in riduzione di 202 milioni di euro rispetto al terzo trimestre 2017 (-4,1%); in termini organici, la variazione percentuale, escludendo l’effetto cambio relativo alla Business Unit Brasile, è positiva e pari al +0,2%.
Ebitda: 2.045 milioni di euro. L’Ebitda confrontabile del terzo trimestre 2018 ammonta a 2.112 milioni di euro, in miglioramento di 13 milioni di euro (+0,6%) rispetto all’analogo periodo dell’esercizio precedente (2.099 milioni di euro). L’incidenza sui ricavi è pari al 44,9% (42,8% nel terzo trimestre 2017).
Ebit consolidato: -997 milioni di euro. L’Ebit confrontabile ammonta a -966 milioni di euro (963 milioni di euro nel terzo trimestre 2017).