Una combinazione tra Tim e Open Fiber “ha senso e andrebbe perseguita, ma se questo obiettivo non fosse condiviso sarà comunque Tim a farsi carico di questa sfida cruciale per il Paese“. Lo ha detto l’Ad di Tim Luigi Gubitosi, parlando dell’ipotesi di una rete unica verticalmente integrata in un convegno sul 5G a Roma.
“Siamo disponibili a creare un’unica infrastruttura di rete, concentrando gli investimenti per la costruzione di una rete all’avanguardia in Italia – ha spiegato Gubitosi – Ora non è più tempo di dibattiti ma di risultati concreti. E la soluzione non può essere la creazione di un operatore disintegrato”.
Riferendosi poi alle dichiarazioni del presidente di Open Fiber Franco Bassanini che allo stesso convegno aveva indicato che una integrazione Open Fiber-Tim sotto il controllo di Telecom non passerebbe il vaglio dell’Autorità, Gubitosi non ha risparmiato di sottolineare: “Sono stati riportati commenti emersi proprio durante questo convegno sull’opportunità o meno di un modello di rete sotto un operatore integrato e di conseguenza come a tal proposito si dovrebbe comportare il regolatore. In molti Paesi è ritenuto inappropriato indicare come si dovrebbe comportare un regolatore, tirandolo, come si suol dire ‘per la giacchetta’. Dovrebbe essere così anche da noi per rispetto istituzionale”.
E ha aggiunge: “In questa sede quindi mi limiterò a fare invece alcune considerazioni di carattere industriale, senza voler in alcun modo esprimere commenti o indirizzi per il regolatore. Non è nel mio stile, non l’ho mai fatto e non inizierò a farlo ora. Se e quando ci sarà da argomentare qualcosa in tal senso verrà fatto nelle sedi opportune”.
Il manager ha dunque acceso i riflettori sul ruolo di abilitatore di innovazione che Tim può e vuole svolgere. “Questa azienda è un asset importante del paese – ha ricordato – Tim ha sempre avuto la missione di innovare e trasformare il paese”. Una vocazione, che secondo l’Ad, non è mai venuta meno.
“Lo sviluppo della Banda Larga in Italia lo ha avviato proprio Telecom. Poi sono subentrati altri operatori e, solo di recente, Open Fiber che come noto ha acquisito Metroweb e poi si è aggiudicata i bandi di gara per la connettività nelle aree bianche – ha proseguito – Dai dati pubblici, da ultima un’audizione parlamentare di alcuni giorni fa, sembra emergere che proprio in quelle aree in cui si voleva recuperare un ritardo, il ritardo nella riduzione del digital divide è invece aumentato, nonostante i fondi pubblici destinati a tali interventi sono oltre 1,5 miliardi di euro”.
“Nel corso di quella stessa audizione inoltre è emersa una novità assoluta – ha detto – Fino ad oggi si conoscevano tre tipologie di architetture di rete: Fttc, Fttb, Ftth. Dall’audizione è emerso Open Fiber porta la fibra fino ad una media di 17 metri dall’edificio, creando così un nuovo tipo di architettura indefinito che in Tim chiamiamo scherzosamente Ftn ovvero Fiber to Nowhere”.