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Tim e Open Fiber firmano un “patto” di collaborazione: creato tavolo di lavoro congiunto

Secondo quanto risulta a Corcom Luigi Gubitosi ed Elisabetta Ripa hanno sottoscritto un non-disclosure agreement per avviare la discussione sulla possibile cooperazione reciproca. Accordo commerciale, attività di co-investimento, integrazione degli asset di rete: nessuna ipotesi esclusa a priori

Pubblicato il 06 Feb 2019

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Accordo commerciale, attività di co-investimento, integrazione degli asset di rete: Tim e Open Fiber hanno deciso di sedersi a un tavolo per valutare tutte le possibili ipotesi. Messi alle spalle i “niet” perentori ed i botta e risposta fra i vertici delle due aziende, per la prima volta gli acerrimi nemici hanno deciso non solo di deporre l’ascia di guerra ma addirittura di collaborare e trovare una quadra. ù

Certo, ciascuno cercherà di tirare acqua al suo mulino, ma la trattativa è entrata nel campo del fair play, quindi non è da escludersi che presto si arrivi da qualche parte. L’incontro fra Luigi Gubitosi ed Elisabetta Ripa, i ceo di Tim e Open Fiber, intanto ha sortito un primo importante passo: secondo quanto risulta a Corcom le due aziende hanno sottoscritto un non disclosure agreement per discutere tutte le opzioni senza escluderne nessuna. E per mandare avanti le trattative è stato creato un apposito tavolo di lavoro che vede in campo due task force in rappresentanza delle due aziende.

Se è vero che nessuna ipotesi è esclusa è anche vero che l’integrazione degli asset di rete sarebbe inevitabilmente l’operazione più lunga e complessa. Intanto bisognerà aspettare le decisioni degli azionisti Tim in materia di scorporo della rete, questione non da poco considerata la guerra fra i francesi di Vivendi e gli americani di Elliott, profondamente divisi sul da farsi. Dopodiché, in caso di ok allo scorporo, Tim e Open Fiber dovrebbero valutare nel dettaglio reciproci pro e contro e capire quale “modello” eviterebbe la scure delle Autorità e della Commissione europea sul fronte dei rinnovati monopoli, aiuti di stato e via dicendo.

Un accordo commerciale potrebbe dunque fare da preludio ad un piano di più ampio respiro e di medio-lungo termine e porre le basi per una cooperazione strutturata, anzi infrastrutturata. Stando sempre a quanto risulta a CorCom un piano di co-investimento nonché una “spartizione” territoriale per ottimizzare gli investimenti nelle aree nere ed evitare sovrapposizioni dove possibile, sarebbe una delle ipotesi in discussione. Quel che è certo è che le due aziende puntano a portare a casa un accordo win-win.

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