La discesa in campo del fondo F2i per chiudere la partita Netco. Questa l’ipotesi rilanciata dalle colonne del quotidiano Il Messaggero secondo cui il fondo avrebbe sciolto la riserve. Stando a quanto si apprende il fondo infrastrutturale guidato da Renato Ravanelli – e che vede in campo Intesa Sanpaolo e Unicredit nonché una serie di fondazioni bancarie, casse di previdenza e un pool di investitori internazionali, oltre a Cassa depositi e prestiti – starebbe lavorando al dossier della rete Tim per consentire un rilancio dell’offerta a Cdp-Macquarie ma anche per fare da anello di congiunzione con Kkr e provare a trovare la quadra su una cordata unica.
Rilancio sull’offerta ma potrebbe non bastare
Secondo gli analisti di Equita “l’ingresso nel consorzio potrebbe supportare Cdp-Macquarie nel formulare un’offerta migliorativa o anche supportare la convergenza verso un’offerta unica con Kkr”. Stando ai rumors il rilancio dell’offerta sarebbe di oltre 2 miliardi: F2i attraverso il fondo V avrebbe una dotazione residua di 600 milioni e capacità di investimento, inclusa la leva, di 2,5 miliardi. Una cifra però che potrebbe non bastare: Vivendi non sarebbe disposta a vedere al di sotto dei 26 miliardi.
Il peso dei protagonisti in campo
Da sciogliere anche la questione del “peso” dei vari protagonisti in campo, questione su cui bisognerà venire a capo in tempi stretti considerato che la deadline fissata dal cda di Tim è il 9 giugno. “F2i chiederebbe un ruolo guida nel consorzio, forse anche per mitigare i temi antitrust, anche se ci sembra poco compatibile con la dimensione dell’operazione (19,3 miliardi di Ev l’offerta presentata a oggi, con una componente equity attorno a 10 miliardi)”, sottolinea ancora Equita. “Il mercato può apprezzare l’interesse per NetCo da parte di un fondo come F2i anche se non ci sono elementi di novità tali (scrive il fondo riferendosi all’articolo del Messaggero) da modificare la visibilità sulla riuscita dell’operazione”.
Un decreto da 1,5 miliardi per “salvare” le telco
Secondo indiscrezioni di Reuters il ministero delle Imprese e Made in Italy starebbe studiando un pacchetto da 1,5 miliardi di euro per sostenere le imprese di telecomunicazioni in difficoltà. Il ministero propone di tagliare i prelievi che gravano sulle bollette energetiche pagate dalle imprese ritenute dallo Stato di importanza strategica, comprese le telecomunicazioni, per tre anni fino al 2025. E sarebbe allo studio anche un’agevolazione fiscale.
Le due misure hanno un costo combinato di 1,2 miliardi di euro tra il 2023 e il 2025 e dovranno essere sottoposte al vaglio della Commissione europea. Ulteriori 200 milioni di euro andrebbero a sostenere gli operatori nel passaggio delle linee dal rame alla fibra. Circa 145 milioni di euro sarebbero per finanziare piani per consentire il prepensionamento dei lavoratori più anziani e assumere i giovani.
Nell’ambito del pacchetto ci sarebbe anche l’innalzamento dei limiti elettromagnetici che dovrebbero essere innalzati a 30 volt metro nelle aree a più elevata concentrazione rispetto all’attuale limite di 6 volt metro.