Cosa vuole Bolloré dall’Italia? Questa la domanda che il segretario del Pd, Enrico Letta, ha messo sul tavolo del dibattito sul futuro di Tim in occasione del Festival de Il Foglio. “Sono cambiate le cose negli ultimi mesi per Vivendi, che è grande gruppo, con grandi professionalità. Il proprietario è sceso in campo ed è il principale sostenitore di Erich Zemmour, che è divenuto il protagonista politica francese con un profilo inquietante. A Vivendi, mi domando, come convivono con questo confitto di interessi? Bolloré cosa vuole dall’ Italia, cosa pensa dell’Italia?”.
A proposito del Pd, oggi l’incontro fra Enrico Letta, il vicesegretario Peppe Provenzano, il responsabile Economia della segreteria Antonio Misiani con i segretari generali di Slc Cgil Fabrizio Solari, di Fistel Cisl Vito Antonio Vitale e di Uilcom Uil, Salvatore Ugliarolo.
“Seguiamo con grande attenzione le vicende di Tim: nel valutare senza pregiudizi l’offerta del fondo americano, chiediamo precise garanzie a slvaguardia dell’occupazione degli asset strategici della sicurezza nazionale e del patrimonio industriale dell’azienda. Le sfide della digitalizzazione hanno bisogno di un grande operatore nazionale, ne abbiamo parlato oggi con i sindacati e chiediamo al governo di ascoltarli perché è in gioco il futuro di 40mila lavoratori”, ha detto il vicesegretario del Pd, Peppe Provenzano al termine dell’incontro con i vertici del Pd – è previsto domani quello con il leader della Lega Matteo Salvini.
“Un positivo incontro nel quale abbiamo evidenziato ai vertici del Pd che non è cambiando l’Ad di Tim, negli ultimi 6 anni sono cambiati quattro amministratori delegati e probabilmente adesso ne arriverà un altro, si risolve la situazione dell’azienda.La politica deve dare indicazioni ed indirizzi chiari su come voglia affrontare un problema che dura da oltre 20 anni, dalla privatizzazione di Telecom Italia”, commenta il segretario generale di Uilcom Uil Salvo Ugliarolo. “Ci fa piacere che il Segretario Letta ci abbia detto che il Governo non può essere questa volta spettatore ma attore fondamentale e che nei prossimi giorni il Pd si farà promotore di evidenziare presso le istituzioni la fondamentale importanza della principale azienda delle Tlc del Paese e la necessità che la situazione venga costantemente monitorata nell’interesse degli obiettivi comuni: mantenimento dei perimetri occupazionali, messa in sicurezza delle infrastrutture strategiche per il Paese”.
Per Uilcom Uil “interventi politici che portino la rete realmente sotto il controllo pubblico così come già avviene in altri importanti Paesi europei. La public company è la strada da perseguire. Il tutto mettendo al centro l’occupazione, difendendo e preservando gli attuali livelli occupazionali che ad oggi tra diretti e indiretti sono circa 100.000 lavoratrici e lavoratori”. Riccardo Saccone, segretario nazionale della Slc Cgil evidenzia che “bisogna rimettere al centro gli interessi del lavoro e quelli dei cittadini. Tante piccole reti in fibra non fanno una rete nazionale, inclusiva, e soprattutto fanno male allo sviluppo del settore e, perciò, ai lavoratori”.
“Siamo seriamente preoccupati che Tim possa finire come Alitalia tra indecisioni del Governo, operazioni finanziarie e contrapposizioni tra gli azionisti”, commenta Giorgio Serao della segreteria nazionale Fistel Cisl. “La politica si è accorta di Tim solo dopo la manifestazione di interesse di Kkr, il sindacato è in attesa di una convocazione da mesi, se non da anni, per affrontare una crisi del settore di Tlc che può travolgere l’intera filiera a causa, tra l’altro, di una politica di competitività esasperata”
Sul ruolo dei francesi è intervenuto anche il leader di Azione Carlo Calenda: “Telecom è la Montedison dei nostri giorni, cambia continuamente assetto societario alla fine il business va a carte quarantotto. Io sono favorevole a Kkr, penso che avranno una gestione meno politicizzata di Bolloré. La sua era molto politicizzata, basta vedere come sono cambiati i fornitori con lui”. Calenda ha acceso i riflettori anche sulla questione della rete di Tlc “Nei bilanci vale un sacco di soldi, serve a sostenere un debito enorme”. E per sanare il problema Calenda auspica una fusione fra Tim e Open Fiber, “facendo una public company che sta sul mercato. I fondi avrebbero interesse ad arrivarci”.
Non concorda sull’ipotesi di un forte intervento dello Stato sulla rete il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi: “La rete è sì strategica ma negli Usa, dove c’è una forte attenzione alla strategicità delle tlc, questa infrastruttura non è di proprietà dello Stato. Quindi va bene una riflessione seria, ma senza troppi partitismi e nazionalismi”. Bonomi inoltre ha detto di aver “molto apprezzato sia il passo indietro di Luigi Gubitosi per permettere al cda di affrontare l’esame dell’offerta sia l’interesse del governo sulla vicenda”.
La settimana per Tim inizia intanto al ribasso in Borsa: apertura a -2,2% a 0,47 euro e le azioni di risparmio cedono l’1,89% a 0,44 euro, dopo l’uscita di scena dell’Ad Luigi Gubitosi – le deleghe sono passate al presidente Salvatore Rossi e il ceo di Tim Brasil Pietro Labriola è stato nominato direttore generale. Al contrario il titolo di Vivendi ha aperto in rialzo dell’1,2% alla Borsa di Parigi a 11,35 euro.
E il ribasso in Borsa non è l’unica cattiva notizia del lunedì: il Tar del Lazio ha respinto il ricorso dell’azienda sulla sanzione da 1,1 milioni di euro comminata dall’Agcom nel 2018 in merito alla mancata possibilità per gli utenti di passare gratuitamente dal piano tariffario di base denominato “Tim One Prime Go” ad un altro piano tariffario di base a consumo senza costi fissi.
Tim Brasil ha intanto ufficializzato con un comunicato al mercato, il doppio ruolo assunto da Labriola, nominato direttore generale del gruppo, “con alcuni poteri, in precedenza attribuiti all’ Amministratore Delegato per garantire stabilità e continuità gestionale”. In Brasile il manager sarà ora affiancato da un gruppo di dirigenti chiave all’interno del Consiglio di Amministrazione che lo assisteranno “nella gestione quotidiana della società e che agiranno per suo conto, quando e se necessario”.
La squadra sarà composta da Camille Faria (Chief Financial Officer), Leonardo Capdeville (Chief Technology and Information Officer) e guidata da Alberto Griselli (Chief Revenue Officer). Nel nuovo incarico di direttore generale di Tim “si asterrà dal partecipare al processo decisionale del Cda di Tim Brasil quando si tratterà di materie che possono rappresentare un conflitto di interessi tra Tim Brasil e il suo azionista di controllo”. Tim Brasil ribadisce la propria attenzione all’esecuzione del proprio piano strategico annunciato a inizio anno.