l’indagine

Tim-Fibercop, faro antitrust sul master service agreement



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Aperta da Agcm l’istruttoria per accertare l’esistenza di violazioni dell’articolo 101 del Tfue. Nel mirino “l’esclusiva di fornitura a favore di Fibercop” e il “meccanismo legante dovuto allo sconto a volume” che potrebbero cristallizzare le posizioni di primazia delle due aziende nei rispettivi mercati

Pubblicato il 23 dic 2024

Federica Meta

Giornalista



Rustichelli-Antitrust

Faro antitrust sugli accordi Tim-Fibercop. L’Agcm ha deliberato l’avvio di un’istruttoria nei confronti di Fibercop e Tim per accertare l’esistenza di violazioni dell’articolo 101 del Tfue in merito al “Master service agreement” (Msa) siglato tra le due società successivamente al completamento dell’operazione di scorporo della rete lo scorso luglio. Il nuovo contratto ha sostituito il precedente accordo che esistevaz però tra Tim (ancora verticalmente integrata) e Fibercop (allora ancora partecipata in maggioranza da Tim). Ora, secondo l’Antitrust, che Tim è divenuta una società attiva nel mercato dei servizi al dettaglio, il nuovo contratto di servizio con la nuova Fibercop è funzionale a procurarsi i servizi di accesso alla rete a monte, finora forniti in autoproduzione dalla divisione interna wholesale di Tim e dalla vecchia Fibercop.

Msa, i rilievi dell’Antitrust

Il contratto prevede che i servizi di accesso all’ingrosso, passivi e attivi, siano forniti in esclusiva da Fibercop per quindici anni, rinnovabili in automatico per altri quindici anni. Altri servizi saranno invece forniti da Tim a Fibercop. Si ritiene – scrive l’Antitrust – “che la lunga durata contrattuale del Msa e l’esclusiva di fornitura a favore di Fibercop, unitamente al meccanismo legante dovuto allo sconto a volume, potrebbero cristallizzare le posizioni di primazia di Fibercop e Tim nei rispettivi mercati, con rischi di foreclosure rispetto agli altri operatori all’ingrosso, ai quali sarebbe preclusa per lungo tempo la cospicua domanda di accessi di Tim, e vantaggi competitivi ingiustificati rispetto ai concorrenti di Tim nel mercato dei servizi al dettaglio”.

Tim, si legge, “avrebbe accesso, per tutta la durata del Msa, a livelli di prezzo dei servizi di accesso più bassi di quelli a cui potrebbero mirare gli operatori più dinamici sotto il profilo concorrenziale, ossia i nuovi entranti e gli operatori di minori dimensioni che volessero perseguire una strategia di crescita nel mercato al dettaglio ma che non hanno la provvista di clientela atta ad accedere allo stesso livello di scontistica”.

Le altre criticità

L’Msa, prosegue l’Antitrust, “presenta alcune clausole e previsioni che potrebbero risultare esorbitanti rispetto alle suindicate esigenze di continuità aziendale e, soprattutto, potrebbero condurre ad ingiustificati effetti restrittivi della concorrenza, anche alla luce dell’importante posizione concorrenziale che le parti ricoprono ciascuna nel rispettivo mercato di competenza”. Come primo fattore di preoccupazione, “emerge immediatamente come la durata dell’esclusiva di fornitura a favore di Fibercop sia molto lunga, giungendo de facto fino a trent’anni, un tempo quindi eccessivo rispetto all’esigenza di assicurare la continuità delle forniture di servizi di accesso all’ingrosso”.

Un secondo fattore di criticità “potrebbe derivare dalla previsione di sconti a volume. Se da un lato questi sconti sono offerti anche ad altri operatori su basi non discriminatorie, dall’altro lato si rileva che le soglie di quote di mercato previste dall’Msa per accedere agli sconti potrebbero essere raggiungibili solo da Tim”. Anche la clausola della nazione più favorita (Mfn) di cui gode Tim “potrebbe essere critica nella misura in cui dovesse comportare l’impossibilità per Fibercop di concedere delle condizioni di fornitura di accesso migliorative rispetto a quelle garantite a Tim. In tal modo, infatti, Tim potrebbe essersi assicurata un indebito vantaggio rispetto ai propri concorrenti, con la garanzia di aver sempre il minor costo di fornitura dell’accesso”.

Revocati gli impegni di Tim e Fibercop

L’Autorità ha inoltre disposto la revoca degli impegni presi da Tim e Fibercoop nell’ambito degli accordi tra Fibercop, Kkr, Tim, Fastweb e Tiscali nel 2020 all’atto della nascita di Fibercop, newco in cui era stata trasferita la rete secondaria di Tim. A luglio scorso, dopo il completamento della cessione della rete fissa di Tim, la nuova Fibercop, controllata da Kkr, aveva presentato istanza di revoca degli impegni resi vincolanti dall’Autorità al termine del procedimento I850 – si legge nel provvedimento pubblicato nel bollettino settimanale Antitrust – L’istanza è motivata dalla circostanza che è venuta meno l’intesa oggetto del procedimento e dai cambiamenti strutturali dei mercati interessati intervenuti successivamente alla individuazione degli impegni. Secondo Fibercop, per effetto dell’operazione di disintegrazione verticale della rete fissa, completata il primo luglio 2024, TIM non è infatti più un operatore verticalmente integrato e Fibercop è ora un wholesaler puro. La scissione tra Fibercop e Tim ha prodotto anche la cessazione del vecchio accordo di coinvestimento esistente tra le due società, uno dei principali accordi esaminati dall’Autorità nel procedimento I850. Nel nuovo contesto, le due società hanno rapporti commerciali regolati da un nuovo contratto, il Master Service Agreement, ora sotto indagine.

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