Trasformare in ottica innovativa le offerte e dei servizi per l’utenza consumer e sviluppare servizi all’avanguardia per le imprese in chiave Cloud, IoT e Cybersecurity. E assicurare all’infrastruttura di rete una prospettiva industriale di crescita, stabile e duratura nell’interesse di tutti gli stakeholder: come anticipato da CorCom sono i due pilastri su cui si fonderà il piano industriale 2022-2024 di Tim le cui linee guida sono state illustrate al cda dall’amministratore delegato neo eletto Pietro Labriola.
Servizi e rete, alias ServiceCo e NetCo le due newco a cui sta lavorando l’Ad anche se nella nota emessa a conclusione del lungo consiglio di amministrazione non se ne fa esplicito riferimento. Quel che si evidenzia è però uno stretto controllo dei costi e dei risultati operativi, ossia un ritorno alla crescita dopo la stagione chiusa al ribasso dall’ex Ad Luigi Gubutosi che a causa dei continui profit warning e delle mosse poco azzeccate (per usare un eufemismo) – con l’operazione Dazn a far traboccare il vaso – ha pagato lo scotto della sfiducia del consiglio e in particolare del primo azionista Vivendi che dopo il coup de theatre finale, l’offerta di Kkr (per ora ancora una mera manifestazione di interesse) non ci ha visto più.
Ma il dossier Kkr resta comunque sul tavolo e il Consiglio, nel prendere atto che il Comitato ad hoc presieduto da Salvatore Rossi sta continuando il suo lavoro con gli advisor finanziari, ha deciso all’unanimità di dare mandato all’Amministratore Delegato di “esplorare possibili opzioni strategiche mirate a massimizzare la creazione di valore per gli azionisti, con specifico riferimento agli asset infrastrutturali del Gruppo, anche attraverso soluzioni che comportino il superamento dell’integrazione verticale”, si legge nella nota post-cda. Il superamento dell’integrazione verticale implica la creazione di una società a sé stante. Ed è questa infatti la soluzione che si sarebbe già individuata e che vedrebbe Cdp nel ruolo da protagonista. Il fondo americano Kkr, azionista di Fibercop, potrebbe dunque rientrare dalla “finestra”, con una quota in crescita in Netco, uscendo dalla “porta” di Tim. La “new Tim” che vuole Vivendi è una Tim dei servizi, una “media company” o “digital company” che dir si voglia, più allineata al dna dell’azienda di Bolloré che punta a farsi colosso paneuropeo.