Weekend di fuoco in casa Tim. Due i cda in programma, uno oggi e l’altro domenica 5 novembre per venire a una quadra sul dossier Netco. Se una quadra sia stata trovata.
L’offerta per Netco
La scandenza dell’offerta vincolante da circa 21 miliardi presentata dal fondo americano Kkr è fissata all’8 novembre, dopo la proroga della prima scadenza del 15 ottobre. Una deadline, quella dell’8 novembre, “ferma restando la possibilità di discutere i termini di ulteriori estensioni sino al prossimo 20 dicembre”, ha puntualizzato Tim.
L’offerta per Sparkle
Il fondo americano ha anche presentato una seconda offerta, non vincolante, per Sparkle in attesa di procedere alla trasmissione di un’offerta vincolante entro 4/8 settimane, al termine delle attività di due diligence in corso, richiedendo un periodo di esclusiva fino al prossimo 20 dicembre.
Il piano del fondo Merlyn
E c’è una terza proposta sul tavolo, quella presentata dal fondo Merlyn di Alessandro Barnaba su cui però fonti di Palazzo Chigi hanno fatto sapere che qualsiasi iniziativa alternativa a Kkr è estranea alle intenzioni dell’esecutivo e che il piano del Ministero dell’economia prevede già chiaramente il controllo pubblico sull’assetto strategico. Il fondo chiede che sia valutata la proposta TimValue (qui il documento): “Insistiamo in qualità di azionisti, affinché quanto sottoposto in data 27 ottobre 2023 all’esame del prossimo Consiglio di Amministrazione venga da questo attentamente considerato e discusso e che le relative misure vengano sollecitamente poste in essere, nell’interesse della società e di tutti i suoi stakeholders”. Inviata anche una richiesta di incontro al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti (qui la lettera).
Vivendi ha un piano B?
Il cda accetterà l’offerta vincolante di Kkr nonostante Vivendi abbia più volte ribadito di considerare il valore della rete ben più alto e di voler avere voce in capitolo in un’Assemblea ad hoc? Quali sono le intenzioni di Vivendi? E, soprattutto, i francesi hanno un piano alternativo alla vendita della rete? Tutte domande che restano per ora senza risposta. Certo è che se si opterà per l’ennesima proroga sarà la prova provata che tutto è ancora in ballo e che forse nemmeno la nuova deadline del 20 dicembre potrebbe essere quella finale.
La rete nazionale si farà davvero?
Il tempo però ha il suo peso nella vicenda: più si va avanti più si complica il futuro di Tim e più si fanno labili i benefici, in termini di sinergie, nell’ambito dell’integrazione degli asset con Open Fiber, obiettivo a cui tende tutta la partita nell’ambito del progetto della “rete nazionale di Tlc” auspicato dal Governo. Esattamente a novembre di un anno fa l’Ad di Tim Pietro Labriola evidenziava che la sovrapposizione nella costruzione di due reti non è affatto neutra evidenziando il rischio di perdere sinergie da sovrapposizione a partire dal 2025-2026.