L’assemblea dei soci Tim si terrà il 29 marzo 2019. Lo ha deciso il cda della compagnia “sconfessando” Vivendi: il socio francese aveva chiesto infatti che l’assise fosse convocata entro metà febbraio.
Tim ha annunciato la data in una nota ufficiale, precisando che l’assemblea si riunirà per approvare il bilancio 2018, la relazione sulla remunerazione e per “trattare gli argomenti che Vivendi “ha sollecitato”. I francesi chiedono la revoca dei 5 consiglieri in quota Elliott: oltre al presidente Fulvio Conti, si tratta di Alfredo Altavilla, Massimo Ferrari, Dante Roscini e Paola Giannotti.
La decisione del board è stata presa a maggioranza.
“Nel prendere questa determinazione a maggioranza – spiega Tim – il Consiglio di Amministrazione ha considerato le motivazioni addotte dal socio a fondamento della propria richiesta, così come l’interesse sociale ad una trattazione (unitaria) delle diverse materie su cui gli azionisti sono chiamati a deliberare, tale da agevolare il compimento dei processi approvativi e di disclosure del piano industriale, del connesso impairment test dell’avviamento e, quindi, del bilancio”.
Si punta anche “assicurare agli azionisti un set di informazioni compiuto e adeguato, favorendo nel contempo la maggiore partecipazione possibile a un evento assembleare, in cui il confronto sostanziale che si prospetta è quello sul futuro industriale della Società e sulle persone alle quali affidarne la gestione”.
E’ possibile, si evince dalla nota, che Tim debba inserire successivamente nell’ordine del giorno dell’assemblea il tema della distribuzione del dividendo “che sarà deciso una volta disponibile il progetto di bilancio, il cui esame è anticipato dal 26 febbraio (come da calendario finanziario già comunicato) al 21 febbraio 2019″.
Vivendi resta sul piede di guerra e accusa il cda di Tim di perdere tempo con “tattiche che hanno un impatto negativo sui risultati finanziari” e le definisce “un’autentica negazione della democrazia degli azionisti, in contrasto con i più principi di base e fondamentali del buon governo societario”. “Se i risultati finanziari e di governance della società non migliorano in modo significativo – annuncia in una nota – chiederà “la convocazione di una nuova Assemblea degli azionisti quest’estate”.
Vivendi, continua la nota, “dopo aver notificato al board l’11 dicembre del 2018 le sue intenzioni, ha formalmente richiesto il 14 dicembre che l’assemblea degli azionisti si tenesse il più presto possibile. In risposta il board prima ha preso nota della richiesta di Vivendi del 14 dicembre prima di annunciare il 21 dicembre che avrebbe iniziato a valutare la cosa rimandando una decisione fino ad oggi quando si è deciso di tenere l’assemblea più di due mesi dopo”.
“Queste tattiche per perdere tempo stanno avendo un impatto negativo quotidiano sui risultati finanziari di Tim come è tristemente riflesso dalla caduta di oltre il 40% del prezzo delle azioni sin dal 4 marzo dello 2018. Queste tattiche costituiscono una vera e propria negazione della democrazia degli azinisti e sono contrarie ai più basilari e fondamentali principi di buona corporate governace”, aggiunge il gruppo.
Elliott prende atto della decisione del cda di Tim “di mettere ai voti la revoca di cinque amministratori nel corso dell’assemblea annuale della Società da tenersi in data 29 marzo” ma il fondo Usa si dice fiducioso che l’intento di Vivendi di “riprendere il controllo di Tim per tornare a gestire la Società nel proprio interesse individuale” abbia “scarse possibilità di successo anche laddove Vivendi perseverasse nei suoi tentativi. In una nota il fondo aggiunge che che “gli azionisti indipendenti, i dipendenti, le Autorità di controllo e i clienti di Tim chiedono stabilità e, in questo momento storico, un conflitto sull’elezione del consiglio di amministrazione della società, non risponde ad altri interessi se non a quelli circoscritti di Vivendi”.
Elliott “ha cercato molte volte di avviare un dialogo costruttivo con Vivendi per appianare i contrasti e andare oltre le mere prese di posizione pubbliche. Tutti i tentativi di Elliott sono tuttavia rimasti senza risposta. Elliott rimane aperta a un dialogo costruttivo”. Nel caso si dovesse votare nuovamente, Elliott ritiene che gli azionisti di Tim non dovrebbero riconsegnare la società “in mano a Vivendi” quanto concedere al nuovo cda e Ad “il tempo sufficiente per mettere in atto la loro strategia e creare valore duraturo a beneficio di tutti gli azionisti”.
Per Asati la decisione di convocare a marzo un’assemblea per la sostituzione di cinque membri del consiglio evidenzia “che il problema della governance di Tim non è risolto”. L’associazione che raccoglie i piccoli azionisti di Tim, chiedendo a Vivendi, Elliott e Cdp “un impegno a superare i conflitti interni e a lavorare per il rilancio di Tim”.
“I principali azionisti – sottolinea ancora Asati – non riescono a trovare un accordo necessario per definire una strategia di medio lungo termine e per far crescere il valore del titolo, che è penalizzato dal conflitto tra gli azionisti”.