Il fondo Elliott passa all’attacco nel tentativo di ribaltone di Vivendi: Tim comunica di aver ricevuto dai soci Elliott, spiega una nota dell’azienda Tlc, una “richiesta di integrazione dell’agenda dei lavori dell’Assemblea degli azionisti ordinari della Società, già convocata per il giorno 24 aprile 2018, mediante inserimento dei seguenti due argomenti: revoca di 6 amministratori nelle persone di Arnaud Roy de Puyfontaine, Hervé Philippe, Frédéric Crépin, Giuseppe Recchi, Félicité Herzog e Anna Jones”, ovvero i sei consiglieri in quota Vivendi. E attraverso la nomina di 6 amministratori nelle persone di Fulvio Conti, Massimo Ferrari, Paola Giannotti De Ponti, Luigi Gubitosi, Dante Roscini e Rocco Sabelli, in sostituzione di quelli revocati ai sensi del precedente punto all’ordine del giorno.
Con la richiesta di revoca dei 6 amministratori, il fondo Elliott, azionista di Tim con una quota superiore al 2,5% (ma finché resta sotto il 5% gli permette di non rivelare alla Consob il suo reale peso) ha fatto così la sua prima mossa.
Il Consiglio di Amministrazione sarà convocato nei prossimi giorni per l’assunzione delle determinazioni di competenza.
Alla luce del pressing Elliott su Tim, ieri il presidente di Tim si è dichiarato pronto rinunciare alle deleghe, facendo trasparire un tentativo di pace: Arnaud De Puyfontaine si è detto pronto a rinunciare alle deleghe operative pro tempore se gli azionisti chiedono politiche a breve termine per sostenere il valore del titolo. Lo ha affermato un portavoce di Vivendi sottolineando il supporto che arriva da Parigi al piano di lungo termine dell’a.d del gruppo italiano Amos Genish.
Vivendi, è la posizione dell’azionista francese di Tim espressa da un portavoce, supporta “il piano industriale dell’a.d Amos Genish, finalizzato a creare valore nel medio e lungo termine” ma Vivendi è disposta, “se necessario, a valutare strategie alternative che portino a un rialzo del prezzo delle azioni nel breve termine”. Per questo l’a.d di Vivendi e presidente esecutivo di Tim, De Puyfontaine, sta valutando se sospendere temporaneamente le proprie deleghe operative in Tim in questo periodo di discussione sulle strategie del gruppo di tlc. Quanto al fondo Elliott, viene sottolineato da Parigi, “è conosciuto per il suo approccio finanziario focalizzato sul breve termine che, in questo caso, porterebbe molto probabilmente allo smantellamento di Tim”.
Intanto l’attuale amministratore delegato Amos Genish, secondo fonti riportate da Radiocor, non intenderebbe rimanere nel caso in cui in assemblea si verificasse il ribaltone e l’attuale azionista di riferimento Vivendi dovesse andare sotto. Al primo punto dell’ordine del giorno dell’assemblea figura la nomina di Genish come consigliere di amministrazione: infatti l’attuale ceo è stato cooptato in cda e occorre la nomina da parte dei soci. Quindi, il suo nome non figura nella lista dei consiglieri da revocare presentata da Elliott nell’integrazione all’ordine del giorno dell’assemblea. La posizione di Elliott su Genish, attualmente, secondo quanto affermano altre fonti, non è a priori contraria. Le critiche del fondo non sono infatti dirette al management ma alla gestione in generale di Telecom Italia che, secondo il fondo, non è stata adeguatamente valorizzata. Intanto, tra i nomi circolati come possibile ceo designato dal fondo, circola anche quello di Paolo Dal Pino, ex ad di Pirelli Industrial. Entro il 20 marzo, 40 giorni prima dell’assemblea, il fondo potrà comunque integrare con altre richieste e proposte l’ordine del giorno dell’assemblea.