L’OPERAZIONE

Tim, il fondo Davide Leone & Partners ha in pancia il 10% delle azioni di risparmio



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Dopo l’assist di Bank of America, anche la società londinese, nota per il suo investimento in Banco Bpm, scommette sulla telco guidata da Labriola. Buon margine per estrarre valore

Pubblicato il 17 set 2024



Tim 2

Il 10% delle azioni di risparmio di Tim è nel portafoglio della Davide Leone and Partners, società d’investimento con base a Londra. È quanto hanno rivelato fonti vicine al finanziere Davide Leone, sottolineando che dall’operazione su Tim c’è un buon margine per estrarre valore.

Davide Leone è noto per la recente operazione, datata 23 febbraio, con cui si è riportato sopra la soglia del 5% in Banco Bpm, per quanto sia una partecipazione potenziale, costruita per il 3,251% su opzioni e per 2,223% riferibile ad azioni.

Tim, Davide Leone and Partners ha il 10% dei titoli risparmio

Il gruppo di tlc guidato da Pietro Labriola è uno delle poche società quotate a Piazza Affari che ancora conservano le azioni di risparmio: questo tipo di titoli non dà diritto di voto, ma dividendo. Da tempo per Tim si parla del progetto di conversione delle risparmio, ma senza nulla di concreto all’orizzonte.

Le risparmio di Tim nella prima seduta della settimana hanno chiuso in rialzo dell’1,4% a 0,279 euro e sono ai massimi da fine febbraio, con un picco di acquisti a metà della scorsa settimana: dall’11 settembre sono infatti salite dell’11%. Le ordinarie hanno invece chiuso in aumento dell’1,3% a 0,249 euro.

L’appeal delle azioni che danno un dividendo

Questo investimento potrebbe rilanciare l’appeal speculativo sulle azioni di risparmio, per le quali manteniamo una chiara preferenza (target price di 0,40 euro) rispetto alle azioni ordinarie (target price di 0,38 euro)”, ha commentato Intermonte. “La nostra preferenza è sostenuta sia dalla possibile contabilizzazione del canone 1998 (a cui assegniamo una probabilità del 50% nella nostra SoP, ricordiamo che il governo ha tempo fino al 31/10 per fare ricorso contro la sentenza della Corte d’appello di Roma favorevole a Tim), che potrebbe generare una sopravvenienza attiva nel bilancio della capogruppo Tim S.p.A., riportandola in utile e permettere il pagamento dei dividendi arretrati, sia dall’opzionalità futura legata alla conversione delle azioni di risparmio in ordinarie. In alternativa”, prosegue Intermonte, “non escludiamo che la Società possa valutare in futuro un buyback (anche parziale) a premio delle azioni di risparmio, magari riducendo il capitale sociale (attualmente 11,7 miliardi di euro, molto più alto di quello di alcuni grandi gruppi industriali come Enel) per riallinearlo maggiormente alla capitalizzazione di mercato attuale, liberando così riserve distribuibili da usare per finanziare l’operazione”.

Gli analisti concludono: “Tuttavia, trattandosi di un’operazione che modifica la struttura del capitale, come la conversione, sarà necessaria l’approvazione dell’Egm di Tim e l’assenza di opposizioni o astensioni da parte di Vivendi (che con il suo 23,75% detiene una minoranza di blocco in Egm). Inoltre, qualsiasi riduzione del capitale sociale dovrà essere attentamente valutata per garantire una corretta patrimonializzazione del Gruppo, tenendo conto anche dei criteri stabiliti dalle agenzie di rating”.

La “nuova” Tim convince gli investitori

Dopo mesi di lunghe trattative, Tim a luglio ha portato a termine la vendita della sua rete fissa a Kkr, in un’operazione che ha valutato la rete 22 miliardi di euro. Con l’operazione Tim ha ridotto l’indebitamento snellendosi per competere in uno dei mercati più competitivi al mondo sulla telefonia.

Nei giorni scorsi Bofa Securities ha alzato il rating sulla “nuova” Tim. La società di analisi rileva “opportunità di investimento e crescita sostenibile” e sul titolo dà un prezzo obiettivo migliorato a 0,34 euro da 0,26 euro precedente, confermando il rating buy.

Nel report Bofa analizza le prospettive del gruppo, dopo la vendita di NetCo a Kkr, con i numeri di ServCo alla luce delle stime della società. Ci si aspetta una ripresa della crescita domestica e una stabilizzazione dei prezzi consumer. Entrando nel dettaglio, gli analisti evidenziano che il segmento mobile di Tim continua a perdere clienti a un ritmo costante, ma il fisso sembra guadagnare quote di mercato nella fibra. “Le dinamiche di prezzo, storicamente deflazionarie, sembrano stabilizzarsi negli ultimi 12 mesi e potrebbero essere ulteriormente supportate fino al 2025 dalla fusione Fastweb/Vodafone”, si legge nel report.

Bofa mette in evidenza anche un’opportunità a più breve termine, per quanto riguarda gli earnout e gli sconti fiscali, con le azioni risparmio che potrebbero beneficiare anticipatamente della distribuzione dei dividendi, il che porta a un premio del 20% delle risparmio sulle ordinarie. Inoltre la crescita operativa rivaluta i flussi di cassa nel tempo, in un quadro sostenuto da una struttura di capitale più sostenibile. “I ritorni per gli azionisti, derivanti dalle prospettive fondamentali, sembrano essere un’opportunità credibile all’interno delle linee guida del Capital Markets Day di Tim per il 2026 (anche se non lo prevediamo ancora)”, sottolineano gli analisti.

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