“Il valore del titolo di Telecom ieri vicino a 0.66 euro con una perdita in una settimana di circa il 15% rispetto adll’FTSE che ha perso solo il 2%”: lo dice Asati che lancia un messaggio “preoccupato” sulla performance in Borsa del gruppo Tlc.
“I motivi – scrive l’associazione dei piccoli azionisti Tim presieduta da Franco Lombardi – potrebbero essere molteplici“: due cambiamenti dell’AD in 18 mesi, il passaggio delle fatture a 28 giorni dai 30, l’assenza da diversi mesi dei nuovi investimenti sulla fibra nell’accesso, la mancanza della realizzazione di una societa’ della rete a controllo Telecom sul modello Inwit, la presenza di Open Fiber e altri operatori nazionali che non vogliono convergere in una unica società, la golden power, la vendita di azioni degli Hedge found che non riterrebbero piu’ un lungo investimento positivo, il passaggio, se verra’ concordato con Agcom, di 7 milioni di clienti dal 10 Mbit/s ai 30Mbits su reti in fibra gia’ realizzate dalla societa’ con FTTC e FTTH alle stesse condizioni di prezzo della rete in rame, lo stop alla rete Cassiopea delle aree C e D del Paese. Tutti questi temi ora influiscono negativamente nell’assenza di un piano industriale che fino ad ora nel ricambio dei due AD non è stato mai annunciato, costuiscono un grosso ostacolo nell’attesa lunga di un piano industriale annunciato per il mese di marzo 2018.
Sia Asati che i piccoli azionisti, sottolinea l’associazione, “mostrano una grande preoccupazione per l’andamento del titolo e chiedono che Vivendi chiarisca al piu’ presto cosa vuole fare nella realtà, facendo realizzare ai vertici della societa’ un piano industriale senza aspettare le calende greche di marzo 2018, facendo andare il titolo pericolosamente ancora a valori minori. Facciamo anche presente che oggi con una cifra molto minore, circa 2 miliardi di euro, si puo’ ottenere lo stesso 24% del capitale della societa’ cha ha oggi Vivendi”.
Infine viene fatto notare che le dichiarazioni di Genish – ”non mi è stata fatta mai la proposta come DG” – ci fanno pensare che Vivendi continui potenzialmente in un atteggiamento e posizione non molto chiari, come ad esempio fece nell’assemblea del 15 dicembre 2015 in cui fino a tre giorni prima diceva di essere d’accordo nella conversione delle azioni di risparmio in ordinarie e poi in assemblea votò il contrario.